Sappiamo tutti che i primi tempi per gli imprenditori e, più in generale, per chi crea qualcosa da zero, sono i più duri. Ogni giorno c’è un’uscita da affrontare e non esiste piano che tenga. Possiamo avere da parte tutti i risparmi che vogliamo, ma sappiamo benissimo che questi non basteranno mai.
Se per mettere a punto il nostro business ci manca qualche migliaio di euro o, comunque, non vogliamo avere, almeno sin da subito, a che fare con le banche, la possibilità di ricorrere a prestiti da parte di amici e parenti, per l’avvio di una nuova attività, non è così rara. Capita spesso che diversi clienti, nel momento in cui stanno aprendo la partita iva, ci chiedono se possono ricevere sul proprio conto del denaro da parenti o amici a titolo di prestito.
La prima domanda che ci viene posta, in particolare, è se è legale prestare dei soldi ad un amico. La risposta è ovviamente “Sì”. Non sono neanche necessarie particolari regole da seguire. Del resto, chi non ha mai chiesto ad un amico, non avendo monete con sé: “Puoi prestarmi un euro?”. Chiaramente, quell’euro non lo restituiremo mai. Ma è un altro discorso.
Finché, comunque, le cifre sono di poco conto, non si creano grossi problemi. Se la richiesta, però, si fa più importante, chi presta il denaro terrà a tutelarsi. Quello che si andrà a fare, quindi, sarà il contratto di mutuo a tutti gli effetti. Questo contratto può essere stipulato tra privati e non richiede che qualcuno dei due sia una banca. Quindi, ci troviamo totalmente nella legalità.
Risposto, dunque, alla domanda iniziale, vediamo come funziona e cosa si deve fare per perfezionare l’accordo, ma, soprattutto, quali sono gli accorgimenti e i comportamenti da tenere affinché il fisco non bussi alla nostra porta chiedendoci una spiegazione per questo movimento di denaro, considerandolo come un potenziale incasso della nostra nuova partita iva e un introito non dichiarato.
In linea generale, per perfezionare un prestito tra privati non è necessario un contratto scritto, ma è sufficiente lo scambio di denaro da un conto all’altro oppure, se la cifra è inferiore al limite previsto per le transazioni in contanti, va bene anche il cash.
Chiaramente, è meglio avere un contratto scritto per la tutela delle parti e, soprattutto, per far sì che le condizioni di restituzione e, quindi, i tempi e gli eventuali interessi siano certi e per garantire, come detto sopra, che anche in caso di controllo da parte dell’Agenzia dell’entrate questa somma sia giustificata adeguatamente.
In questa fase, occorre ricordarlo, chi presta il denaro non può farlo come lavoro. In tal caso si tratterebbe di una banca e servirebbero delle autorizzazioni specifiche per operare. Parliamo, infatti, di un prestito tra amici e parenti. In detta ipotesi non serve quindi nessuna autorizzazione.
Quando si parla di mutuo vengono in mente anche gli interessi. Ciò perché il contratto di mutuo è di per sé a titolo oneroso, come riportato nel codice civile, e prevede il pagamento degli interessi almeno al tasso legale. Nulla vieta, però, che tale contratto sia a titolo gratuito, ma ciò deve essere esplicitato. Quindi, ci troveremo in presenza di un mutuo a titolo gratuito o infruttifero.
Altro motivo per cui è meglio fare un contratto consiste nel fatto che quando si prestano dei soldi occorre scrivere che si tratta di un prestito infruttifero o determinare il tasso d’interesse diverso da quello legale.
In assenza di prova scritta è difficile, se non impossibile, dimostrare il contrario e verrà applicato il tasso legale, per l’appunto.
Sul tipo di contratto può andar bene anche una scrittura privata tra le parti. Inoltre, non è obbligatoria la registrazione e non serve un notaio. L’eventuale registrazione serve solamente a darne data certa.
Se non si vuole ricorrere al notaio, ma si vuole dare comunque una data certa all’accordo, è possibile uno scambio di raccomandate con ricevuta di ritorno oppure anche un semplice scambio di PEC tra gli interessati.
È possibile ricevere pagamenti in contanti o effettuare transazioni fino ad un massimo di 2000 €, limite che verrà ridotto a 1000 € a partire dal primo gennaio 2022. Sopra questa soglia, quindi, è obbligatorio effettuare la transazione tramite bonifico, assegno o comunque con mezzi tracciabili.
Consigliamo, pertanto, di effettuare sempre la transazione attraverso bonifico, in modo da avere la documentazione del passaggio di denaro, indicando anche nella causale per quale motivo si sia effettuato tale pagamento:
Non c’è una formula specifica, ma l’importante è che la causale sia chiara.
Il denaro ricevuto non va tassato e, quindi, non va inserito in dichiarazione. Al contrario, nel caso in cui dovessimo essere noi a prestare il denaro, se questo produce degli interessi, dovremo dichiararli. Costituiscono a tutti gli effetti un reddito imponibile e da tassare.
Veniamo ora alla questione più spinosa: il prestito e il controllo dell’Agenzia dell’entrate.
Se abbiamo seguito tutti i passi di cui sopra e quindi se abbiamo stipulato un contratto, gli abbiamo dato data certa, abbiamo evidenziato i passaggi di denaro, ben specificando le causali, non avremmo nulla da temere in caso di controllo da parte del fisco. Avremo tutta la documentazione necessaria.
Diversamente, l’Agenzia delle entrate potrebbe sospettare che tale pagamento sia stato un compenso o un ricavo ricevuto per l’attività d’impresa o professionale. In tale ipotesi, tale somma dovrà essere tassata subendo tutte le situazioni possibili. Stiamo ben attenti!
In queste circostanze, per evitare problemi o, comunque, per non lasciare nulla al caso è sempre meglio farsi seguire da un professionista per la redazione di un contratto tra le parti e informarsi bene su tutte le procedure da seguire. Con il fisco non si scherza!
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