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Cultural Manager: come diventare un professionista della cultura

È una delle figure professionali che si sta sviluppando negli ultimi anni nel Bel Paese. Il settore pubblico e privato, così come le organizzazioni no profit, tendono ad investire, sia sotto l’aspetto economico che della cura e della manutenzione, sull’enorme tesoro artistico e culturale di cui dispone l’Italia. Tutto il territorio della Penisola è considerato un museo a cielo aperto su cui, da nord a sud, punta sempre di più chi vuole fare business. Occorrono, però, dei particolari profili, come quello del cultural manager, per poter gestire un patrimonio del genere.

Sommario

Chi è il cultural manager?

Quali sono le funzioni del cultural manager?

Dove formarsi per diventare cultural manager?

La carriera del cultural manager

Il cultural manager e l'attività di marketing

Come diventare un cultural manager professionista

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Chi è il cultural manager?

Il cultural manager è colui/lei che opera in maniera indipendente e professionale nel campo dell’arte. La sua attività consiste nel porsi da mediatore tra le istituzioni culturali governative, oppure private, e gli artisti, in modo tale da promuovere le loro realizzazioni, oltre a provvedere alla diffusione di queste a livello nazionale e mondiale. Un esempio pratico riguarda anche l’organizzazione delle mostre.

Si tratta di un lavoro, quindi, che prevede la gestione dei beni culturali dal punto di vista amministrativo, economico, ma anche della comunicazione. Dunque, il cultural manager deve essere in grado di permettere la fruizione delle varie forme d’arte mediante una buona amministrazione dei beni e dei servizi culturali, interconnettendo efficacemente i diversi attori e le istituzioni pubbliche, private e della società civile. 

Chiaramente, tale profilo richiede un’importane formazione di base del mondo della cultura e, allo stesso tempo, una conoscenza delle tendenze e dei nuovi approcci che si sviluppano in contesti diversi: locali, regionali, nazionali e globali.

È ovvio che un manager culturale non deve possedere solamente delle capacità amministrative per interpretare le diversità artistiche che si esprimono nelle suddette varie realtà, ma deve saper progettare e implementare delle politiche culturali, perché ogni produzione realizzata andrà ad inserirsi in spazi pubblici e privati in cui, verosimilmente, è già presente un’identità culturale.

Pertanto, il manager culturale deve conoscere i fattori che portano all’attivazione delle politiche culturali, mediante uno studio della legislazione nazionale e comunitaria che regolano il campo artistico, compreso la normativa contrattuale e previdenziale del settore. Da non dimenticare, infine, il necessario approfondimento delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Quali sono le funzioni del cultural manager?

Le funzioni del cultural manager vengono svolte principalmente nel corso del suo lavoro all’interno della comunità. Si occupa, dunque, di comprendere i processi sociali, culturali, politici ed economici che la contraddistinguono. Per tale motivo, infatti, la sua attività può svilupparsi sia in ambito pubblico che privato, a scopo di lucro e non.

Quindi, si tratta di funzioni che possono essere effettuate da chi decide di lavorare sostanzialmente in maniera indipendente. Grazie alla sua professionalità, poi, dovrà porsi come mediatore tra le istituzioni, pubbliche e private, gli artisti e la popolazione, per l’appunto. Dal momento che la sua formazione è di tipo manageriale, sarà portato a lavorare nella progettazione, pianificazione esecuzione e valutazione dei programmi culturali.

Quindi, per questa figura professionale, sono richieste principalmente delle competenze nel campo della comunicazione e negoziazione, ma anche capacità che gli consentono di lavorare in maniera autonoma e di gruppo, oltre ad avere un’ottima abilità nella gestione del tempo. Dunque, deve possedere un alto grado di flessibilità e infondere fiducia negli altri.

Le sue funzioni possono essere così riassunte:

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Dove formarsi per diventare cultural manager?

Occorre, innanzitutto, dire che esistono diverse opzioni per potersi formare e lavorare nel mondo della cultura, ma, soprattutto, per diventare un cultural manager: corsi privati, percorsi universitari e master…Come sappiamo, oggi, basta navigare per qualche minuto su Internet per scoprire le offerte che fanno al caso proprio.

Tra i tanti, segnaliamo un corso della Feltrinelli Education, dedicato a questa figura professionale, che offre diversi strumenti a chi vuole imparare a gestire le fasi che tale attività lavorativa comporta: dall’ideazione e progettazione di format alla pianificazione delle risorse economiche; dalla comunicazione alla valutazione dell’impatto di ciò che si pianifica. Il corso si conclude con un laboratorio all’interno del quale sarà possibile mettere in atto il proprio progetto per sottoporlo ad esperti e stakeholder del settore.

Un’altra interessante opportunità è rappresentata dal Master in Arts & Cultural Management dall’Accademia Mediterranea, più incentrato sul project management museale, con un approccio multicanale al settore artistico-culturale. Da un modulo introduttivo dedicato alla normativa italiana, si passa, poi, a quello che riguarda le logiche del mercato di riferimento, per procedere, infine, alle discipline del marketing e della comunicazione. Sono previsti una prova attitudinale ed un colloquio per potere accedere all’iscrizione. Alle selezioni si può partecipare in sede, attraverso Skype oppure tramite l’invio per e-mail di elaborati.

