Tra le molte professioni che abbiamo analizzato nel nostro blog, una che ancora manca è la figura dell’assistente virtuale. Quella dell’assistente virtuale è una delle moltissime professioni che si sono sviluppate grazie alle possibilità che il web offre.
L’assistente virtuale però, non deve essere inteso come un professionista che assolve i compiti della classica segretaria. Non è raro infatti, che dietro al PC si trovi un vero e proprio professionista in grado di lavorare in moltissimi ambiti attraverso le proprie conoscenze trasversali. Il contenuto di oggi, ha lo scopo di descrivere l’attività dell’assistente virtuale al fine di ricavarne l’inquadramento e fornire le linee guida per un corretto avvio dell’attività da un punto di vista fiscale e contributivo.
Per le imprese ed i professionisti che basano la loro attività sul web la figura dell’assistente virtuale potrebbe rivelarsi un vero e proprio valore aggiunto, dalla risoluzione dei classici problemi organizzativi quotidiani fino a delle vere e proprie collaborazioni in termini di consulenza per esempio nel web marketing.
In questo senso, l’assistente virtuale si configura come un’attività di lavoro autonomo che fornisce da remoto i propri servizi ai clienti committenti.
Oggi questa attività viene intrapresa per esempio, da ex dipendenti che hanno deciso di mettersi in proprio, dai più giovani che cercano di arrotondare e pagarsi gli studi o da professionisti che hanno del tutto trasformato la loro attività.
È una maniera nuova di lavorare da remoto fornendo allo stesso tempo la stessa professionalità di un collaboratore “fisico”. Per diventare assistente virtuale, oltre alla conoscenza del proprio settore professionale è molto importante il sapere usare tutti gli strumenti messi a disposizione dal web per promuovere al meglio la propria attività professionale.
Definito chi è l’assistente virtuale, vediamo come si fa ad avviare la propria attività ed essere in regola con il fisco al 100%.
Come più volte visto nei nostri articoli, nel caso in cui la nostra attività diventi abituale e continuativa o cominciamo solo a pubblicizzarci sorge l’obbligo di apertura della partita IVA.
Detto questo, per l’assistente virtuale, la partita IVA può essere aperta recandosi all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate più vicino, compilare con attenzione il modello AA9\12 e consegnarlo all’impiegato allo sportello. La procedura è molto veloce tuttavia, in sede di compilazione dovranno essere scelti sia il codice ATECO che il regime fiscale da adottare.
Ricordiamo che la scelta del codice ATECO è molto importante. Questo codice infatti, identificherà l’attività che il professionista andrà a svolgere. Inoltre, scegliere un codice piuttosto che un’altro potrebbe pregiudicare la vostra iscrizione alla gestione separata INPS piuttosto che alla vostra cassa professionale d’appartenenza se professionista ordinicistico.
Sembra tutto facile ma, aprire una partita IVA non è così semplice come appare. Aprirla è solo il primo passo dopo di che questa deve essere anche gestita. Degli errori in sede di apertura come la scelta del regime fiscale o del codice ATECO sbagliato possono costare caro. Consigliamo sempre di affidarsi ad un professionista, egli capirà la vostra situazione e saprà consigliarvi la soluzione migliore.
Oltre al codice ATECO, in sede di apertura è importante anche il regime fiscale da scegliere per l’assistente virtuale. Attualmente, per chi decide di aprire partita IVA, il regime più conveniente è il regime forfettario. Per poter aderire a tale regime ci sono però dei requisiti da rispettare:
Ricordiamo che fino al 2022 il tetto massimo di reddito era di € 65.000 che è stato innalzato a € 85.000 con l’approvazione della legge di bilancio 2023.
Attenzione però! Sono previste delle cause di esclusione dal regime forfettario (anche se si è in possesso dei requisiti elencati sopra) ai sensi dell’art. 1, comma 57, legge n. 190/2014. Nel caso specifico del grafico:
Una volta constatato di avere i requisiti per aderire al regime forfettario, si potrà procedere ad aprire la partita IVA.
Il regime forfettario è un regime fiscale esente da IVA. Nelle fatture dell’assistente virtuale quindi non sarà presente l’IVA. La mancanza dell’IVA oltre ad una maggiore competitività all’interno del mercato perché permetterà di applicare prezzi più bassi per le proprie prestazioni porterà anche ad un risparmio dal punto di vista del professionista che seguirà l’assistente virtuale nella gestione della partita IVA. Questo perché l’assenza di IVA semplifica molti adempimenti del commercialista.
Un altro dei vantaggi del regime forfettario è la presenza di un’imposta sostitutiva con un’aliquota molto bassa del 5% o 15% a seconda se si aderisce al regime forfettario start-up o meno. La presenza di un’imposta sostitutiva significa che non si pagheranno né IRPEF, IRAP o altre imposte addizionali. Si dovrà pagare solo un’imposta.
Il regime forfettario, oltre ad essere esente IVA, è esente anche dalla ritenuta d’acconto. Con questo, regime non si dovrà inserire nessuna ritenuta d’acconto in fattura in quanto l’assistente virtuale è soggetto ad un’unica imposta sostitutiva sui suoi ricavi che dovrà versare egli stesso. Ne consegue che su qualsiasi fattura verrà incassato il 100% dell’importo.
L’assistente virtuale in regime forfettario pagherà sul reddito imponibile, determinato moltiplicando i ricavi percepiti con il coefficiente di redditività previsto per il suo codice ATECO, un’imposta in misura pari al 15%.
Ricordiamo che nel caso di start-up, invece, è prevista una riduzione dell’aliquota d’imposta che sarà pari al 5% anziché al 15% per i primi cinque anni dall’avvio dell’attività, dopodiché si passerà all’aliquota normale del 15%.
Facciamo subito un esempio.
Ipotizziamo che il nostro assistente virtuale startup, nel suo primo anno di attività, raggiunga un fatturato di € 25.000.
Fatturato € 25.000
Coefficiente di redditività previsto per questa attività: 78%
Calcolo delle imposte: (25.000 * 78%) x 0,05 = € 975
Nel caso in cui l’assistente virtuale sia un professionista senza cassa, procederà all’iscrizione alla gestione separata INPS per il suo trattamento previdenziale. Riguardo la contribuzione, i contributi dell’assistente virtuale saranno calcolati in percentuale sullo stesso imponibile calcolato sopra. L’aliquota di riferimento è pari al 25,72%.
Inoltre, ricordiamo che per i contribuenti che fanno capo alla gestione separata INPS non c’è una quota fissa annuale da pagare. L’assistente virtuale infatti, verserà contributi solo se avrà conseguito dei ricavi.
Ipotizziamo sempre un calcolo approssimativo con il nostro fisioterapista che ha un fatturato di € 25.000.
Fatturato € 25.000
Coefficiente di redditività previsto per questa attività: 78%
Calcolo dei contributi previdenziali: (25.000 x 78%) x 25,72% = Euro 5.015,4
Nota importante! Nel caso in cui il professionista decide di aprire la partita IVA ad esempio nel 2020, imposte e INPS relativi al 2020 saranno pagati nell’estate del 2021.
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