Sarà sicuramente capitato a tutti, durante la propria vita, di dimenticare di pagare qualcosa: una bolletta, l’abbonamento in palestra o anche delle tasse.
L’omissione di un pagamento, certamente, non viene effettuato solo per una dimenticanza, ma può dipendere da moltissimi altri motivi, come per esempio una situazione economica difficile o degli errori di valutazione.
Ma se non si pagano le tasse in tempo cosa succede? Si può regolarizzare? Come si fa?
Diciamo subito che il mancato pagamento può essere regolarizzato ed è possibile farlo attraverso l’istituto del ravvedimento operoso. Questo istituto, infatti, permette di saldare eventuali versamenti omessi riducendo di molto il valore degli interessi e delle sanzioni.
Vediamo come funziona.
Con il ravvedimento operoso viene permesso al contribuente di regolarizzare la propria posizione in maniera spontanea, per eventuali omissioni nei confronti dell’erario, attraverso l’aggiunta di una sanzione ridotta. L’importo della sanzione sarà variabile e dipenderà dalla tempestività con la quale il contribuente intenderà regolarizzare la sua posizione.
L’istituto del ravvedimento operoso può essere utilizzato per porre rimedio ai mancanti versamenti dell’imposte: IRPEF; Imposta sostitutiva, IRAP, ritenute d’acconto, IVA ecc…
A partire del 2015, anno in cui è stato modificato, il ravvedimento operoso può essere utilizzato da tutti i contribuenti.
Prima delle modifiche, infatti, per poterlo adoperare dovevano sussistere determinate condizioni:
Queste condizioni, come detto prima, non devono essere più rispettate ed il ravvedimento operoso, ad oggi, non è più una strada percorribile per il contribuente solo nel caso di un atto di liquidazione o di accertamento. Inoltre, non lo sarà nel caso di notifica e ricezione di una cartella esattoriale.
Il consiglio è, comunque, quello di regolarizzare la propria posizione in tempi abbastanza rapidi, in quanto le tempistiche di notificazione del debito nei confronti dell’erario sono diventate molto più rapide con l’informatizzazione ed una cartella non tarda più diversi anni per essere notificata.
Come abbiamo accennato in apertura, a seconda di quando vorrà regolarizzare la propria posizione debitoria, il contribuente dovrà pagare delle sanzioni e degli interessi più o meno alti.
Con l’art. 12 del d. lgs. 471/1997 le sanzioni ordinarie sono state fissate pari al 30% delle somme non versate o versate in ritardo. Le sanzioni, però, sono ridotte se il contribuente regolarizza tempestivamente la propria posizione.
Il decreto legislativo n. 158/2015, successivamente, ha modificato la normativa sulle sanzioni per ritardati od omessi versamenti, riducendo della metà quelle ordinarie per i versamenti effettuati entro 90 giorni dalla scadenza. In questi casi, infatti, la sanzione passa dal 30% al 15%.
Oltre alla sanzione del 15% o del 30%, si devono tenere in considerazione ulteriori riduzioni.
A seconda del ritardo con cui si regolarizzerà la propria posizione, possiamo infatti distinguere:
Per calcolare il ravvedimento sono necessarie 4 informazioni fondamentali:
Per prima cosa sarà necessario calcolare l’importo della sanzione e, successivamente, quello degli interessi. Il calcolo dell’interesse si ottiene moltiplicando il valore dell’imposta per il tasso d’interesse (che al momento è dello 0,1%) per i giorni e dividendo il tutto per 365.
Sommiamo, quindi, il valore dei tre importi per ottenere quello del ravvedimento operoso.
Supponiamo che il nostro debito non pagato sia di 632 €, la sanzione applicata sia del 4 %, il ritardo nel pagamento di 100 giorni e il tasso di interesse dello 0,1 %.
Sanzione: 632 € x 4 % = 25,28 €
Interesse: 632 € x 0,1% x 100 / 365 = 0,173 €
Totale ravvedimento € (632 + 25,28 +0,173) = 657,45 €
N.B. La percentuale della sanzione è un valore utilizzato solo a scopo esemplificativo e non corrisponde alla percentuale della reale sanzione.
Per pagare i ravvedimenti operosi i moduli da utilizzare saranno:
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