Dopo il nostro articolo riguardo il consulente marketing, molti clienti ci hanno contattato per avere informazioni riguardo l’inquadramento di un generico consulente aziendale. Il discorso sulle imprese che si avvalgono sempre più spesso di collaboratori esterni infatti, non vale solo per il campo del marketing ma per tutte le funzioni aziendali. Moltissimi professionisti dunque decidono di procedere con l’apertura della partita IVA e mettere a disposizione le loro conoscenza per le imprese.
Con il contenuto odierno, daremo dei consigli a coloro che hanno intenzione di aprire la partita IVA come consulente aziendale fornendo anche degli esempi sul suo trattamento fiscale e contributivo.
Sommario
Partita iva o prestazione occasionale?
Il regime forfettario per il consulente aziendale
L’obbligo di rispettare il fatturato per il consulente aziendale
Come aprire la partita iva online per consulente aziendale
I vantaggi del regime forfettario per il consulente aziendale
Le semplificazioni in materia di IVA
Un’unica imposta
Nessuna ritenuta d’acconto
Quanto paga di imposte un consulente aziendale?
Non ci stancheremo mai di ribadire che se non si superano i 5000 € di reddito non si ha l’obbligo di aprire la partita IVA ma si può lavorare con la prestazione di lavoro occasionale o il contratto di prestazione occasionale “prestO” è una storia falsa. Il motivo per cui l’apertura della partita IVA diventa un obbligo sia per il caso del consulente aziendale come per qualsiasi altra professione è l’abitualità e la continuità dell’attività.
Finché si svolge una prestazione occasionale, e quindi saltuaria e non abituale, non c’è l’obbligo dell’apertura della partita IVA. Se invece l’attività svolta sia costante, anche se si guadagnano meno di 5000 € annui, sorgerà l’obbligo dell’apertura della partita IVA. Per il fisco l’attività sarà intesa come abituale ed il principio di occasionalità viene meno.
Il primo passo per aprire una partita IVA come consulente aziendale è quello di individuare il regime al quale il titolare della partita IVA può aderire. Il regime più conveniente per chi decide di avviare un’attività è il regime forfettario. Per poter aderire a tale regime ci sono però dei requisiti da rispettare:
Attenzione però! Sono previste delle cause di esclusione dal regime forfettario (anche se si è in possesso dei requisiti elencati sopra) ai sensi dell’art. 1, comma 57, legge n. 190/2014. Nel caso specifico del consulente aziendale:
Una volta constatato di avere i requisiti per aderire al regime forfettario, si potrà procedere con l’apertura della partita IVA.
I vantaggi di cui parleremo più avanti nel nostro articolo devono essere messi in relazione però con gli obblighi per usufruire per le agevolazioni del regime. La più importante senza dubbio è quello di non superare i 85.000 € di fatturato annuo.
Certamente vi starete chiedendo: “E se supero i 85.000 € annui cosa succede?”
Non allarmatevi, superando la soglia dei 85.000 € si potrà continuare ad operare in regime forfettario fino ad un fatturato di 100 mila. In tale ipotesi, a partire dal 1 gennaio dell’anno successivo si passerebbe automaticamente in regime IVA normale con tutti gli adempimenti conseguenti. Se invece si superassero anche i 100 mila euro nell’anno in corso saranno dolori. Al superamento di tale soglia infatti automaticamente già nell’anno in corso si dovrà adottare il regime di contabilità semplificata con tassazione IRPEF ordinaria e sarà necessario anche applicare l’iva sulla fattura che determinerà il superamento dei 100 mila euro di fatturato.
Una volta verificati i requisiti per il regime forfettario, la partita IVA può essere aperta entrando sul sito dell’Agenzia delle Entrate compilando il modello AA9\12 ed indicando in questa fase l’eventuale adesione al regime forfettario. In questa sede, si dovrà anche scegliere il codice Ateco che indica l’attività che si andrà a svolgere.
Ricordiamo che il codice da consulente aziendale, in generale appartiene a quella categoria di codici Ateco che fa capo alla gestione separata INPS. Di fatto, considerando che il consulente aziendale rientra nel settore della libera professione ne segue che non dovrà fare iscrizione in Camera di Commercio e di conseguenza all’iscrizione alla gestione INPS commercianti/artigiani. In ogni caso, è bene richiedere una consulenza preliminare da parte di un esperto prima di commettere degli errori. Molti con il fai da te, sono finiti per sbagliare il proprio inquadramento e arrivare a pagare sanzioni molto salate.
