Con il progresso tecnologico che ha permesso di fare delle foto di ottima qualità anche con gli smartphone, molti cominciano a fare fotografie per puro piacere e finiscono per appassionarsi al mondo della fotografia. Questa passione porta all’acquisto della prima macchina fotografia e successivamente spesso e volentieri da un piacere la fotografia si trasforma in una vera e propria professione che di conseguenza porta ad aprire partita IVA. Oggi, abbiamo pensato di scrivere una piccola guida riguardo l’aprire una partita IVA e i successivi adempimenti fiscali e contributivi molto utile per coloro che si avvicinano al mondo della fotografia professionale.
Sommario
Un fotografo: diverse tipologie di attività
L’attività fotografica occasionale senza partita iva
Aprire partita iva per fotografo freelance
Il codice Ateco
Il regime fiscale
La contribuzione previdenziale del fotografo freelance
Aprire partita iva per fotografo come attività d'impresa
Il regime fiscale
Gli adempimenti in camera di commercio
La gestione previdenziale del fotografo artigiano
La cessione dei diritti d'autore delle foto
La cessione delle immagini
L’attività del fotografo dal punto di vista fiscale può classificata secondo tre profili che sono totalmente diversi tra loro. Le differenze stanno nella maniera in cui si vuole svolgere l’attività.
Le fattispecie che ritroviamo sono:
Prima di partire con la descrizione delle tre attività precedenti, è bene fare notare la possibilità di configurare l’attività fotografica anche come lavoro occasionale (sempre rispettando certe condizioni).
Il fotografo occasionale è quel soggetto che pone in essere in maniera sporadica e saltuaria un’attività fotografica. Questo soggetto può usufruire dei vantaggi del lavoro occasionale.
Il lavoro occasionale tuttavia, non può essere sfruttato quando l’attività viene svolta in maniera abituale a prescindere dal valore del reddito che scaturisce dalle prestazioni (i famosi € 5.000 non sono assolutamente un parametro valido!). Se l’attività è svolta con continuità dunque, è obbligatorio aprire la partita IVA e svolgere l’attività in una delle maniere elencate prima.
Adesso, andremo a descrivere le tre fattispecie in cui può essere inquadrata l’attività professionale ma, è bene ricordare fin da ora che ognuna di esse porta a diversi metodi per ricavare il reddito professionale ed un regime di tassazione diversa.
In questo senso, è sempre opportuno verificare il tipo di attività che si vuole intraprendere con il proprio consulente di fiducia. Egli saprà dare i consigli giusti e porterà anche l’aspirante fotografo ad aprire la partita IVA corretta a seconda dell’attività.
Quella del fotografo freelance senza dubbi è il sogno di tutti gli appassionati. Poter vivere del proprio hobby è sicuramente il sogno di tutti. Il fotografo freelance è un professionista che svolge la propria attività su commissione del cliente. Ciò che contraddistingue questa tipologia d’attività è la predominanza della parte artistica o comunque intellettuale su quella commerciale.
La partita IVA per fotografo freelance può essere aperta presso l’Agenzia dell’Entrate con uno dei seguenti codici Ateco.
Ricordiamo che aprire la partita IVA è solo il primo passo degli adempimenti fiscali per diventare un fotografo freelance. Contestualmente all’apertura della partita IVA ci si trova di fronte alla scelta del regime fiscale e non ci si stancherà mai di dire che rivolgersi ad un professionista del settore può portare ad un risparmio notevole in termini di tasse da pagare.
Per i fotografi freelance alle prime esperienze, se si possiedono i requisiti, l’adesione al regime forfettario (l’unico regime fiscale agevolato in Italia) può portare diversi vantaggi. Questo regime infatti, prevede una tassazione su base forfettaria del reddito derivante dall’attività di fotografia.
Il fatturato totale annuo per poter rimanere all’interno del regime forfettario però non può superare i 85.000 €.
Certamente vi starete chiedendo: “E se supero i 85.000 € annui cosa succede?”
Non allarmatevi, superando la soglia dei 85.000 € si potrà continuare ad operare in regime forfettario fino ad un fatturato di 100 mila. In tale ipotesi, a partire dal 1 gennaio dell’anno successivo si passerebbe automaticamente in regime IVA normale con tutti gli adempimenti conseguenti. Se invece si superassero anche i 100 mila euro nell’anno in corso saranno dolori. Al superamento di tale soglia infatti automaticamente già nell’anno in corso si dovrà adottare il regime di contabilità semplificata con tassazione IRPEF ordinaria e sarà necessario anche applicare l’iva sulla fattura che determinerà il superamento dei 100 mila euro di fatturato.
Se volessimo fare un esempio per capire quanto pagherebbe di imposte un fotografo freelance in regime forfettario con dei ricavi di 15.000 € annui avremmo che:
ricavi € 15.000
coefficiente di redditività su cui calcolare le imposte 78%
imponibile € 15.000×78%= €11.700
aliquota dell’imposta sostitutiva 15%
imposta € 11.700×15%= € 1755
Importante ricordare che per i primi cinque anni di attività l’aliquota può ridursi fino al 5% anziché essere del 15%. Scopri quando è possibile cliccando sul link : come pagare il 5% con il forfettario invece che il 15%
Dopo che si è proceduto ad aprire la partita IVA come fotografo freelance ci si deve iscrivere anche alla Gestione previdenziale di riferimento. I fotografi freelance devono essere iscritti alla gestione separata INPS.
