La Fondazione Symbola e l’Unioncamere hanno presentato l’undicesima edizione del resoconto sulla forza della green economy nazionale. L’Italia è il primo Paese europeo per numero di aziende agricole impegnate nel biologico: oltre 80 mila sono gli operatori coinvolti. Le imprese che hanno investito nelle tecnologie “verdi” sono molto cresciute. Vediamo, con questo contributo, quali opportunità si prospettano per chi vuole investire in questo campo.
In cinque anni (2015-2019), le imprese italiane dell’industria e dei servizi con dipendenti che hanno investito nell’economia verde sono incrementate, passando da 345 mila, del quinquennio precedente, ad oltre 432 mila. La regione che si è attestata il primato è la Lombardia: quasi 78 mila imprese hanno impiegato risorse in prodotti e tecnologie green. Sono questi i numeri riportati dal rapporto Greenitaly 2020 presentato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere.
Sostanzialmente dallo studio emerge che le aziende del Bel Paese, nonostante il periodo di crisi, dovuto alla pandemia da Covid-19, intendono investire nei prossimi tre anni sulla sostenibilità. Inoltre, le imprese “verdi” nel corso del 2020 hanno subito delle perdite inferiori rispetto alle altre. Sono anche le più ottimiste rispetto al futuro: sono convinte di recuperare in un biennio i livelli di attività pre-crisi.
Sono anche le aziende che innovano di più, investendo maggiormente in R&S e in tecnologie e competenze 4.0. Una componente importante delle imprese under 35 (il 47%) ha puntato sulla green economy negli ultimi tre anni.
Ciò fa comprendere che, nel futuro, avrà sempre più importanza il business legato al rispetto dell’ambiente e allo sviluppo tecnologico.
Una notizia inaspettata. L’Italia è leader in Europa nell’economia circolare. I dati Eurostat, infatti, mostrano che la percentuale di riciclo dei rifiuti della Penisola è pari al 79%. Dietro, la Francia al 56%, il Regno Unito al 50% e la Germania al 43%.
Si può affermare, inoltre che quasi tutti i settori dell’industria italiana ricorrono a materiale di recupero. Quella del legno ha raggiunto il primato europeo: ben il 93% dei pannelli truciolati sono ricavati dal riciclo del materiale.
Inoltre, si trova al primo posto anche per numero di aziende agricole impegnate nel biologico: ben a 80.643 gli operatori coinvolti (2019). Tale aumento è il risultato anche di quanto censito dal mercato interno che non si è arrestato nel periodo di lockdown. La dimostrazione è data dal segno + 11% delle vendite di prodotti bio nei supermercati.
Anche a livello globale, l’Italia è capofila anche nel campo della chimica verde e sostenibile e delle bioplastiche, soprattutto per quanto riguarda la ricerca e l’innovazione. La crescita ha interessato anche il mondo del lavoro: i green jobs hanno raggiunto quota 3 milioni nel 2018, mentre l’occupazione green è aumentata rispetto al 2017 di oltre 100 mila unità (+3,4%).
Osservando i dati del pre-consuntivo del 2020, rispetto a quello del 2019, si nota che il fatturato delle imprese è sceso oltre il 15%. Come già detto, molte aziende italiane hanno continuato ad investire sulla sostenibilità ambientale, nonostante la crisi prodotta dal Coronavirus, dimostrando, dunque, di essere ancora più competitive e resilienti.
L’indagine svolta da Symbola e Unioncamere nel mese di ottobre 2020 su mille imprese manifatturiere mette in risalto tale concetto. Il 16% delle attività che hanno effettuato investimenti green ha aumentato il proprio fatturato, al contrario di quelle che non hanno seguito tale scelta (il 9%). Inoltre, la quota di imprese manifatturiere eco-investitrici il cui fatturato è sceso nel 2020 è stata più contenuta, al contrario di quelle che non hanno puntato sull’ambiente.
In questo periodo, in cui una parte importante delle risorse economiche sembra destinata all’economia verde, occorre captare tutte le opportunità che a livello europeo e nazionale si prospettano per le aziende e startup presenti e del futuro. Esistono già degli strumenti attuali, come Horizon 2020, Life, Innovation Fund, messi a disposizione delle istituzioni europee.
Nei prossimi paragrafi, approfondiremo lo studio Greenitaly 2020 sulla nuova programmazione 2021-2027, la Next Generation UE, il Green New Deal europeo e nazionale.
Per il ciclo 2021-2027, l’Unione Europea ha stanziato 115,4 miliardi di euro per R&I (ricerca e innovazione) e agenda digitale.
In particolare, si è pensato di destinare 97,6 miliardi di euro al programma Horizon Europe (20 miliardi di euro in più rispetto a Horizon 2014-2020). Per quanto riguarda LIFE, circa 5,45 miliardi di euro, aumentando i fondi di 1,95 miliardi di euro rispetto al periodo precedente.
Al fine di centrare gli obiettivi per arrestare il cambiamento climatico, la Commissione Europea ha avanzato la proposta di indirizzare a questi il 25% della spesa di tutti i Programmi europei (politica di coesione, sviluppo regionale, energia, trasporti, ricerca e innovazione, politica agricola comune e politica di sviluppo).
