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Come risparmiare sui contributi INPS se hai una SRL

Chi ha una SRL gode di benefici fiscali non indifferenti, non ci sono dubbi. Se non si sta attenti, però, l’esborso per i contributi previdenziali vanifica gli importanti vantaggi in termini di imposte.

Spesso, nelle nostre consulenze preliminari relative all’apertura di una SRL, molti clienti ci pongono dei quesiti su come inquadrare sé stessi, i propri parenti, familiari all’interno delle loro imprese. Domande su cosa sia meglio fare e la tipologia di inquadramento da scegliere (socio, socio-amministratore, amministratore non socio o addirittura dipendente) sono all’ordine del giorno.

A tali quesiti si aggiunge la doverosa riflessione sui cosiddetti “costi” che devono affrontare i soci lavoratori. Questi, infatti, a prescindere da un’eventuale distribuzione di utile, sono comunque personalmente sottoposti ad una contribuzione obbligatoria verso INPS. Parliamo, nello specifico, della gestione commercianti artigiani (complessivamente circa 3.800 euro annui che il singolo socio lavoratore dovrà pagare all’INPS in 4 rate annuali, una ogni 3 mesi). Andiamo ad analizzare le fattispecie più comuni per inquadrare noi stessi, un familiare, un amico o un parente all’interno della SRL che stiamo per costituire.

Sommario

Chi lavora, paga

Quanto costa l'inps gestione commercianti/artigiani

Il socio lavoratore è sottoposto alla contribuzione INPS

Srl con più soci, non tutti devono pagare l'inps

Il socio di una srl che è già iscritto alla gestione commercianti

Il socio lavoratore già dipendente altrove non paga nulla

Amministratore di srl che è anche socio lavoratore

L'amministratore di srl che non è socio

Il dipendente di una SRL se è un familiare

Una srl con nessun iscritto all'inps commercianti

Srl con un minimo esborso inps del socio lavoratore (soluzione rapida)

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Chi lavora, paga

Prima di affrontare il tema di chi è obbligato a pagare i contributi in una SRL e chi invece no, è bene, innanzitutto, comprendere le regole generali.

Coloro che devono iscriversi alla gestione INPS commercianti e artigiani sono in generale:

Nel caso di società, dunque, sono obbligati all’iscrizione all’INPS i soci che partecipano al lavoro aziendale con carattere di abitualità e prevalenza.

È bene precisare (dato che in questo articolo il nostro focus è sulla SRL) che non è contemplato il requisito del possesso della piena responsabilità della società, né dell’assunzione di tutti gli oneri e dei rischi relativi alla sua gestione. L’obbligo di assicurarsi ricade sui soci lavoratori ed è esteso ai familiari coadiutori.

Quanto costa l’inps gestione commercianti/artigiani

Essere iscritti alla gestione INPS commercianti o artigiani comporta un esborso minimo di 3.800 euro circa ogni anno (in 4 rate trimestrali) a prescindere dal reddito percepito. Tale importo si basa su un reddito minimale di euro 15.710 fissato a tavolino.

Praticamente su questo importo si applica un’aliquota pari al:

Ricordiamo che è l’INPS stessa a preparare i modelli F24 per effettuare i versamenti e li rende disponibili sul cassetto previdenziale dei contribuenti; le 4 rate si pagano alle scadenze fisse del 16 Maggio, 20 Agosto, 16 Novembre, 16 Febbraio.

Come abbiamo accennato prima, i commercianti e gli artigiani non pagano soltanto il minimale (le 4 rate per un importo complessivo di 3.800 euro). Se il loro reddito dovesse eccedere i 15.710 euro annui, su tale differenza vanno pagati ulteriori contributi (chiamati contributi eccedenti il minimale) che ammontano a circa il 24% di tale eccedenza.

Se, ad esempio, il reddito annuo è di 25.000 euro, fino a 15.710 euro si è coperti (dato che si sono versati i contributi sul minimale), ma sui restanti 9.290 € (25.000 – 15.710) un commerciante pagherà, in sede di dichiarazione dei redditi, anche il 24% su tale importo. Parliamo, quindi, di 2.230 euro di contributi eccedenti il minimale (9.290 x 24%).

Il socio lavoratore è sottoposto alla contribuzione INPS

Partiamo da un principio di buon senso condiviso nella stragrande maggioranza dei casi: nelle società a responsabilità limitata almeno un socio che si dedica al lavoro operativo di tutti i giorni ci dovrebbe essere.