La Gestione Separata è il regime previdenziale dove vengono iscritti i professionisti che non hanno una autonoma cassa professionale. La loro contribuzione cambia di anno in anno in base all’aliquota stabilita dall’INPS. Tali contributi devono essere versati alle date di scadenza dei pagamenti delle imposte sui redditi, ovvero al 16 giugno e al 30 novembre. È importante ricordare che per i professionisti iscritti alla gestione separata INPS, ed in questo caso per i fotografi freelance, la contribuzione previdenziale così come anche per la tassazione scaturisce dai guadagni effettivamente percepiti. Parlando in maniera spicciola “se non hai ricavi non paghi!”
Nel caso di un fotografo che voglia avviare la propria attività non effettuando solo dei servizi per conto di terzi ma, sfruttando le sue capacità attraverso la commercializzazione e la vendita di foto o offrire altri servizi di tipo collaterale, va da sé che si suppone che si avvalga di una struttura dove eroga i suoi servizi.
La struttura può essere un negozio vero e proprio ma potrebbe trattarsi anche di uno studio. In entrambi i casi ci troviamo di fronte all’attività fotografica sotto forma d’impresa. L’attività così descritta, viene considerata un’attività di tipo artigianale dove vi è la prevalenza dell’utilizzo dell’organizzazione e del capitale rispetto all’ intelletto o l’ingegno.
L’attività di fotografo sotto forma d’impresa nel momento di aprire la partita IVA porta a degli adempimenti diversi. Partiamo per gradi però.
Anche in questo caso si deve procedere alla scelta del regime fiscale, ed è possibile aderire al regime forfettario. I requisiti per l’adesione sono sempre gli stessi che per il fotografo freelance ed inoltre, il coefficiente utilizzato per il calcolo della base imponibile ai fini fiscali è del 40%.
Per coloro che non possono accedere al regime forfettario resta sempre l’alternativa della contabilità semplificata.
Essere un’impresa inoltre, prevede obbligatoriamente l’iscrizione alla camera di commercio della provincia dove risiede l’attività. La procedura dovrà avvenire tramite comunicazione unica e non può essere effettuata ad uno sportello ma soltanto attraverso intermediari abilitati. Per una corretta apertura della partita IVA quindi, si dovrà procedere all’iscrizione in camera di commercio sostenendo dei costi aggiuntivi derivanti da spese di istruttoria, diritti e bolli vari, circa 150 €. In alcuni casi specifici come l’apertura di un negozio, si dovrà anche adempire a prescrizioni del comune come la SCIA cosa che spesso comporta altri oneri.
N.B. Per una corretta iscrizione si necessiterà anche dell’apertura di una casella di posta elettronica certificata (cosiddetta PEC) e a seconda della camera di commercio di riferimento sarà necessaria anche la firma digitale del fotografo.
I fotografi che avviano un’attività artigianale sono costretti all’iscrizione alla gestione artigiani e commercianti dell’INPS. Questo tipo di gestione prevede il versamento annuo obbligatorio di almeno una quota fissa di contributi a prescindere dei ricavi in quattro rate annuali (€ 3.800 che possono essere ridotti del 35% se si aderisce al regime forfettario). Oltre a questi contributi fissi il fotografo dovrà versare anche i contributi in percentuale se supererà il reddito minimale (€ 15.548).
A lato della forma artigianale o da freelance dell’attività di fotografo, troviamo anche l’attività legata alla cessione del diritto d’autore sulle opere realizzate. Per questo caso particolare, l’Agenzia dell’Entrate ha chiarito alcuni aspetti attraverso la risoluzione n. 94/E/1997. Secondo questa risoluzione, la cessione del diritto di autore delle foto a terzi per l’utilizzo economico della stessa è legata alla legge sullo sfruttamento del diritto d’autore. Legge n. 633/1941.
Quando un fotografo si trova nella situazione di dovere cedere una foto per fini editoriali la miglior cosa da fare è cedere l’uso dei diritti sfruttando la disciplina del diritto d’autore. Tuttavia, in questo caso devono essere rispettati dei requisiti:
Se sono presenti questi requisiti, la cessione viene disciplinata dalla legge sul diritto d’autore. Inoltre, trattandosi di un’opera protetta ai sensi della legge sul diritto d’autore, la prestazione sarà considerata fuori dal campo di applicazione dell’IVA (sono, invece, soggette a IVA le cessioni effettuate da soggetti diversi dall’autore).
In questi si deve aggiungere che la prestazione non si documenta con fattura ma con ricevuta fiscale. Nella ricevuta deve essere indicato che si tratta di una prestazione esclusa da IVA ai sensi dell’articolo 3, del DPR n. 633/72 e con una deduzione forfettaria del reddito del 75%.
Facciamo un esempio per essere più chiari.
Su una foto da € 1.000 saranno imponibili solo € 750. E su di essi poi si applica una ritenuta di acconto del 20% da porre sulla ricevuta.
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