Horizon Europe è il più ambizioso programma di ricerca e innovazione dell’Unione Europeo. Il suo budget, per il ciclo 2021-2027, è pari a circa 100 miliardi di euro. Il suo obiettivo principale resta quello di sostenere e promuovere l’eccellenza scientifica in Europa. Il nuovo approccio, però, è fondato adesso sulle “mission”, per raggiungere risultati in campo sociale, politico ed economico.
Tra i diversi scopi, si propone, in ambito green di promuovere la ricerca ed innovazione responsabili, attuando politiche in linea con i Sustainable Development Goals (Agenda 2030) e l’Accordo di Parigi sul clima. Tramite l’uso delle mission, intende stimolare le attività di R&I nelle PMI e aumentare il numero di aziende innovative, incoraggiare la loro competitività industriale, la capacità innovativa e l’occupazione in Europa, migliorando l’accesso al capitale di rischio.
Sappiamo da tempo che l’Unione Europea mira alle “zero emissioni” entro il 2050. Per questo motivo il finanziamento destinato al programma LIFE vuole dare un sostegno alla transizione verso l’energia pulita, ottimizzando l’efficienza energetica e aumentando la quota di energie rinnovabili.
Sono due i settori di intervento previsti, ambiente e azione per il clima, e quattro i sottoprogrammi: natura e biodiversità; economia circolare e qualità della vita; mitigazione dei cambiamenti climatici e adattamento; transizione all’energia pulita.
In particolare, sono previsti fondi per la transizione completa a un’economia circolare, la preservazione e il miglioramento della qualità dell’aria e dell’acqua nell’UE. Poi, il sostegno alle attività finalizzate all’efficienza energetica e all’energia rinnovabile, nei settori e nelle regioni europee che hanno registrato un ritardo nella transizione ecologica. Infine, una maggiora tutela della natura e della biodiversità.
Con il Green Deal la Commissione europea mira a raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050, al fine di migliorare il benessere delle persone. In primis, si tenterà di innalzare ad almeno il 50% la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE entro il 2030.
Cambiamento climatico, perdita della biodiversità, riduzione dell’ozonosfera, inquinamento idrico, stress urbano, produzione di rifiuti, sono alcune delle problematiche che l’unione Europea cerca di affrontare per invertire la rotta delle preoccupanti statistiche.
Ne citiamo alcune per rendere l’idea. L’Europa è responsabile di quasi un terzo delle emissioni mondiali di gas che riducono l’ozono; in media, ogni anno bruciano 700.000 ettari di boschi all’interno dei confini europei, a causa di incendi che portano al degrado delle foreste e provocati da fattori socioeconomici.
La pandemia da Covid-19 ha preso, ovviamente, il sopravvento nel 2020, facendo diminuire l’attenzione sul Green Deal europeo. Nonostante ciò, a livello europeo, e non solo, vi è la consapevolezza che per una ripresa economica occorre anche una conversione ecologica.
L’Europa vuole fare da leader a livello mondiale, ma per raggiungere gli obiettivi del Green Deal è necessaria anche l’implementazione di nuove tecnologie che sostengano la transizione economica nel Vecchio Continente.
L’EIC Accelerator di Horizon 2020 è uno strumento che si rivolge a startup e PMI, per la loro crescita nel mercato. Uno strumento molto importante da cui, senza dubbio, si dovrà partire per conseguire la rivoluzione green in Europa.
Anche la manovra di Bilancio per il 2020 ha posto l’attenzione all’ambiente, con un Green New Deal italiano che si inserisce all’interno di quello europeo. È stato, infatti, previsto un fondo da oltre 4 miliardi di euro per il periodo 2020-2023 volto agli investimenti sulla sostenibilità ambientale.
Il fondo per il rilancio degli investimenti delle Amministrazioni centrali, con risorse che ammontano a oltre 20 miliardi dal 2020 al 2034, punta invece allo sviluppo dell’economia circolare, alla decarbonizzazione e alla riduzione delle emissioni.
Con il Green New Deal annunciato dalla Commissione Europea, inoltre, dovrebbero arrivare circa 59 miliardi di euro nei prossimi 15 anni. In particolare, si prevede la concessione di garanzie per specifici programmi di investimento, anche in partenariato pubblico-privato, destinati ai rischi derivanti dal cambiamento climatico.
Con la Nuova Sabatini, per cui sono stati stanziati 540 milioni per gli anni dal 2020-2025, si creano finanziamenti agevolati per investimenti in nuovi macchinari, impianti e attrezzature, compresi quelli in beni strumentali “Industria 4.0” delle micro, piccole e medie imprese.
Tra le altre misure per le imprese, stabilite dalla manovra, vi è anche l’introduzione del credito d’imposta per investimenti in ricerca e sviluppo, in transizione ecologica, in innovazione tecnologica 4.0 e in altre attività innovative per la competitività delle imprese. Un ultimo aspetto che il report Greenitaly 2020 ha sottolineato è quello relativo al record dell’emissioni di green bond dell’area euro segnato nel 2019: 170 miliardi di euro (+50% rispetto all’anno precedente).
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