Partiamo subito con il primo vantaggio.
Il regime forfettario è un regime fiscale esente da IVA. Nelle fatture del consulente aziendale quindi non sarà presente l’IVA. La mancanza dell’IVA oltre ad una maggiore competitività all’interno del mercato perché permetterà di applicare prezzi più bassi per le proprie prestazioni porterà anche ad un risparmio dal punto di vista del professionista che seguirà il consulente aziendale nella gestione della partita IVA. Questo perché l’assenza di IVA semplifica molti adempimenti del commercialista.
Un altro dei vantaggi del regime forfettario è la presenza di un’imposta sostitutiva con un’aliquota molto bassa del 5% o 15% a seconda se si aderisce al regime forfettario start-up o meno. La presenza di un’imposta sostitutiva significa che non si pagheranno né IRPEF, IRAP o altre imposte addizionali. Si dovrà pagare solo un’imposta. Nessun Regime Fiscale prevede tasse così basse.
Il regime forfettario, oltre ad essere esente IVA, è esente anche dalla ritenuta d’acconto. Con questo, regime non si dovrà inserire nessuna ritenuta d’acconto in fattura in quanto il consulente aziendale è soggetto ad un’unica imposta sostitutiva sui suoi ricavi che dovrà versare egli stesso. Ne consegue che su qualsiasi fattura verrà incassato il 100% dell’importo.
Il consulente aziendale in regime forfettario pagherà sul reddito imponibile, determinato moltiplicando i ricavi percepiti con il coefficiente di redditività previsto per il suo codice Ateco, un’imposta in misura pari al 15%.
Ricordiamo che nel caso di start-up, invece, è prevista una riduzione dell’aliquota d’imposta che sarà pari al 5% anziché al 15% per i primi cinque anni dall’avvio dell’attività, dopodiché si passerà all’aliquota normale del 15%.
Procediamo ad un esempio per essere più immediati. Ipotizziamo che il nostro consulente aziendale startup abbia un fatturato annuo di € 30.000:
Fatturato € 30.000
Coefficiente di redditività previsto per un codice Ateco generico: 78%
Calcolo delle imposte: (30.000 * 78%) x 0,05 = € 1.170
I contributi INPS saranno calcolati sullo stesso imponibile calcolato nell’esempio del paragrafo precedente. Questi ricordiamo che saranno parti al 25,72% del fatturato e non c’è una quota fissa annuale INPS da pagare. Il consulente aziendale verserà contributi solo se avrà conseguito dei ricavi.
Ipotizziamo sempre un calcolo approssimativo con nostro consulente aziendale che ha un fatturato di € 30.000.
Fatturato € 30.000
Coefficiente di redditività previsto per un codice Ateco generico: 78%
Calcolo dei contributi previdenziali: (30.000 x 78%) x 25,72% = € 6.018
Nota importante! Nel caso in cui il professionista decide di aprire la partita IVA ad esempio nel 2019, contributi e INPS relativi al 2019 saranno pagati nell’ estate del 2020.
Buongiorno,
esempio concreto: apro la partita iva nel 2021 presso Agenzia Entrate (regime forfettario start-up), per quanto riguarda i contributi INPS relativi al 2021, primo anno di attività quindi, e che saranno versati nel 2022, esiste un importo minimo affinché possano essere considerati dall’INPS sufficienti a coprire l’intero anno (2021) a livello previdenziale/pensionistico ? Cosi per gli anni successivi ?
Buongiorno Luigi,
l’importo minimo contributivo per aver accreditato un anno intero è di circa 3.700 €. Dipende comunque dalla gestione previdenziale di tuo riferimento. Se sei iscritto alla gestione separata, ti consiglio la lettura di questo contenuto. https://partitaiva24.it/come-funziona-la-gestione-separata-inps/
Buongiorno, una domanda:
65.000 sono il reddito netto? mi spiego: se incasso 100.000 ma ho 40.000 di costi ( affitto ufficio, affitto autovettura ecc. ) significa che i calcoli di irpef e contributi li faccio sul 60.000?
grazie
saluti
Antonio
Buonasera Antonio,
no, nel regime forfettario è da considerare il fatturato ovvero il totale degli incassi annuali. Per mantenere il regime agevolato anche l’anno dopo sarà necessario rimanere sotto i 65.000 € di incassi.
Inoltre mi sembra che per il regime forfettario non ci sia possibilità alcuna di scaricare costi relativi all’attività svolta
Marco.