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Impatriati: nel 2024 cambiano le regole

Per gli impatriati nel 2024 cambiano le regole.

Il tema degli impatriati è stato sempre oggetto di discussione da parte del Governo.

Negli ultimi anni si è cercato di attrarre capitale umano dall’estero attraverso delle manovre che hanno portato a delle agevolazioni fiscali che nel tempo sono state sempre più competitive.

Sommario

Il nuovo regime impatriati

Le differenze con l'attuale regime

Chi si trasferisce nel 2023?

Conclusione

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Anche per il 2024 il Governo ha intenzione di mettere mano a questa normativa e, in vista della Legge di Bilancio, ha presentato delle proposte di modifica.

Proposte che questa volta però non faranno contenti coloro che stavano pensando di rientrare in Italia. Le modifiche limiteranno infatti i benefici rispetto alle norme attuali.

In questo contenuto vediamo le probabili nuove regole e quali sono le differenze con il regime attuale (molto conveniente per chi decide di trasferirsi in Italia).

Stando al Consiglio dei Ministri del 16 ottobre 2023 che ha approvato il documento programmatico e il primo disegno di Legge della Legge di bilancio 2024, il regime di vantaggio per chi decide di trasferirsi dall’estero in Italia sarà riformato e molti sicuramente non ne saranno contenti.

La proposta di legge per la riforma del regime impatriati presenta requisiti più stringenti e benefici fiscali ridotti rispetto all’attuale normativa.

Le nuove regole del regime degli impatriati prevedono una riduzione dell’agevolazione fiscale e dei requisiti più stringenti. Nello specifico, la parte di reddito detassata sarà del 50% e sarà presente un tetto al reddito agevolabile, 600.000 €.

Riguardo i soggetti che potranno aderirvi, le categorie sono le medesime dell’attuale. Parliamo di lavoratori autonomi, lavoratori dipendenti o lavoratori che producano un reddito assimilato a quello da lavoro dipendente che abbiano trasferito la loro residenza in Italia dopo un periodo all’estero. Periodo che dovrà essere di almeno tre anni.

Inoltre, per garantirsi l’agevolazione, il lavoratore dovrà risiedere in Italia almeno per il periodo agevolato, 5 anni. Pena la restituzione di quanto non versato grazie all’agevolazione di cui ha usufruito.

Altra novità introdotta dalla proposta riguarda la necessità per il lavoratore di possedere un’elevata specializzazione e qualificazione professionale. Non tutti coloro che decideranno di trasferirsi in Italia potranno essere agevolati.

Per finire, la proposta, oltre alla riduzione del beneficio, introduce un ulteriore vincolo. Quello di non poter continuare a collaborare con il proprio ex datore di lavoro estero e godere allo stesso tempo dell’agevolazione.

Vediamo in maniera dettagliata come si prospetta quindi il nuovo regime degli impatriati così come da proposta del governo.

Il nuovo regime impatriati

Per il nuovo regime impatriati, attualmente solo una proposta approvata dal Governo e NON dal parlamento (organo che fa le leggi), introduce sostanziali modifiche al vecchio regime degli impatriati.

Nello specifico, coloro che, stando alla nuova proposta, potranno aderirvi sono:

Per questi lavoratori il reddito agevolabile avrà un tetto di 600.000 € e l’agevolazione riguarderà l’abbattimento del 50% del reddito tassato.

Facendo un esempio, l’impatriato che apre partita iva e avrà un reddito annuo di € 100.000 se ne vedrà tassato solo 50.000 € secondo le regole ordinarie.

Le condizioni per ottenere questa agevolazione sono:

I nuovi requisiti, come abbiamo più volte detto in apertura, sono più stringenti rispetto alla vecchia normativa ed oltretutto si presenta un’agevolazione ridotta rispetto all’attuale.

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Le differenze con l’attuale regime

La nuova proposta mette dei paletti rispetto al precedente assetto del regime degli impatriati. Le differenze si notano sia sul piano dell’agevolazione che su quello della platea degli aventi diritto.

In primis, viene posto un tetto al reddito agevolabile e alla percentuale di base imponibile agevolata. Con la proposta 2024 la base imponibile è ridotta del 50% mentre con il precedente si andava ad una riduzione dal 70% fino al 90% a seconda della regione in cui ci si trasferiva.