Presso, invece, l’Università degli studi di Firenze è stato attivato un corso di perfezionamento in Economia e Management dei Beni Museali e Culturali. La durata delle attività didattiche è stata fissata in 32 ore. L’obiettivo è quello di formare non soltanto delle figure professionali con competenze gestionali per le aziende, ma anche umanistiche, necessarie per potere amministrare musei.

Si vuole promuovere, poi, lo sviluppo di abilità anche in campo organizzativo e di marketing, con particolare riferimento alla gestione delle nuove tecnologie (ICT) per la comunicazione e la digitalizzazione del patrimonio culturale. Inoltre, il corso mira a focalizzare l’attenzione sui legami delle istituzioni museali e culturali con il territorio e con gli attori locali (reti museali, distretti culturali e creativi, distretti tecnologici per i beni culturali e piattaforme strategiche).

La carriera del cultural manager

Come si può notare, la formazione dell’attività di management culturale prevede un percorso specialistico, quindi, di alto grado, che consente alla fine di acquisire competenze di tipo gestionale.

Questa figura professionale, però, non opera solamente in maniera verticale, come si può dedurre dai compiti di mediazione che è portato a dover svolgere, ma anche orizzontale, per l’appunto.

Il cultural manager deve, spesso, tessere delle relazioni con altri professionisti, come architetti, ingegneri, archeologi, necessari nella definizione della progettazione, e con funzionari e dirigenti statali e privati, che si occupano per lo più dell’aspetto burocratico.

Ovviamente, se è chiamato ad operare in contesti nazionali e internazionali, l’iter della sua carriera assume un’altra inclinazione specialmente in merito ai requisiti che deve possedere, oltre a quelli già citati. In primis, sono fondamentali le conoscenze linguistiche e i contatti con le realtà artistiche e culturali globali.

Si tratta di requisiti, per chi è alla ricerca di lavoro in tale ambito molto alti. Per tale motivo la retribuzione è commisurata strettamente alle dimensioni del progetto che viene sottoposto al cultural manager. In Italia, comunque, i suoi compensi possono variare dai 27 mila ai 45 mila euro.

Il cultural manager e l’attività di marketing

La figura del cultural manager, come detto, non opera solamente nel settore pubblico, ma anche in quello privato e del no profit. Se pensiamo all’ambito pubblico, ci viene in mente l’attività di comunicazione del direttore del museo, il quale, certamente, deve essere in grado di utilizzare gli strumenti che, nell’era della digitalizzazione, sono indispensabili per detto contenitore culturale: sito web, blog, app mobile e social network. Quindi, attraverso l’impiego di tali tools si sviluppa sostanzialmente anche l’attività di marketing del cultural manager.

Per quanto concerne il settore privato, le sue attitudini vengono specialmente impiegate nella formazione del marketing aziendale. Dunque, la sua collocazione professionale può avvenire all’interno di una web agency che svolge, soprattutto, attività di supporto alle aziende. E, quindi, effettua analisi strategica e di mercato, supervisiona i compiti del social media marketing e del web design, mette su una squadra dedicata all’organizzazione di programmi ed eventi culturali.

Sostanzialmente, il team creato dal cultural manager lavora sul branding culturale dell’azienda per riuscire a potenziarne la comunicazione, al fine di renderlo riconoscibile e familiare per il pubblico. Il prodotto, infatti, viene associato a un valore, una storia o un’idea per essere venduto. Inoltre, se le imprese operano in un contesto internazionale, il team di marketing non può non essere a conoscenza dei valori e della cultura di riferimento del luogo di destinazione dei prodotti o servizi, perché qualsiasi iniziativa intrapresa possa tradursi in successo.

Infine, quando si parla di no profit nell’ambito dell’arte, può sembrare strano, ma tra gli esempi più citati vi è il Museum of Modern Art (MOMA) di New York. Grazie alla sua strategia di marketing, è tra i primi siti web più visitati al mondo, con più di 2 milioni di “like” su facebook e oltre 5 milioni di follower su “twitter”. 

Oggi, la valorizzazione del patrimonio culturale è uno degli obiettivi più importanti in molti Paesi. Ma ciò è possibile solo grazie ad un sistema museale efficiente. Il museo, d’altronde, rappresenta un indispensabile contenitore per la conservazione del patrimonio storico e artistico di una nazione, di una comunità. 

La sua natura consiste nel creare cultura (escluso ovviamente il periodo di chiusura dettato dalla pandemia). Così, il museo si tramuta nel suo veicolo di comunicazione verso milioni di visitatori. Nel far questo, il ruolo del manager culturale è pertanto di estrema importanza.

Come diventare un cultural manager professionista

Per diventare un cultural manager professionista, occorre l’apertura della partita iva. Se ha bisogno di una consulenza, puoi richiederne una gratis compilando il form presente sulla home page di partitaiva24.it. Clicca sul link seguente https://partitaiva24.it/. Un consulente del nostro team ti contatterà per rispondere a tutti i tuoi dubbi.

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Autore: Michele (Partitaiva24.it)
Pubblicato il: 13/04/2021
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