A dicembre, la famosa startup americana ha pubblicato un report sul cambiamento del lavoro a distanza apportato nel 2020 dalla pandemia globale. In questa guida, vedremo quali sono stati gli effetti e quali prospettive si presenteranno nel prossimo futuro per i freelance e le aziende che si incontrano da remoto, ma anche come è possibile svolgere la propria attività tramite questo strumento online con l’apertura della partita iva. Troverete anche dei video che spiegano cosa fare.
Sommario
il report 2020 di upwork
Cosa fa la piattaforma?
Qual'è la commissione di servizio per i freelance?
La commissione di servizio per le agenzie
Eccezioni
Quando si paga la commissione di un servizio?
Cosa succede se si supera una soglia di commissione in un unico pagamento?
Lavorare su Upwork serve la partita iva?
Aprire partita iva per lavorare con upwork e fiverr quanto costa
Regime forfettario per upwork e fiverr come gestire la fatturazione
Si chiama “Future Workforce Pulse” l’ultimo report di Upwork che ha come oggetto l’analisi del lavoro a distanza e l’impatto della pandemia da Covid-19 su questo nel corso del 2020. Lo studio prende in esame il contesto americano, in particolare, e si fonda su un campione di 1000 responsabili delle risorse umane intervistati sui futuri piani di assunzione e sulla loro opinione riguardo la forza lavoro da remoto.
L’indagine ha stimato che il 43,2% degli americani non lavora online, mentre il 56,8% sta ancora lavorando da casa, a quasi un anno dalla diffusione del Coronavirus e il conseguente lockdown. E, precisamente, il 41,8% opera completamente da remoto, con un calo di quasi il 6% rispetto alla percentuale di aprile; il 15%, attualmente, svolge parzialmente l’attività a distanza.
Secondo il sondaggio, il successo che molte aziende hanno riscontrato con questa modalità di lavoro avrà un impatto sulla struttura del loro team, sia nel 2021 che in futuro. Nel breve termine, i manager si aspettano che il 26,7% della loro squadra sarà completamente collegato da remoto per l’anno in corso. E, quindi, nonostante una fetta di persone tornerà gradualmente a lavorare in ufficio, una quota significativa continuerà ad operare online.
Per quanto concerne le prospettive per il lavoro a distanza, alla domanda sulle stime del gruppo tra cinque anni, i manager hanno risposto che il 22,9% dei lavoratori sarà collegato da remoto, ossia il doppio della percentuale di persone che lavoravano a distanza, a tempo pieno, prima del Coronavirus (il 12,3%).
In termini numerici, possiamo dire che nel febbraio 2020 circa 19,5 milioni di persone lavoravano completamente a distanza, ma, entro il 2025, questo numero si avvicinerà ai 36,2 milioni. Significa che 16,8 milioni di lavoratori in più opereranno completamente da remoto. Se si combina questa cifra con coloro che lavorano parzialmente da remoto, si deduce che poco più di un terzo delle persone lavorerà da remoto nei prossimi cinque anni.
Nata oltre 20 anni fa nella Silicon Valley, in California, Upwork è una delle prime piattaforme su internet che ha messo in comunicazione il mondo delle imprese con quello dei liberi professionisti. La scommessa vinta da due amici che hanno creato una nuova piattaforma per la ricerca di un’occupazione basata sul web, come racconta la startup sul suo sito, ha portato visibilità e fiducia nei confronti del lavoro a distanza. Il successo è stato possibile grazie al beneficio che le aziende hanno tratto attingendo personale da un ampio e affidabile pool di professionisti e al godimento che i freelance hanno conseguito in termini di libertà e flessibilità nel trovare un lavoro online.
Ogni anno la piattaforma pubblica milioni di posti di lavoro, permettendo ai professionisti indipendenti di ricavare dei guadagni e fornendo alle aziende la possibilità di scegliere tra oltre 5.000 competenze e più di 70 categorie di lavoro.
In definitiva, Upwork, ma anche altre piattaforme sul lavoro flessibile come Fiverr, consente alle aziende di connettersi con freelance che si occupano di migliaia di progetti: dallo sviluppo di app per dispositivi mobili e web al SEO, dal social media marketing alla scrittura di contenuti, dalla progettazione grafica all’assistenza amministrativa e così via.
Tutte le piattaforme di lavoro flessibili, compreso Upwork, rendono veloce e semplice per le aziende trovare e assumere dei professionisti in qualsiasi parte del globo e in qualunque momento. Dal canto loro, i freelance possono contare su remunerazioni più o meno sicure. Infatti, per ogni offerta di lavoro, la startup californiana inserisce una certificazione sulla verifica dei pagamenti da parte dell’azienda che ha effettuato precedenti pubblicazioni.
