Nel nostro blog abbiamo spesso affrontato la tematica della compatibilità tra l’attività di lavoro dipendente e l’attività in proprio. Con il contenuto di oggi vogliamo tornare a parlare di detta questione, ma vogliamo concentrarci sui dipendenti pubblici.
Il dipendente pubblico può aprire la partita iva e svolgere un’attività in proprio? L’argomento è molto interessante e le domande spesso sono molte. Vediamo come funziona.
Ad un dipendente privato, nella stragrande maggioranza dei casi, è sempre permesso aprire la partita iva. Invece, la questione per il dipendente pubblico non è così semplice.
Partita iva e impiego pubblico, infatti, difficilmente possono coesistere.
Ma vediamo cosa si può fare e quali sono le condizioni e le possibilità che hanno i dipendenti pubblici di avviare la propria attività con la partita iva senza dover necessariamente decidere di lasciare il proprio impiego.
Nel caso dei dipendenti privati, qualora volessero avviare un’attività in proprio mantenendo il proprio posto di lavoro, vige l’obbligo di rispettare i vari patti di riservatezza, le clausole di non concorrenza ed eventuali altre clausole particolari. Di norma, non si deve nemmeno comunicare la propria intenzione di intraprendere una nuova attività, ma noi consigliamo sempre, per evitare incomprensioni, di comunicare al proprio datore di lavoro le proprie intenzioni. Per i dipendenti pubblici questa situazione risulta molto più difficile.
All’interno dei contratti di lavoro dipendente con la PA, infatti, il dipendente ha anche un obbligo di esclusività.
Quindi, in via generale, non è possibile svolgere altre attività lavorative al di fuori del contratto stipulato con la PA. Non si può essere né dipendenti altrove né tantomeno svolgere un’attività in proprio.
Questa condizione vale per tutti quei lavori di tipo full time. Se sei un dipendente full time per la PA, quindi, c’è poco da fare.
Come al solito, però, ci sono delle eccezioni che permettono comunque a quei lavoratori dipendenti pubblici di aprire la partita iva e svolgere una propria attività d’impresa o professionale parallelamente al proprio incarico pubblico.
I “fortunati”, se così vogliamo definirli, sono:
Per gli insegnanti a tempo pieno della scuola pubblica (maestri di scuola elementare, professori di scuole medie e superiori, docenti universitari), l’unica attività che è possibile svolgere aprendo la partita iva è un’attività di lavoro autonomo, di tipo professionale.
Non è possibile in alcun caso svolgere un’attività di tipo imprenditoriale e, quindi, del commercio e dell’industria.
Per esercizio del commercio e dell’industria si intende ogni attività imprenditoriale e la partecipazione in qualità di socio a società di persone, quali le società in nome collettivo, le società in accomandita semplice, le società semplici.
La partecipazione a tali società è possibile nei casi in cui la responsabilità del socio sia limitata per legge o per atto costitutivo della società. Si può, quindi, per esempio essere soci di capitali si una SRL o avere delle azioni in una SPA.
L’esercizio di attività imprenditoriale si realizza anche nei casi in cui si ricopra la posizione di presidente o amministratore delegato in società di capitali, quali le società per azioni, le società a responsabilità limitata, le società in accomandita per azioni. Non viene considerato esercizio di attività imprenditoriale il fatto di ricoprire la posizione di amministratore o di presidente di fondazioni o associazioni o di altri enti senza fini di lucro.
Se un insegnante dunque volesse aprire una partita iva per vendere online, creare un e-commerce, un negozio fisico, un’attività di tipo artigianale, non lo può fare.
Nel caso di avvio di attività di lavoro autonomo, questa, inoltre, deve essere autorizzata dal dirigente scolastico che ne verificherà la compatibilità con l’orario d’insegnamento. In ogni caso, non ci deve essere mai un conflitto di interessi.
Per i dipendenti pubblici con contratto di lavoro a tempo parziale la situazione cambia drasticamente. Precisiamo, per completezza di informazione, che per tempo parziale s’intende chi ha un orario di lavoro inferiore al 50% di quello a tempo pieno.
Per coloro che si trovano in questa casistica, il principio di esclusività non vale, quindi, possono tranquillamente avviare un’attività in proprio aprendo la partita IVA. Potrà, dunque, svolgere sia un’attività di tipo imprenditoriale che di tipo autonomo. Il consiglio che diamo in questi casi, però, è quello di leggere attentamente il regolamento dell’ente pubblico in materia e verificare che non ci siano dei divieti particolari.
In alcuni casi, il dipendente pubblico può svolgere un incarico di tipo diverso e percepire, quindi, anche redditi da lavoro autonomo, se autorizzato dalla propria amministrazione, a patto che:
Visto, quindi, quando è possibile mettersi in proprio per chi ha già un lavoro come dipendente nel pubblico, esaminiamo in che modo si può aprire la partita iva e quale sarà il regime fiscale da poter utilizzare.
Nel caso di partita iva individuale, la soluzione più veloce, semplice e conveniente è quella della partita iva in regime forfettario. Se si rispettano tutti i requisiti di accesso, per i lavoratori dipendenti con un reddito inferiore a 30 mila euro lordi l’anno, questo regime è sicuramente quello più vantaggioso perché ha una serie di agevolazioni a livello fiscale e contabile non indifferenti.
Con il regime forfettario, infatti, nel caso di nuove attività, si può arrivare a pagare solo il 5% di imposte per i primi 5 anni. Se vuoi saperne di più, puoi consultare una guida completa su questo regime che abbiamo creato, la trovi al prossimo link: https://partitaiva24.it/regime-forfettario-2021
Se, invece, vuoi più informazioni o vuoi aprire la tua partita iva, richiedi una consulenza personalizzata gratuita a questo link: https://partitaiva24.it/
Lascia un commento