A partire dal 1° ottobre del 2020 sarà obbligatorio il domicilio digitale per tutte le imprese e i professionisti (iscritti ad un ordine) titolari di partita IVA.
Il domicilio digitale è una casella di posta elettronica certificata (PEC) che individua il luogo virtuale dove il titolare della casella riceve tutte le comunicazioni. Non è altro che un indirizzo che invece di chiamarsi: “via tal dei tali 37, Milano (MI) 20123” si chiama: mario.rossi@gestorePEC.it.
Viene disciplinato all’interno del codice dell’amministrazione digitale che all’articolo 3 recita: “Al fine di facilitare la comunicazione tra pubbliche amministrazioni e cittadini, è facoltà di ogni cittadino indicare alla pubblica amministrazione un proprio indirizzo di posta elettronica certificata quale suo domicilio digitale”.
Possiamo dire che il domicilio digitale sostituisce in tutto e per tutto il domicilio fiscale e viene utilizzato dalla PA e dalle altre amministrazioni, alle quali viene comunicato, per inviare comunicazioni, notifiche, cartelle, multe, avvisi di giacenza e tutte le comunicazioni che solitamente riceveremmo per posta ordinaria.
A differenza dell’identità digitale che viene utilizzata per una comunicazione cittadino – istituzioni, il domicilio digitale permette il contrario. Attraverso il domicilio digitale si designa un luogo dove il cittadino riceve le comunicazioni delle istituzioni.
L’obiettivo da parte dello stato è quello di istituire e gestire un elenco nazionale di tutti i domicili digitali delle imprese e dei professionisti e più in generale di tutte le persone fisiche.
Per imprese e professionisti ordinistici quest’obbligo scatta il 1° ottobre come detto.
In realtà quest’ obbligo esiste già, però, spesso e volentieri è disatteso. Con il nuovo DL Semplificazioni sono state introdotte delle sanzioni abbastanza salate.
Per le società le multe vanno da € 103 a € 1.032 con assegnazione d’ufficio di un nuovo indirizzo pec; per le ditte individuali la sanzione va da €10 a €516 sempre con l’assegnazione di un nuovo indirizzo. Per i professionisti, invece, è prevista la sospensione temporanea dall’albo.
Consigliamo, per evitare spiacevoli notizie, di controllare il proprio domicilio digitale se sia ancora in corso di validità o se ne possediamo uno. Le sanzioni valgono per tutti anche per gli indirizzi inattivi.
Per richiedere ed ottenere un nuovo domicilio digitale è necessario procedere prima alla registrazione e poi all’acquisto di una casella di posta elettronica certificata attraverso i moltissimi provider presenti in rete. Il più comune è aruba.it.
Bastano pochi euro all’anno al fine di possedere un proprio indirizzo di posta elettronica certificata da eleggere come proprio domicilio digitale. Ricordiamo che possono possedere un indirizzo di posta elettronica certificata sia i professionisti o imprenditori titolari di p. IVA che i contribuenti privati.
Come abbiamo detto sopra, professionisti ordinistici ed imprese sono già obbligati a possedere un proprio indirizzo di posta elettronica certificata. Per i contribuenti privati al momento non è ancora obbligatorio. Tuttavia, anche il privato può scegliere di eleggere il proprio indirizzo PEC come domicilio digitale dove ricevere le proprie comunicazioni. Per far sì, però, dovrà comunicare il proprio indirizzo PEC al proprio comune di residenza che a sua volta lo comunicherà all’ufficio anagrafe nazionale.
La PEC, insieme allo SPID, si auspica che diventino il punto di partenza per arrivare ad una comunicazione sempre più dematerializzata nei confronti delle pubbliche amministrazioni.
Un ulteriore passo verso la digitalizzazione avverrà il 28 febbraio 2021, data da cui la pubblica amministrazione dovrà identificare i cittadini che accedono ad i servizi online messi a disposizione solo attraverso le identità digitale (SPID) e la nuova carta d’identità elettronica.
Questa novità gravita attorno alla nuova app IO (utilizzata anche per la richiesta del bonus vacanze). Con questa nuova app il rapporto cittadino-istituzioni dovrebbe essere più smart.
Dalla data “x”,indicata con il 28 febbraio 2021, tutte le amministrazioni dovranno rendere accessibili i loro servizi attraverso delle app (una delle quali è appunto IO) alle quali si potrà accedere con una di queste credenziali:
La parola SPID è l’acronimo di sistema pubblico d’identità digitale. È uno strumento che permette, attraverso il suo possesso, di identificarsi agli occhi della PA ed utilizzare tutti di diversi servizi digitali messi a disposizione per le posizioni INPS, INAIL e agenzia dell’entrate comprese. Per esempio, si può accedere sia al sito INPS che alla propria area personale fisconline sul sito dell’Agenzia dell’entrate.
Il vantaggio dello SPID è che attraverso un unico USER ed una sola PASSWORD è possibile fruire di tutti i servizi sia locali che statali.
Lo SPID può essere richiesto ad uno dei diversi identity provider accreditati. L’elenco è presente al sito https://www.spid.gov.it/
Per effettuare la richiesta della propria identità SPID sono necessari:
La registrazione consiste poi in tre passaggi:
Terminati i primi due passaggi, i quali impiegano pochi minuti, viene effettuata la richiesta dello SPID. Per ricevere tutti i dati della propria nuova identità digitale sono necessari alcuni giorni in quanto l’identity provider deve provvedere al riconoscimento del soggetto e controllare la veridicità dei dati inseriti.
Lo SPID e la CNS o firma digitale sono entrambi due strumenti di identità digitale che in questo primo momento coesistono e vengono utilizzati per livelli di identificazione e servizi diversi. Ad esempio, al momento per l’iscrizione camerale, in alcune camere di commercio, al titolare dell’impresa viene obbligatoriamente richiesta la firma digitale.
A differenza della CNS, che non è completamente dematerializzata (si tratta di una smart card o un pennino USB), lo SPID non ha necessità di alcun device per essere utilizzato e si concretizza solo in delle credenziali.
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