Dal primo luglio 2020 non è più possibile effettuare pagamenti o trasferimenti in contanti per valore superiore a 2.000 €. L’introduzione di questa nuova soglia è dettata dall’art. 18 del DL 124 2019, cd. “Collegato alla finanziaria 2020” che ha introdotto il nuovo comma 3 bis del art 49 del DLGS. 231 del 2007.
La nuova riduzione sull’utilizzo del contante era già prevista da tempo e porterà, nel 2022, ad una nuova riduzione a 1.000 € del limite massimo per i pagamenti in contanti.
Negli anni in Italia abbiamo già visto diverse fluttuazioni nell’utilizzo del contante ed abbiamo già convissuto con il limite di € 1.000 per i pagamenti. Nella tabella riassumiamo le tappe che hanno portato alla reintroduzione di questo nuovo limite.
fino al 25/127202 | 10.329,14 € |
dal 26/12/2002 al 29/4/2008 | 12.500 € |
dal 30/4/2008 al 23/6/2008 | 5.000 € |
dal 25/6/2008 al 30/5/2010 | 12.500 € |
dal 31/5/2010 al 12/8/2011 | 5.000 € |
dal 13/8/2011 al 5/12/2011 | 2.500 € |
dal 6/12/2011 al 21/12/2015 | 1.000 € |
dal 22/12/2015 al 30/6/2020 | 3.000 € |
dal 1/7/2020 al 31/12/2021 | 2.000 € |
Con la nuova modifica sull’utilizzo del denaro contante dal 1 luglio non è più possibile effettuare pagamenti tra soggetti diversi, persone fisiche o persone giuridiche (per esempio le società), in un’unica soluzione per importi superiori a € 2.000.
La volontà del legislatore è chiara, combattere l’evasione fiscale. L’evasione ed il sommerso, in Italia, come tutti sappiamo, sono problemi ancora ben lontani dall’essere risolti. Negl’anni la riduzione della soglia dell’utilizzo del contante è stata una misura spesso adottata che però non ha mai portato ad i risultati sperati.
Negli ultimi mesi, “grazie” all’emergenza sanitaria dettata del corona virus i pagamenti tracciabili hanno subito un’impennata. Vendite online e pagamenti tramite POS sono aumentati come conseguenza del lockdown, distanziamento sociale al fine di ridurre per quanto possibile il contatto.
Chiaramente l’introduzione di questo nuovo limite per pagamenti in contanti non è stata dettata dall’emergenza covid ma come anticipato era già in programma da tempo.
La nuova soglia per l’utilizzo dei contanti per pagamenti e trasferimenti di denaro contante limiterà nel complessivo il valore oggetto di trasferimento e si applicherà anche per le operazioni frazionate. Per operazioni frazionate si intende quelle operazioni formate da diversi pagamenti inferiori al limite voluti che tentano appunto di aggirare la norma.
Le operazioni frazionate però non sono vietate. Il frazionamento dei pagamenti è concesso nei casi in cui sia previsto dalla prassi commerciale o da accordi contrattuali. Ne segue che sarà possibile continuare ad acquistare un’auto a rate pagando in contanti o pagare le prestazioni del dentista con degli acconti.
Se c’è un accordo tra le parti per un pagamento rateale per l’acquisto di un prodotto o un servizio di un valore superiore a 2.000 €, i diversi pagamenti possono avvenire in contanti.
Come detto, dal 1 luglio 2020 non è più possibile effettuare pagamenti o trasferimenti di denaro in contanti per un valore superiore a € 2.000.
Tale limitazione ha l’obbiettivo di combattere il sommerso e cercare di ridurre l’evasione. Il governo cerca di canalizzare i flussi di denaro attraverso gli intermediari abilitati (banche e poste).
È bene precisare che continua ad essere permesso il versamento ed il prelievo di una somma superiore a € 2.000 sul e dal proprio conto-corrente. La norma infatti riporta che la limitazione vale per i pagamenti ed i trasferimenti verso altri soggetti.
Le sanzioni previste per coloro che non rispetteranno il limite non sono lievi. Per le violazioni tra il 1/07/2020 e il 31/07/2021 è prevista una sanzione minima di € 2.000 fino ad un massimo di € 50.000.
Insieme all’introduzione del nuovo limite sull’utilizzo dei contanti del Decreto Fiscale collegato alla legge di bilancio del 2020 è stato previsto un credito d’imposta per incentivare i pagamenti tracciabili.
Parliamo di un credito d’imposta pari al 30% delle commissioni addebitate per le transazioni effettuate mediante carte per consentire l’acquisto ad i clienti di prodotti o servizi tramite POS.
Ciò non significa però che l’utilizzo del POS adesso sia obbligatorio. Chi se ne doterà potrà ottenere un credito d’imposta del 30% delle commissioni per il suo utilizzo.
La non obbligatorietà dello stesso è una conseguenza della mancata approvazione, in fase di conversione del decreto, delle sanzioni previste non si sia data la possibilità di acquisto tramite carta.
Ad oggi rimane la possibilità di usufruire del credito d’imposta ma non c’è nessun obbligo e nessuna sanzione non venga data ai clienti possibilità di pagare con carta.
Tolte le sanzioni, in ogni caso, con l’introduzione del nuovo decreto fiscale il governo con il credito d’imposta ha l’obiettivo d’incentivare l’introduzione del POS per i possessori di partita IVA.
Coloro che potranno beneficiare del nuovo credito d’imposta del 30% delle commissioni bancarie per pagamenti tramite carta sono le imprese ed i lavoratori autonomi con ricavi o compensi inferiori a € 400.000. Il beneficio potrà essere usato solo in compensazione tramite F24 a partire dal mese successivo a quello di sostenimento della spesa.
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