Questo servizio di connessione tra domanda e offerta ha, comunque, un costo. Per quanto riguarda i liberi professionisti, viene addebitata una commissione che varia in base alle fatture emesse ad ogni cliente. Ciò include tutti i contratti che vengono conclusi con quel committente.
Il costo per il servizio è lo stesso per i contratti a prezzo orario o a prezzo fisso. Infatti, una delle peculiarità di questa piattaforma è quella di poter essere pagati a ore oppure a progetto, con la possibilità di stabilire dei c.d. milestones (traguardi intermedi nello svolgimento del progetto).
Dunque, Upwork fissa delle percentuali di pagamento per il servizio offerto a seconda dell’importo guadagnato dai freelance:
Facciamo un esempio per comprendere meglio.
Se si concorda un progetto da 600 dollari (la moneta utilizzata dalla piattaforma americana) con un nuovo cliente, il costo del servizio per un freelance sarà del 20% sui primi 500 dollari e del 10% sui restanti 100. Il suo guadagno dopo l’applicazione di questa “tassa” sarà quindi 490 dollari.
Attenzione: se si lavora con qualcuno alle dipendenze di due società diverse, verranno considerate rapporti diversi e, quindi, le fatture con ciascuna società verranno conteggiate separatamente. Al contrario, lavorare con qualcuno con due team diversi all’interno della stessa azienda è considerato un rapporto unico e, quindi, sarà combinato l’ammontare totale delle fatture.
Le agenzie che lavorano con clienti non aziendali sono soggette alla stessa determinazione dei prezzi. La piattaforma calcola le tariffe del servizio per un’agenzia in base alle fatture totali in tutti i contratti con un cliente. Ciò significa che tutti i contratti di agenzia che ciascun professionista della medesima ha stipulato con un singolo cliente vengono conteggiati ai fini del totale guadagnato dall’agenzia con lo stesso.
Esistono delle eccezioni per quanto concerne i freelance che partecipano al servizio di Upwork Payroll, i quali sono pagati tramite una società terza e sono quindi esclusi dal pagamento delle commissioni di servizio della piattaforma online.
Inoltre, queste tariffe non si applicano ai contratti con i clienti aziendali. Questo perché Upwork negozia i contratti individuali con quelle aziende caso per caso. In generale, i contratti aziendali prevedono una commissione di servizio fissa del 10%. I clienti aziendali sono designati da un badge sui loro profili cliente.
I freelance pagano la commissione di servizio Upwork su tutte le fatture, inclusi orari, traguardi e bonus. È inclusa negli importi che i clienti vedono sulle proposte, contratti e profilo dei professionisti. La maggior parte dei report dei freelance mostra solo gli addebiti totali, comprensivi delle commissioni, gli stessi che vede il cliente.
Le commissioni sono suddivise nei report sulle transazioni e sui guadagni. Il totale fatturato ai clienti costituisce il reddito e le commissioni pagate possono essere spese aziendali deducibili.
Tutti i contratti che superano una soglia di commissione saranno sottoposti alla tariffa mista. Come già detto, se si inizia un contratto orario o a prezzo fisso con un nuovo cliente per 600 dollari, verrà addebitato il 20% sui primi 500 e il 10% sui restanti 100 dollari. Lo stesso vale per un contratto da 15.000 dollari: verrà addebitato il 20% sui primi 500, il 10% sui successivi 9.500 e il 5% sugli ultimi 5.000.
Upwork applicherà automaticamente la commissione di servizio inferiore se il sistema rileverà che il totale delle fatture con un cliente ha superato una soglia di commissione. Una verifica può essere effettuata controllando la ripartizione nella fattura del costo del servizio nella cronologia delle transazioni.
Per lavorare su queste piattaforme serve la partita IVA? Come sempre la risposta è: dipende e, come sempre, l’obbligatorietà della partita iva sorge nel momento in cui l’attività che svolgiamo è di tipo continuativo ed abituale.
Guarda questo video per saperne di più!
Su portali di questo tipo in cui vengono ricercate figure professionali come consulenti marketing, designer, fotografi, traduttori ecc…. per presentarsi come professionisti del settore in regola con il fisco sarà necessario aprire una partita iva come lavoratore autonomo.
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Se ti sei già registrato ed hai completato dei lavori avrai sicuramente notato che questi portali gestiscono anche la fatturazione.
Upwork e altri siti del settore rilasciano solitamente due documenti:
Visiona il seguente video per capire il funzionamento!
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