È impensabile, almeno per l’INPS, che nessuno dei soci partecipi all’attività dell’impresa, a maggior ragione nei casi in cui non ci siano dipendenti e collaboratori.

Nel caso di una SRL unipersonale (o SRL a socio unico), a prescindere che questa sia semplificata o meno, è quasi impossibile per l’unico socio sfuggire al pagamento dei contributi INPS fissi (circa 3.800 euro complessivi da pagarsi in 4 rate annuali) e all’eventuale contribuzione eccedente il minimale se ad esempio l’utile “fiscale” della SRL superasse i 15.710 euro.

Ricordiamo che i soci lavoratori sottoposti all’INPS sono obbligati al versamento di tali contributi anche se la SRL non distribuisce nemmeno un centesimo di utile al socio una volta approvato il bilancio. Se la SRL chiudesse, quindi, con un reddito fiscale superiore ai 15.710 euro, il socio lavoratore pro quota dovrebbe pagare anche i contributi eccedenti il minimale.

Facciamo un esempio:

In questo caso, il socio A, che durante l’anno ha già pagato 3.800 euro di contributi fissi, pagherà in sede di dichiarazione dei redditi personale anche i contributi eccedenti il minimale, poiché il reddito da partecipazione nella X SRL pro-quota sarà il 50% di 60 mila euro, ovvero 30 mila euro. Siccome la cifra di 30 mila euro supera la soglia di 15.710, su tale differenza (30.000 – 15.710) pagherà il 24% di contributi eccedenti il minimale, ovvero 3.430 euro circa.

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Srl con più soci, non tutti devono pagare l’inps

Nel caso in cui la SRL è costituita da più soci, non necessariamente tutti devono essere considerati “soci lavoratori”. Capita spesso, infatti, che due o più persone condividano uno scopo sociale insieme, ma perseguano tale fine con modalità diverse.

Alcuni soci, infatti, presteranno direttamente la propria attività lavorativa all’interno dell’impresa, altri invece si limiteranno ad apportare il capitale (i cosiddetti soci di capitale). Quest’ultimi, essendo semplicemente degli investitori in attesa di percepire la quota di utile loro spettante, non prestano alcuna attività all’interno dell’impresa e per tale motivo non sono sottoposti all’INPS. In altre parole, in sede di comunicazione unica, quando si sta per attivare la SRL, il commercialista dirà all’INPS quali soci rivestono il ruolo di soci lavoratori e quali si limitano, invece, ad apportare il solo capitale.

Inoltre, se ad esempio il socio lavoratore ha una quota minima della SRL, eventuali contributi eccedenti il minimale avrebbero un impatto più leggero o nullo sulle sue tasche. Se, ad esempio, la SRL avesse un reddito ai fini fiscali di 25 mila euro annui e il socio lavoratore avesse soltanto il 50% delle quote, non scatterebbe per lui alcun contributo eccedente il minimale, dato che la quota di utile teorica sarebbe il 50% di 25 mila euro, ovvero 12.500 euro, inferiore alla soglia dei 15.710 euro.

Il socio di una srl che è già iscritto alla gestione commercianti

Altra riflessione che facciamo spesso con i clienti è analizzare lo status di tutti i potenziali soci di SRL.

Capita di frequente che il socio di una SRL abbia già un’attività imprenditoriale che svolge in forma autonoma con la partita IVA individuale e questi sia già sottoposto all’iscrizione INPS artigiani-commercianti. In questo caso, qualora dovesse anche assumere la veste di socio lavoratore della SRL, non dovrà pagare due volte i contributi minimi obbligatori (3.800 euro circa all’anno), ma la posizione contributiva sarà sempre unica, dato che impatta sul socio e non sulle imprese da lui detenute.

Ovviamente, se la sua ditta individuale chiuderà con un reddito di 20.000 euro e la sua quota di reddito dovuta alla partecipazione nella SRL fosse, ad esempio, 30.000 euro, la contribuzione INPS si baserebbe su imponibile complessivo di 50.000 euro e, quindi, su circa 34.000 euro sarebbe dovuta la contribuzione eccedente il minimale del 24%.

Il socio lavoratore già dipendente altrove non paga nulla

I soci lavoratori di SRL potrebbero in alcuni casi essere anche lavoratori dipendenti con regolare busta paga presso altre imprese.

Se, ad esempio, lo stesso soggetto fosse un lavoratore dipendente full-time (40 ore settimanali) e contemporaneamente fosse socio lavoratore di altra SRL, non dovrà iscriversi anche all’INPS artigiani o commercianti, in quanto avrebbe già una sua contribuzione dovuta al fatto che è dipendente full time in un’altra impresa.

