Molti nostri clienti, in fase di valutazione iniziale della loro idea imprenditoriale, ci chiedono informazioni sulla possibilità di costituzione di una società, soprattutto di una SRL o una SRLS. Ad oggi, per un’impresa di medie dimensioni, la società a responsabilità limitata rappresenta senza dubbio l’assetto imprenditoriale migliore. Questa soluzione, però, non è sempre quella più calzante per ciascun contribuente.
In sede di avvio di una nuova impresa, infatti, le valutazioni da fare sono molte. A volte anche la più semplice delle partite IVA, quella in regime forfettario, risulta più conveniente di una SRL o una SRLS.
Nel contenuto di oggi, vogliamo fare un parallelismo tra i due assetti imprenditoriali. Benché ci siano molte altre soluzioni ed assetti “di mezzo” (pensiamo alla società di persone o la partita IVA tradizionale) la scelta spesso e volentieri ricade proprio tra il forfettario, la SRL o la SRLS.
Sul forfettario abbiamo già ampiamente parlato sul nostro blog ed in questo articolo ci limiteremo solamente a evidenziarne gli svantaggi ed i vantaggi rispetto alla SRL. Il nostro focus, quindi, verterà sul perché si dovrebbe o non si dovrebbe scegliere l’assetto della società a responsabilità limitata in fase d’avvio di un’impresa. Vediamo un po’.
Sommario
SRL o SRLS
Quanto costa aprire una SRL
I costi di gestione di una SRL
I contributi INPS di una SRL
La tassazione delle SRL in Italia
La tutela patrimoniale
Avere una SRL conviene?
Gli svantaggi di una SRL
Ditta individuale o SRL unipersonale
Gli svantaggi del regime fofettario
Come decidere se aprire una SRL o una partita iva forfettaria
Se vogliamo aprire una SRL, la prima cosa da decidere è se aprire una SRL “tradizionale” oppure una SRLS (SRL SEMPLIFICATA). Il termine semplificata, spesso, trae in inganno e suscita subito entusiasmo e curiosità. Si sente sovente parlare della possibilità di aprire una SRLS con 1 €.
È veramente così? La risposta, siamo sicuri, la sapete già: non è sì.
Vediamo in cosa consistono le semplificazioni della SRL semplificata rispetto ad una tradizionale.
Partiamo dicendo che queste semplificazioni si riferiscono alle procedure di costituzione e ai costi d’apertura. Concretamente possono essere riassunti in:
Una volta costituita la società, la sua gestione sarà totalmente identica a quella di una SRL tradizionale. Né più né meno. In fase di costituzione sarà necessario quindi fare delle valutazioni approfondite con il proprio consulente in modo da capire quale tipo di SRL scegliere, se una SRL tradizionale o una SRLS faccia al caso nostro e si sposi con la nostra idea imprenditoriale.
Osservate le principali differenze tra SRL ed SRLS, vediamo quali sono i costi da sostenere per l’apertura. Possiamo riassumere le principali spese per la costituzione di una SRL in:
Vediamo a quanto ammontano queste spese.
Le spese del commercialista faranno riferimento ai costi derivanti dalle consulenze preliminari per il corretto inquadramento del business dell’impresa, la redazione del business plan e gli eventuali adempimenti necessari durante l’apertura dell’impresa stessa. Spesso, molti consulenti, non richiedono nessun compenso per le consulenze preliminari, in quanto il tutto sarà compreso nell’orario annuale richiesto per la gestione contabile e fiscale della società stessa.
Passando alle spese notarili, queste saranno più o meno alte in base alla difficoltà della stipulazione del contratto societario, l’atto costitutivo e lo statuto. I costi qui variano dalle poche centinaia di euro, nell’ipotesi di una SRLS, fino a 2.000/3.000 € per una SRL tradizionale, nei casi più complessi.
Relativamente alle spese burocratiche segnaliamo i costi d’iscrizione in camera di commercio: diritti camerali, bolli, imposta di registro e tasse governative e la vidimazione dei libri sociali. Questi costi si aggirano tra gli 800 € e i 1.000 €.
Una volta costituita la società, questa avrà bisogno di un’amministrazione fiscale molto più importante e puntuale rispetto ad una ditta individuale, in quanto il regime contabile da adottare è quello ordinario. A meno che qualcuno non si voglia avventurare in un’operazione quasi “suicida” sarà necessario per forza di cose rivolgersi ad un consulente fiscale.
I costi di gestione della SRL, inoltre, sono ben diversi rispetto a quelli di una ditta individuale sia nel caso di regime forfettario sia della contabilità semplificata. La contabilità ordinaria infatti richiede una mole di lavoro per il consulente molto più importante. L’onorario del consulente potrà variare tra le 2.000 € e le 3.000 € per le piccole e medie SRL, a seconda del numero di movimentazioni (fatture in entrate ed in uscita) e la tipologia di impresa.
