Una volta superata la pandemia da Covid-19, dovranno essere messe in atto le proposte per sviluppare una green economy, attraverso la decarbonizzazione dell’Unione Europea. Ciò, secondo un rapporto di McKinsey & Company, pubblicato a inizio dicembre scorso, potrebbe portare alla creazione di circa 5 milioni di posti di lavoro nel settore. Ma quali saranno le nuove professioni “verdi”?
Il “Green Deal” è una strategia europea volta a combattere i cambiamenti climatici per il 2050. Entro quella data, l’Europa potrà raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, ovvero zero emissioni a zero costi, soltanto se adotterà tecnologie adeguate a poter conseguire gli obiettivi fissati da Bruxelles e se tutti gli Stati membri collaboreranno, consentendo in tal modo al Vecchio Continente di rendersi indipendente dal punto di vista energetico.
Questo piano ambizioso dell’Unione Europea potrà, quindi, avere conseguenze rilevanti per l’occupazione e l’economia. Secondo, infatti, il rapporto intitolato “Net-Zero Europe” di McKinsey & Company, pubblicato ad inizio dicembre 2020, potrebbero essere creati circa 5 milioni di posti lavoro, ma soltanto se si intraprende congiuntamente la strada della green economy, come detto sopra.
Anche l’Italia deve fare la sua parte, dunque. In questo senso, il Governo si sta mobilitando per cercare di captare le risorse che vengono messe a disposizione dai fondi Next Generation EU per lo sviluppo sostenibile.
A novembre 2020, come risposta ai cambiamenti climatici, l’esecutivo ha presentato un pacchetto di misure in 5 settori strategici: energia e clima, economia circolare, green city e territorio, mobilità urbana, sistema agroalimentare. Infatti, dopo la crisi economica determinata dalla pandemia da Covid-19, bisognerà scongiurare quella ambientale, che da tempo sta mostrando i suoi effetti a livello globale.
Il periodo di transizione che dovrebbe portare l’Europa all’indipendenza dal carbone, in primis, sarà caratterizzato dalla creazione di nuove figure professionali e dagli adattamenti di quelle esistenti all’economia “verde”.
I settori che beneficeranno di tale sviluppo, previsto dagli studiosi, sono principalmente: l’energia, l’agricoltura, il design, il trasporto e il turismo. Come vedremo più avanti, però, anche su alcuni comparti, storicamente da traino dell’economia italiana, si rifletterà l’auspicato boom economico del prossimo futuro, ossia derivante dagli investimenti per la protezione dell’ambiente.
Il Coronavirus ha avuto un impatto negativo anche su questo settore, come mostrano i dati raccolti dal Renewable Energy Report 2020 del Politecnico di Milano. Tuttavia, il rapporto chiarisce che per il Bel Paese la transizione verso un’economia sostenibile è l’unica via percorribile per una ripartenza economica e occupazionale. Le c.d. comunità energetiche potrebbero apportare circa 6.500 nuovi posti di lavoro in Italia.
Invece, secondo la stima del “Renewable Energy and Jobs – Annual Review 2020” dell’IRENA (International Renewable Energies Agency) sono stati raggiunti 11,5 milioni di posti di lavoro nelle energie rinnovabili a livello globale.
Altro settore importante, dal punto di vista dello sviluppo economico in campo green, è l’agricoltura. Gli ultimi dati diffusi da FiBl, l’Istituto di ricerca per l’agricoltura biologica con sede in Svizzera e dall’Ifoam, Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica, segnano un +8%, rispetto al 2017, per il mercato dei prodotti da agricoltura biologica in Europa, che si colloca al secondo posto, dopo il Nord America, per il valore raggiunto: 40,7 miliardi di euro. L’Italia è il Paese europeo con più operatori (circa 70 mila).
Da citare, poi, il comparto del design. Oggi, l’UE mira ad innalzare sempre di più i numeri sul riciclaggio, processo che richiede anche costi importanti. Per tale motivo ha stabilito la necessità di pensare allo sviluppo della progettazione ecocompatibile che sta producendo, da qualche anno, anche molti posti di lavoro.