Soci lavoratori che sono contemporaneamente dipendenti altrove (con un monte orario settimanale di almeno 26 ore) quasi sicuramente riescono ad ottenere la non iscrizione all’INPS commercianti e artigiani e risparmiano, quindi, sia i contributi sul minimale sia quelli eccedenti il minimale per la partecipazione ad una o più SRL.

È, inoltre, bene valutare se la maggior parte del reddito del socio derivi dalla busta paga da dipendente o dalla partecipazione alla SRL. Se la busta paga fosse caratterizzata da importi netti davvero irrisori, l’INPS potrebbe procedere con l’iscrizione alla gestione commercianti e artigiani senza fare alcuna valutazione in merito sulle ore settimanali impiegate come lavoratore dipendente e, soprattutto, nei casi in cui il reddito derivante da SRL è decisamente elevato.

Amministratore di srl che è anche socio lavoratore

Quasi sempre nelle SRL, un socio lavoratore ricopre anche la figura di amministratore e legale rappresentante della stessa. Ricordiamo che il socio lavoratore paga i contributi all’INPS artigiani e commercianti a prescindere se riveste la carica di amministratore o meno della medesima società.

Bisogna, quindi, valutare se l’amministratore della società ha o meno un compenso deciso dall’assemblea dei soci (con un cedolino molto simile a quello dei lavoratori dipendenti dovuto al fatto che per amministrare un’impresa il manager ha diritto ad una retribuzione).

Nella premessa che l’amministratore può anche rinunciare al compenso e svolgere l’attività manageriale anche in forma gratuita, se però fosse retribuito, allora lo stesso sarebbe soggetto all’iscrizione INPS gestione separata.

In altre parole, il socio di una S.r.l. che sia contemporaneamente socio lavoratore e amministratore della società è sottoposto a due tipi di contribuzione. Deve iscriversi alla gestione INPS commercianti o artigiani (come socio lavoratore) e alla gestione separata Inps per i compensi percepiti come amministratore (pari al 34% circa del compenso percepito).

La Gestione Separata INPS è una gestione previdenziale che prevede per il cedolino del compenso amministratore un versamento dei contributi per entrambe le parti in causa:

L’amministratore di srl che non è socio

L’amministratore che non è socio della medesima SRL non deve iscriversi alla gestione commercianti o artigiani (prevista soltanto per i soci), ma sul compenso da amministratore è sottoposto all’INPS Gestione separata.

Nessuna doppia contribuzione, quindi, nel caso di amministratore non socio, poiché come è stato chiarito anche da diverse sentenze della Cassazione, l’attività da amministratore è un’attività manageriale e professionale distinta rispetto all’attività di lavoro effettuata all’interno del ciclo produttivo aziendale.

Nel caso in cui l’amministratore della SRL sia iscritto ad una diversa gestione INPS, invece di pagare circa il 34% pagherebbe soltanto (si fa per dire) il 24%.

Il dipendente di una SRL se è un familiare

Quando nella SRL ci sono dei dipendenti che sono dei familiari dell’amministratore come genitori, sorelle, fratelli, mogli, mariti, ecc., in caso di controlli da parte dell’INPS si corre il rischio che tale rapporto di lavoro dipendente venga disconosciuto. In altre parole, per l’INPS è difficile, se non quasi impossibile, che un marito o una moglie sia un “vero dipendente” dell’amministratore della SRL. Per l’INPS, infatti, tali figure sono equiparate a dei collaboratori familiari che dovrebbero essere sottoposti, come previsto per i soci lavoratori, alla contribuzione INPS fissa obbligatoria (circa 3.800 euro annui).

In caso di disconoscimento da parte degli ispettori dell’INPS, la SRL dovrà richiedere il rimborso di tutti i contributi pagati ai “finti familiari dipendenti” (buste paga alla mano), mentre i finti dipendenti, diventati collaboratori familiari, dovranno pagare personalmente i loro contributi come commercianti, al pari di un normale socio lavoratore per tutti gli anni arretrati.

È bene precisare che non è vietato assumere come dipendente un familiare dell’amministratore, ma è necessario tutelarsi con tutta una serie di accorgimenti. Questo rapporto di lavoro deve essere veramente un rapporto di lavoro subordinato: il dipendente ad esempio potrebbe avere un badge, timbrare ogni giorno, avere orari precisi e ordini da rispettare, una busta paga con gli straordinari eventuali pagati e segnalati, ecc.

