L’idea di diventare il capo di sé stessi mettendosi in proprio facendo il lavoro dei propri sogni o cavalcare l’onda di un business fortemente in espansione è sicuramente balenata nella mente di ognuno di noi almeno una volta nella vita. Quando arriva questo momento ci si trova sempre di fronte ad un bivio: assecondare questa folle idea oppure tornare mestamente alla nostra vita quotidiana da studenti o lavoratori dipendenti.
L’idea di mettersi in proprio per certi versi può sembrare malsana a volte, però, possiamo assicurarvi che può trasformarsi in una di quelle esperienze più formative della vita. Chi ne ha il coraggio sicuramente, al di là di un successo o una sconfitta, ne uscirà certamente arrichito.
Come premessa possiamo dire che nel nostro panorama nazionale e nella mentalità che ci viene inculcata sin da piccoli nessuno ci insegna come ci si mette in proprio o come si apre un’azienda. La scuola, l’università e anche le nostre famiglie ci insegnano, a diventare ottimi dipendenti.
Partiamo subito svantaggiati! Se proprio siamo convinti però dobbiamo in qualche modo capire come si fa a mettersi in proprio.
Cosa serve, quali sono i passi da compiere per dire “ho una mia azienda, ho una mia attività? Posso finalmente cominciare a lavorare per me stesso e non alle dipendenze di qualcuno? Come si acquisisce la qualifica di imprenditore?”
Aggiungiamo anche come si fa a mettersi in proprio senza lasciarci le penne, senza che la burocrazia e in seconda battuta le tasse ci sommergano?
Se finalmente abbiamo deciso che è il giorno giusto, ecco per te dei consigli per cercare, quanto possibile, di non rimetterci. O per meglio dire non rimetterci tutto quello che abbiamo.
Parliamoci chiaro, mettersi in proprio è sempre una scommessa. Nessuno ci regala niente e nessuno sa quale sia la ricetta perfetta, ammesso sempre che esista. In primis perché ognuno di noi è diverso, poi perché ogni attività, ogni business non può essere trattato allo stesso modo.
Se si decide di mettersi in proprio, la prima cosa che ogni imprenditore deve avere ben in mente è cosa si sa fare e se si ha qualcosa da offrire sul mercato.
Non si può in nessun modo improvvisare. Bisogna studiare a fondo ed avere un piano. Non bisogna essere precipitosi. Meglio pensarci un anno in più che un anno in meno. Essere impulsivi e gettarsi a capofitto senza avere un piano può portare a conseguenze drammatiche.
Documentarsi, fare ricerche prima di avviare una nuova attività è fondamentale. Prima di fare degli investimenti, ricerchiamo se ciò che vogliamo proporre può avere un seguito. A cominciare dalla nostra cerchia di amici e familiari possiamo chiedere se ciò che abbiamo in mente potrebbe attirarli o meno.
Uno dei consigli in questa fase è quello di mettere per iscritto, nero su bianco quali sono le nostre forze, le nostre debolezze, le opportunità e le minacce.
Parlando in termini markettari, che fa sempre fighi, possiamo pensare di applicare la famosissima matrice BCG, matrice che permette di valutare dove un prodotto o un servizio si colloca, se è considerato una scommessa oppure una certezza di guadagno almeno nel breve termine.
Chiaramente interrogarsi su quali siano le nostre forze e debolezze non basta per darci la forza di metterci in proprio.
A volte possiamo avere buone intuizioni ma non abbiamo idea di come portarle avanti, con chi, in che modo e che risorse siano necessarie. Per cercare di fare chiarezza bisogna creare un piano o, sempre per utilizzare un termine del settore, un business plan. Un piano di attacco per mettere in atto ciò che fino a ieri si aveva solo in testa.
Ma il fantomatico business plan che tutti i guru del mondo imprenditoriale decantano cos’è, cosa contiene?
Il business plan contiene solitamente:
I punti sopra citati chiaramente non sono esaustivi né tantomeno ordinati. Sono solo i punti che a nostro parere devono necessariamente essere chiari quando ci si vuole mettere in proprio “consapevolmente”. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno per fare il nostro salto.
Bene, adesso che abbiamo messo tutto per iscritto, dentro un bel raccoglitore colorato, tutti i punti ben in mente, cosa si fa? Come apriamo la nostra azienda? Per definirmi azienda cosa devo fare? Mi basta prendere un locale o un ufficio in affitto? Devo dirlo a qualcuno o posso aprire direttamente i miei canali social e cominciare a pubblicizzarmi? Ho sentito che se guadagno devo pagare le tasse, è vero? Come, dove e soprattutto a chi si pagano? Ma che tipi di tasse devo pagare?
Riprendendo una delle frasi scritte in apertura, in Italia, almeno nella scuola dell’obbligo o anche nei corsi universitari, non esistono lezioni su come si diventa imprenditori. Nessuno ci dice quali sono i passi da compiere, cosa serve, a chi ci si deve rivolgere.