Un’indagine condotta nel 2019 da Fondazione Symbola e Unioncamere ha evidenziato come il design svolga un ruolo interessante dal punto di vista della competitività. Nello specifico, lo studio rimarca il vantaggio delle imprese che investono in tecnologie green, e contemporaneamente sul design, rispetto a quelle che non hanno puntato su questo fronte. Un sorpasso sia per quanto riguarda l’aumento dell’occupazione (il 42,0% delle prime contro il 21,0% delle seconde), il fatturato (46,0% contro 24,0%) e le esportazioni (44,0% contro 27,0%).
L’ultimo rapporto Ilo (International labour organization)-Unece (Nations economic commission for Europe) evidenzia che 10 milioni di posti di lavoro potrebbero essere creati nel mondo se il 50% dei veicoli prodotti fossero elettrici. Inoltre, circa 5 milioni di nuovi posti di lavoro potrebbero essere creati nel mondo, dei quali 2,5 milioni nella regione Unece (Nord America, Europa, Caucaso e Asia centrale) se si raddoppiassero gli investimenti nei trasporti pubblici.
Infine, non può mancare di certo il turismo tra i settori che si avvantaggerebbe di più dalla rivoluzione verde, soprattutto, dopo essere stato uno dei più colpiti dal punto di vista economico, a causa dell’epidemia da Covid-19.
Secondo l’Agenzia Nazionale del Turismo, l’Italia è capofila del viaggio eco-friendly, almeno fino all’estate 2019, ed è una delle mete preferite dai turisti per la sostenibilità. Nel Bel Paese, infatti, esistono più di 20 spiagge no smoke e plastic free, 385 “bandiere blu” per la qualità delle coste italiane (+ 4,6% rispetto al 2018). Da non dimenticare che la Penisola tutela da tempo numerosi parchi naturali e riserve marine.
Tra gli alloggi scelti dagli italiani, invece, secondo i dati del Rapporto Univerde 2019 vi sono: i B&B (39%), l’agriturismo (34%) e l’albergo (33%). I primi due sono in crescita. Da notare che, prima di scegliere una struttura turistica, ben il 44% degli italiani si informa sulle misure adottate per il rispetto dell’ambiente della stessa.
Come abbiamo visto, vi sono diversi istituti che si occupano della ricerca nel campo green. Ad interessare i diversi studi sono, in particolare, le figure professionali che possono nascere dallo sviluppo di soluzioni e strategie ecosostenibili.
Il Sistema informativo Excelsior di Unioncamere, prevede nel periodo compreso tra il 2020-2024 l’inserimento di circa 2,7 milioni di persone nel mondo del lavoro e ben il 62% di queste dovrà essere in possesso delle c.d. green skills. Nello specifico, circa 1 milione di futuri lavoratori dovrà avere l’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale per potere aspirare all’assunzione.
Le competenze green saranno importanti per le diverse professioni, ma, soprattutto, per quelle altamente specializzate. Si stima il 46% dei lavoratori, circa 750 mila professionisti. La richiesta di profili green riguarda sia le professioni esistenti che quelle emergenti.
Tra le prime si trovano: ingegneri civili, energetici e meccanici, i tecnici nella gestione dei cantieri edili e quelli della sicurezza sul lavoro. Come apprenderemo più avanti, leggendo il successivo paragrafo, il settore dell’edilizia potrà dare un input importante in termini di occupazione, mediante la riqualificazione degli edifici esistenti, ma anche attraverso la progettazione sostenibile di nuove unità abitative con nuovi materiali meno impattanti sia dal punto di vista del consumo energetico che da quello ambientale.
Invece, tra i nuovi green jobs possiamo citare:
Sembra strano, ma è proprio così. Uno dei settori che potrà trarre dei vantaggi dalla svolta green dell’economia sarà l’edilizia. In Italia, in questi ultimi tempi, si parla spesso di Ecobonus e altri incentivi per il settore delle ristrutturazioni. Contemporaneamente, inoltre, cresce la richiesta per un impego di materiali ecocompatibili.
Tra questi, secondo un’indagine qualitativa svolta da Osservatorio FondItalia, troviamo:
Secondo altri studi del settore, la bioediliza, invece, fa salire del 10% il valore dell’immobile. Il report di FederlegnoArredo (l’associazione confindustriale del settore) afferma che le costruzioni in legno rappresentano oltre il 7% delle nuove abitazioni costruite dal settore edile, di cui il 90% destinato al residenziale.
Le imprese che operano nella realizzazione di edifici in legno, poi, generano un mercato economico attorno al miliardo e mezzo di euro. L’Italia è al 4° posto tra i produttori europei di edifici a struttura di legno.
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