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Regime forfettario e rientro dei cervelli

La tassazione del regime forfettario e del regime agevolato legato al rientro dei cervelli hanno dato in là a diversi pensieri per il ritorno in patria di molti italiani all’estero.

Il nuovo regime agevolativo per gli impatriati difatti per chi vive da un po’ all’estero è molto allettate e molti si chiedono se le agevolazioni di quest’ultimo siano compatibili con quelle del regime forfettario.

Ebbene, attraverso la risposta all’interpello n. 283 del 19 luglio del 2019 agenzia dell’entrate ha sciolto definitivamente questo dubbio.

Sommario

Rientrare in Italia e avviare la propria attività

Il regime dei lavoratori impatriati

Il regime forfettario

Regime forfettario o regime degli impatriati quale conviene

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L’agevolazione impatriati (rientro dei cervelli) non è compatibile con il regime forfettario.

Rientrare in Italia e avviare la propria attività

Rientrare in Italia e avviare la propria attività per molti emigrati si tratta di un sogno/obiettivo che spesso è stato rimandato o accantonato dalla pressione fiscale del nostro sistema.

Attraverso il nuovo regime degli impatriati e il regime forfettario chi aveva accantonato questa idea a ripreso a coltivarla.

I vantaggi dei due regimi non sono indifferenti ma uno dei dubbi che per molti non è ancora chiaro è se il regime forfettario sia compatibile con la normativa degli impatriati. Come detto sopra, l’agenzia ha sciolto questo dubbio ed ha affrontato il caso di una cittadina italiana laureata che ha vissuto fuori dall’Italia per più di 5 anni. La ragazza ha volontà di riportare la propria residenza in Italia e mettersi in proprio aprendo la sua prima partita iva.

Il contribuente in questo caso chiede conferma circa la possibilità di usufruire dell’agevolazione per gli impatriati in Italia e se questa agevolazione si compatibile o meno con il regime forfettario flat tax.

La risposta dell’agenzia è negativa.

I regimi risultano tra loro incompatibili in quanto il regime d’agevolazione per impatriati si rifà ad una determinazione del reddito ordinario mentre in regime forfettario per determinare il reddito si applica un coefficiente di redditività al totale dei ricavi/compensi.

Agenzia dell’entrate infatti afferma che: “Laddove l’istante intenda rientrare in Italia per svolgere un’attività di lavoro autonomo beneficiando del regime forfetario non potrà avvalersi del regime previsto per i lavoratori cd. impatriati, di cui all’articolo 16 del D.Lgs. n. 147 del 2015, in quanto i redditi prodotti in regime forfetario non partecipano alla formazione del reddito complessivo […] Resta ferma la possibilità per l’istante di rientrare in Italia per svolgere un’attività di lavoro autonomo, beneficiando, in presenza dei requisiti, del regime fiscale di cui all’articolo 16 del D.Lgs. n. 147 del 2015, laddove venga valutata una maggiore convenienza nell’applicazione di detto regime rispetto a quello naturale forfetario”.

Qualora si avessero i requisiti per aderire ad entrambi i regimi sarà il contribuente a scegliere quale sarà per lui il regime più conveniente alla quale assoggettarsi.

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Il regime dei lavoratori impatriati

Il regime dei lavoratori impatriati è una speciale normativa costruita ad hoc per incentivare il rientro dei cervelli in Italia. La norma abbraccia sia la casistica del lavoratore dipendente che del lavoratore autonomo e consiste nell’agevolazione della determinazione del reddito imponibile di questa tipologia di contribuenti.

Il loro reddito infatti, concorrerà nel conteggio del reddito complessivo in maniera ridotta. Inoltre, è bene ricordare che questa agevolazione è a titolo temporaneo in quanto vale per 5 anni e può essere estesa per altri 5 anni a determinate condizioni.

Il regime forfettario

Il regime forfettario, a differenza del regime degli impatriati, può essere adottato sia da chi risiede già in Italia, sia dal lavoratore che rientra in Italia e decide di avviare la propria attività con partita IVA a questo punto si troverà di fronte ad una scelta. Se adottare il regime ordinario e richiedere l’agevolazione impatriati oppure se aderire al regime forfettario. Ovviamente per aderire al regime forfettario sarà necessario rispettare tutti i requisiti previsti da quest’ultimo.

Chi adotta questo regime come ben sappiamo è soggetto ad un’imposta sostitutiva (del 15% o del 5%) sul reddito che viene calcolato forfettariamente in base a dei coefficienti di redditività determinati in base all’attività svolta dal contribuente.

La tipologia del reddito del regime forfettario quindi è una tipologia di reddito che viene assoggettato ad imposta sostitutiva e non concorre alla formazione del reddito complessivo.

Di fatti, per i lavoratori dipendenti che hanno contemporaneamente anche partita IVA in regime forfettario non si cumulano i due redditi ma vengono tassati in maniera del tutto separata.

Regime forfettario o regime degli impatriati quale conviene

Nel caso di possesso dei requisiti per entrambi i regimi, la domanda è quale conviene?

Le valutazioni di fondo da effettuare sono pressoché le medesime che si fanno nel momento in cui si decide se aderire al regime ordinario piuttosto che il regime forfettario.

Nello specifico, oltre al fatturato che si presume di ottenere in un anno si devono tenere in considerazione la quantità di costi aziendali che si potrebbero portare in deduzione (abbassando così l’imponibile), si deve tener conto della situazione personale del contribuente (possibili detrazioni per familiari, spese mediche, affitti ecc..) ed anche nello specifico la tipologia di attività che si andrà a svolgere professionale, commerciale o artigianale.

Non si può stabilire a priori quale dei due regimi fiscali sia più conveniente a priori, la scelta è molto soggettiva.

In fase di valutazione, chiaramente, l’aiuto di un professionista specializzato rappresenta senza dubbio un valore aggiunto per la scelta di un regime fiscale rispetto ad un altro.

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Autore: Michele (Partitaiva24.it)
Pubblicato il: 01/08/2023
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