In seconda analisi, la nuova agevolazione non può essere prorogata, nemmeno a condizioni meno agevolate, ma avrà una durata di cinque anni. Cinque anni che dovranno essere rispettati fino alla fine. In caso di ritrasferimento all’estero prima del termine dei 5 anni infatti, il contribuente perderà ogni diritto ai vantaggi usufruiti anche negli anni precedenti dovendo restituire le tasse non pagate. Nel precedente regime invece il lavoratore, per beneficiare dell’agevolazione avrebbe potuto rimanere in Italia anche per soli due anni.

In terzo luogo, è stato introdotto nuovamente il concetto di alta qualificazione e specializzazione che ridurrebbe di moltissimo la platea degli aventi diritto.

Per ultimo, la nuova proposta pone il freno anche alla continuazione del precedente rapporto di lavoro come autonomo o della collaborazione con il precedente datore di lavoro estero. La situazione non rara infatti che si veniva a creare era quella del trasferimento in Italia e la continuazione di fatto della medesima mansione del dipendente ma da remoto.

Se queste nuove regole dunque dovessero essere approvate in sede di legge di bilancio, molti expat che stavano pensando di ritornare in Italia potrebbero ripensarci per via delle agevolazioni ridotte o comunque del non possesso dei requisiti per aderirvi.

Adesso, questa novità ha creato non poche polemiche e le domande sono cominciate a fioccare: “Che succede a chi si trasferisce adesso, o si è appena trasferito? Chi già ne usufruisce si vedrà cambiate le carte in tavola?“.

Chi si trasferisce nel 2023?

Chi ha pianificato, sta pianificando, si è appena trasferito in Italia, sta per firmare dei nuovi contratti ha sicuramente subito uno shock. Il cambio delle regole infatti penalizza e restringe non di poco la platea degli aventi diritto all’agevolazione.

Ma in concreto come si gestirà la transizione? Chi si trasferisce nella seconda metà dell’anno e non ha acquisito la residenza fiscale sarà tagliato fuori dalla norma odierna e dovrà per forza di cose sottostare al nuovo regime 2024 rischiando di perdere i requisiti?

Sul tema, il viceministro Maurizio Leo, sul proprio profilo Facebook e attraverso un’intervista al sole24ore ha riportato che: “Riguardo alla norma sugli impatriati, va precisato che il regime attuale resterà applicabile fino all’entrata in vigore della nuova disciplina e quindi non prima dell’inizio dell’anno prossimo. Il cambio di regole non riguarderà chi avrà la residenza anagrafica nel nostro Paese entro il 31 dicembre di quest’anno”. Il viceministro dunque rassicura chi ha già programmato di rientrare in Italia nel 2023.

Stando al comunicato quindi, chi si trasferisce entro il 31/12/2023, godrà dell’attuale regime degli impatriati anche se non ha acquisito la residenza fiscale per l’anno di imposta ma solo la residenza anagrafica.

Con tutta probabilità dunque in fase di approvazione la norma subirà una modifica tenendo in considerazione invece la residenza anagrafica, cosa ancora realizzabile nei termini previsti ossia entro il 31/12/2023.

Per chi invece gode già del regime impatriati perché si è trasferito a inizio 2023 o negli anni scorsi nulla cambia. Per chi invece deciderà di trasferirsi da gennaio 2024 in avanti, se la norma dovesse essere così approvata, avrà a che fare con nuove regole del gioco.

Conclusione

In questo contenuto abbiamo visto quali sono stati i cambiamenti proposti dal governo in tema di regime impatriati, quali sono le differenze rispetto all’attuale regime e analizzato quali saranno le condizioni per usufruire dell’attuale regime per chi si è appena trasferito o pensava di trasferirsi in questa fase dell’anno.

Ovviamente, si tratta solo di una proposta approvata dal governo ma che deve essere ancora vagliata dal Parlamento, reale organo che fa le Leggi.

La legge di bilancio inoltre, viene sempre approvata nel mese di dicembre e quindi al momento non c’è nulla di certo. La norma potrebbe essere ancora rivista e corretta più volte e pertanto seguiranno senza dubbio degli aggiornamenti.

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Autore: Michele (Partitaiva24.it)
Pubblicato il: 25/10/2023
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