Una srl con nessun iscritto all’inps commercianti

Possono capitare dei casi limite in cui nessuno paga l’INPS. Vediamone alcuni più comuni:

Caso1

La SRL ha un amministratore esterno alla compagine societaria (ovvero un amministratore non socio) ed un unico socio lavoratore che è contemporaneamente lavoratore dipendente full time altrove. In questo caso nessuna contribuzione è dovuta dal socio unico.

Caso 2

La SRL ha un amministratore esterno alla compagine societaria (ovvero un amministratore non socio) ed un unico socio non amministratore e non lavoratore che non partecipa in alcun modo all’attività imprenditoriale. In questo caso solo in presenza di personale dipendente è possibile dimostrare all’INPS che il socio non deve essere sottoposto all’iscrizione previdenziale commercianti. È facile dimostrare quando in un’impresa lavora un manager esterno e ci sono molti impiegati e funzionari che il socio non abbia alcun ruolo operativo al suo interno.

Caso 3

Nel caso un socio possieda una quota (non di maggioranza) del capitale di una SRL e questa sia amministrata da un consiglio di amministrazione, nulla vieta che tra la SRL e questo socio possa configurarsi un rapporto di lavoro dipendente, in quanto è facile dimostrare l’esistenza di un rapporto di subordinazione e di etero-direzione. Al contrario un socio di maggioranza che può decidere le sorti e le nomine di un Cda, certamente, non può essere inquadrato come dipendente. Anche un socio che svolge la mansione di amministratore unico sicuramente non può essere inquadrato come dipendente dato che dipenderebbe da sé stesso.

Caso 4

Una società per azioni (Spa) è simile sotto certi aspetti ad una srl. Tra le tante differenze, però, ve ne è una molto importante ai fini della contribuzione INPS, ovvero nessun socio deve iscriversi all’INPS e pagare i relativi contributi. Ovviamente tale soluzione è molto costosa, sebbene risolve il problema una volta per tutte.

Caso 5

Esistono tantissimi casi di imprenditori che, sebbene la loro sia un’attività prettamente industriale, decidono comunque di richiedere volontariamente l’iscrizione al registro delle imprese con la qualifica di impresa artigiana. Magari, allettati dal consulente del lavoro che ha spiegato loro che la retribuzione dei dipendenti delle imprese artigiane sono più vantaggiose rispetto ad altre soluzioni. Peccato, però, che hanno omesso la parte più importante del discorso: i soci di imprese industriali non sono sottoposti a contribuzione.

Caso 6

Molte persone preferiscono non essere soci direttamente delle proprie aziende ma far detenere l’intero pacchetto delle quote al coniuge e ad altri familiari. Non essendo socio, non si deve pagare nulla all’INPS commercianti o artigiani e per gli altri soci molto spesso vengono ricercate quelle figure che non hanno obbligo di iscrizione all’INPS (come lavoratori dipendenti full time in altre realtà o pensionati molto anziani che detengono quote solo a fini di investimento).

Srl con un minimo esborso inps del socio lavoratore (soluzione rapida)

Come abbiamo detto prima chi paga l’INPS è sempre colui che presta attività lavorativa all’interno dell’azienda in maniera abituale e prevalente.

Come pagare allora il meno possibile se si è obbligati ad essere soci lavoratori in assenza di altre soluzioni?

La modalità più immediata è ridurre immediatamente la quota di partecipazione nella SRL poiché, come abbiamo visto, i contributi eccedenti il minimale si pagano in percentuale rispetto alla quota posseduta. Quindi, cedere parte delle quote a qualcuno di fiducia (moglie, marito, fratello, sorella che saranno ovviamente soci non lavoratori).

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Autore: Roberto Scurto
Pubblicato il: 04/03/2021
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    10 commenti
  1. Ermanno ha detto:

    Con riferimento al caso 1, se io fossi amministratore e socio unico della srl con lavoro dipendente full time posso evitare di pagare l’INPS?

  2. VALENTINA POSTI ha detto:

    Buongiorno,

    Il mio quesito è il seguente : se un socio lavoratore è iscritto alla gestione artigiani verserà i contributi inps fissi sul minimale dato dalla quota di utili della società anche se non distribuita, e per la differenza verserà i contributi percentuali.

    Ma se lo stesso soggetto ha una partita iva come lavoratore autonomo e per questo è iscritto alla gestione separata, dovranno essere versati anche i i contributi relativi a questo reddito da lavoratore autonomo, corretto?