Se c’è un libro che nelle ultime settimane è sulla bocca di tutti (oggetto di commenti, podcast, recensioni, stupore diffuso) è quello di Reed Hastings, il fondatore e CEO di Netflix.
Il libro ha già un titolo che incuriosisce: L’unica regola è che non ci sono regole. Sebbene la copertina graficamente lasci il tempo che trovi, il contenuto invece è di assoluto valore. Francamente, lo dico senza girarci intorno, è uno dei libri di business che più io abbia apprezzato negli ultimi anni; lo colloco nella mia classifica personale tra i migliori 10 libri da leggere per chi ama fare impresa.
Anche i riassunti e le recensioni che trovate online o sui magazine non sono minimamente paragonabili con la lettura diretta del libro perché ognuno di voi potrà cogliere una marea di spunti diversi in base al suo lavoro, ruolo e mansione all’interno di un’organizzazione.
In primis questo non è un libro sulla storia di Netflix, non spiega bene come il founder ha creato l’azienda, non si dilunga sui problemi tipici delle startup e non si accenna nemmeno all’ecosistema della Silicon Valley fatto di campus, tornei di frisbee e palestre a posto degli uffici. Questo è un libro che parla invece di cultura, di persone, di talento, di metodo. Senza scadere mai nella retorica farete un viaggio che vi farà comprendere la cultura Netflix e l’approccio che sta dietro ad un caso di successo mondiale: come pensano i dipendenti e i manager, come vengono selezionati i migliori, cosa accade a chi non performa adeguatamente, le enormi libertà e responsabilità di cui godono le persone, il contesto di sincerità e di scambio continuo di feed-back tra colleghi.
Questo libro smonta completamente il mainstream degli ultimi anni che vedono le procedure, i KPI e l’implementazione di sistemi di controllo di gestione come gli ingredienti fondamentali del successo di un’azienda. Hastings smonta completamente questo paradigma “oggi perfino modaiolo” andando dritto al punto: “se assumi in un certo modo e crei un ambiente eccellente, ricco di creativi e di persone di assoluto valore, puoi concedere ampia libertà e autonomia senza ricorrere a procedure asfissianti, controlli eccessivi, KPI, ecc”.
Il founder, anzi, su questo fronte è molto schietto: “procedure e KPI tendono ad allontanare i creativi e le persone di valore e così facendo metti a repentaglio il futuro della tua azienda”.
Leggendo queste pagine ho appreso un concetto importante: la densità di talento. Nel libro si dice in soldoni che Netflix non è una famiglia ma una squadra.
Conta il talento delle persone assunte che sanno dialogare e rapportarsi con altre persone di assoluto talento e valore. Da qui il concetto di densità e quindi l’assenza di “stronzi brillanti” o di superstar che non sanno fare gioco di squadra. Si vive quotidianamente un contesto collaborativo, schietto e sincero e tutto ciò rende le persone sempre più creative, motivate, responsabili e perfino più efficienti.
Inoltre senza girarci intorno viene ribadito che se non sei utile alla squadra vieni messo alla porta con una degna buonuscita. Quest’ultimo aspetto non è da sottovalutare: incapaci o persone sleali mettono a repentaglio la densità di talento tanto ricercata.
Numerosi commentatori e lettori del libro qui in Italia si stanno soffermando eccessivamente sulla “policy ferie” di Netflix come se questo fosse il concetto più importante e senza capire invece come questa sia una conseguenza dell’aver fatto prima un buon lavoro sul contesto organizzativo interno. In Netflix non ci sono limiti al numero di giorni di ferie (puoi prenderne quante ne vuoi) ed inoltre, se non stacchi mai dal lavoro, rappresenti un pessimo esempio da non imitare. Vallo a spiegare ai consulenti delle big four…
Per chi vive immerso nel mondo del lavoro “italiota” si fa davvero fatica a digerire tale “rivoluzione”, la si reputa utopistica e fiabesca e si ribatte subito con il solito ritornello “si, ma in Italia non si può fare”.
Il problema principale è che ci si dimentica che Netflix non è la PincoPallo e figli SNC che produceva un tempo bulloni e oggi invece li compra dalla Cina in white-label. Prima bisogna costruire un sistema di prodotto geniale, una cultura organizzativa basata su fiducia e libertà, una squadra di campioni, un contesto degno di essere vissuto da persone eccellenti e infine concedere i benefit e tutto quanto di “stravagante” ci sia in Netflix.
La sfida in Italia, al netto di un contesto normativo che sicuramente non aiuta, rimane quella di smontare e ricostruire completamente il cuore delle organizzazioni. Puoi concedere ampia libertà e autonomia al tuo personale dipendente se prima hai creato un ambiente davvero innovativo, creativo, basato su fiducia e senso di responsabilità vissuto da persone di vero talento focalizzati su obiettivi ambiziosi e stimolanti.
Se, al contrario, la cultura organizzativa della tua azienda fa decisamente schifo, non ti fidi dei tuoi collaboratori e hai persone svolgiate che guardano continuamente l’orologio per fuggire via alle 18.30, sicuramente ti mancano le basi per importare la rivoluzione Netflix dentro la tua impresa.
Si è chiaro: se concedessi oggi ferie illimitate ai tuoi dipendenti, senza aver fatto tutto il lavoro propedeutico sul contesto organizzativo, i tuoi collaboratori ne abuserebbero sicuramente.
Ma non stanno sbagliando loro con abusi e disonestà, hai sbagliato tu. Reinventa prima la tua organizzazione. Rendila una calamita di talenti! Prova, sperimenta e poi facci sapere se Netflix ha cambiato anche la tua vita lavorativa o abbia impattato con i suoi servizi solo sul tuo tempo libero.
Roberto Scurto
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