Per essere regolare ed avere un’impresa riconosciuta a tutti gli effetti in Italia o essere definito un professionista, è necessario aprire la propria posizione fiscale (e qui cominciano i dolori e le crisi).
Aprire la posizione fiscale è semplicissimo.
Ci rechiamo in un ufficio dell’agenzia dell’entrate che nel giro di quattro e quattr’otto ci rilascia il nostro bel certificato con il nostro numero per identificarci a livello fiscale (la partita iva). Siamo a posto, va bene così?
No!
Successivamente, a seconda del tipo di attività che svolgiamo, si innescano tutta una serie di operazioni a catena che potrebbero farci perdere la testa.
A meno che non ci stiamo mettendo in proprio per svolgere l’attività di consulente fiscale o commercialista, per la quale possiamo anche pensare di fare il fai da te negli altri casi, è importante essere seguiti da professionisti del settore.
Partire col piede giusto è fondamentale, conosciamo tutti la burocrazia italiana e quanto possa metterci il bastone tra le ruote. Se abbiamo un problema con l’auto e non siamo dei meccanici, andiamo dal meccanico. Perché se dobbiamo aprire una nostra attività non rivolgersi a chi le attività le apre di mestiere e, quindi, a un consulente? Dobbiamo considerare il nostro consulente un partner e non qualcuno che ci chiama solo per farci pagare le tasse. Passiamo quindi al punto successivo.
Sembra strano ma scegliere il partner, in questo caso ovviamente parliamo del commercialista, è una delle prime cose da fare quando si decide di mettersi in proprio.
La scelta del professionista che fa al proprio caso, che ci spieghi cosa c’è da fare, quando farlo e come farlo sin dall’inizio, ci aiuterà a risparmiare molto denaro, ma soprattutto, a partire sereni e tranquilli di potersi concentrare sul proprio business e non star dietro alla parte burocratica e fiscale.
In questa fase però non bisogna accontentarsi di scegliere il consulente che già si conosce o del più economico. Il commercialista non ci calcolerà solamente le tasse, non è più così!
È bene confrontare, richiedere più consulenze pre-apertura, cercare la giusta empatia, capire se con chi si sta parlando capisce i nostri bisogni e ciò che vogliamo fare. Come abbiamo detto sopra ogni attività, ogni business non è uguale all’altro. Le imprese sono fatte di persone e tutti siamo diversi gli uni dagli altri e non tutti possono andare d’accordo. Lo stesso vale con il commercialista.
Abbiamo l’idea, abbiamo il piano, sappiamo come attuarlo, abbiamo trovato il nostro partner. Bene, possiamo cominciare!
Apriamo la nostra partita iva. Cosa serve?
Se abbiamo deciso di affidarci al commercialista, non serviranno altro che i nostri documenti d’identità ed il codice fiscale, ovvero quei dati che dovranno essere trasmessi all’agenzia dell’entrate e all’istituto previdenziale per l’iscrizione, per esempio all’INPS.
Se la nostra, inoltre, è un’attività d’impresa, sarà necessario anche iscriversi al registro delle imprese tenuto dalla camera di commercio. Questa iscrizione, vogliamo precisare che è onerosa. I costi derivano dal pagamento di diritti e bolli oltre che chiaramente il compenso che ci richiederà il nostro commercialista (è vero che è un vostro partner ma non gratis ahimè). Questa pratica solitamente prima di essere terminata ed avere la nostra attività ci porterà via circa una decina di giorni.
Bene, una volta effettuata l’iscrizione abbiamo finito? Abbiamo la nostra impresa e possiamo fare tutto quello che vogliamo? Come sempre la risposta è “dipende”, sarà possibile dover passare anche dal nostro Comune oppure comunicare l’avvio della nostra attività a qualche altro ente o avere qualche altra autorizzazione. Stiamo ben attenti! Se si ha fretta e non si fanno le cose per bene, il rischio di prendere delle multe e chiudere immediatamente l’attività è alto.
Nel caso in cui la procedura fosse conclusa, dobbiamo capire quali sono gli obblighi, come registrare i nostri incassi, quali documenti conservare quali sono le scadenze e gli adempimenti al quale sottostare.
Anche in questo caso, il nostro commercialista sarà fondamentale non soltanto per le scadenze, ma anche per aiutarci ad ottimizzare quello che sarà il carico fiscale e contributivo e darci tutte le dritte per capire se la nostra idea sta andando bene o meno, se è redditizia, se abbiamo dei margini di guadagno o la nostra azienda è in salute. Un confronto periodico sarà un buon indicatore dello status della nostra neonata attività.
Con la nostra attività chiavi in mano adesso non ci resta che fatturare.
Se anche tu ti trovi come moltissimi italiani con un progetto ma non sai come attuarlo, cosa ti serve e quali sono i passi per aprire la tua prima attività contattaci per una consulenza del tutto gratuita. I nostri consulenti analizzeranno dal punto di vista fiscale cosa serve per avviare il tuo business facendo anche una proiezione di quelle che saranno le spese da sostenere per l’avvio dell’attività e le tasse.
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