Altro costo al quale andrete incontro aprendo una società è sicuramente quello relativo al consulente del lavoro per l’eventuale liquidazione mensile degli stipendi nel caso si abbiano dei dipendenti.
Come avrete potuto leggere, le spese non sono affatto trascurabili e soprattutto per dei giovani con tante idee in testa e pochi soldi in tasca non sono certo da sottovalutare.
Visti quali sono gli oneri dovuti alla costituzione di una società, passiamo ad un altro tipo di oneri: quelli fiscali e previdenziali. Partiamo dalla previdenza.
Come sappiamo, la contribuzione previdenziale in Italia rappresenta forse la spesa più importante che ogni imprenditore deve mettere in conto quando decide di avviare una nuova attività.
Nel caso della ditta individuale, l’imprenditore dovrà iscriversi e versare i propri contributi previdenziali all’INPS gestione commercianti/artigiani. Questa gestione previdenziale è abbastanza particolare in quanto prevede il versamento annuale di un minimale contributivo (nel 2019 ammonta a circa 3.800 €) e di una parte variabile (il 24% del reddito) qualora il reddito d’impresa superi una determinata soglia (per il 2019 la soglia è di circa 15.800 €).
Nell’ipotesi della SRL, che è una società di capitali e gode di una personalità giuridica propria, l’INPS sarà comunque dovuta? Come si calcola? Ma, soprattutto, chi dovrà versarla?
In una SRL, l’INPS sarà comunque dovuta e al suo versamento saranno tenuti i soci lavoratori e/o l’amministratore che ricevono un compenso.
Rispetto alla tipologia di INPS da dover versare, occorre precisare che tutti i soci lavoratori dovranno essere iscritti alla gestione commercianti/artigiani e dovranno versare almeno la quota minimale annuale.
L’ INPS dei soci lavoratori, nello specifico, sarà calcolata secondo le proprie quote, in base all’utile prodotto dalla società.
Facendo un esempio molto semplice di una SRL composta da due soci, (ciascuno con quote del 50%) entrambi lavoratori ed iscritti all’Inps commercianti, e che produce un utile di € 100.000, quanti contributi si dovranno versare?
I soci dovranno versare all’Inps contributi su 50.000 € di utile. A prescindere se questo sia stato distribuito o meno. Ne consegue, quindi, che dovranno versare come base i 3.800 € ed in più il 24% sulla parte eccedente i 15.800 € fino ai 50.000 € di utile per ognuno. Non pochi spiccioli quindi.
Per la figura dell’amministratore della SRL si deve fare un appunto perché anche costui, qualora dovesse ricevere un compenso per l’amministrazione della società, sarà tenuto al versamento dell’INPS (in questo caso alla gestione separata).
Nella casistica in cui uno dei soci lavoratori sia anche contemporaneamente amministratore della SRL e percepisca un compenso per l’amministrazione della società, il socio sarà sottoposto ad una doppia contribuzione: gestione separata e INPS commercianti.
Analizzata quindi la parte previdenziale è doveroso affrontare anche la situazione fiscale di una società a responsabilità limitata.
A differenza delle imprese individuali o delle società di persone, in cui ad essere tassati sono i contribuenti in prima persona attraverso l’IRPEF, la società a responsabilità limitata, essendo una persona giuridica a tutti gli effetti con i propri crediti ed i propri debiti, ha una tassazione a sé stante.
Il reddito prodotto dalla società viene tassato annualmente con un’imposta sui redditi ad hoc, chiamata IRES. L’IRES a differenza dell’IRPEF è un’imposta di tipo fisso con un’unica aliquota. Ad oggi, l’aliquota prevista è del 24% e viene applicata direttamente sull’utile prima della sua distribuzione.
Oltre all’IRES, la SRL condivide con le ditte individuali il versamento dell’IRAP che ha un’aliquota del 3,5%.
Queste due sono le imposte principali che paga una SRL. Chiaramente, devono tenersi in conto anche le addizionali comunali e regionali e l’IVA, anch’essa impattante durante l’anno.
Ma se pensate che dopo avere definito l’utile, pagato IRAP e IRES sia finito tutto qui, vi sbagliate di grosso. Prima di poter beneficiare dei guadagni della vostra SRL, infatti, il socio subirà una trattenuta pari al 26%.
Alla fine dei giochi il risparmio fiscale e la possibilità di godere dei guadagni dell’impresa rispetto ad una semplice ditta saranno sempre da valutare.
Se siete arrivati a leggere fin qui, vi starete chiedendo: ma, allora, dato che ci sono moltissime spese, perché tutti consigliano di aprire una SRL anziché una ditta individuale in regime forfettario che mi permette di pagare pochissime tasse ed avere uno sconto anche sui contributi INPS?
Perché questo assetto imprenditoriale ha così successo?
La risposta la troviamo subito nel nome della società: società a responsabilità limitata per l’appunto. Nella SRL la responsabilità delle obbligazioni assunte dalla società sono di quest’ultima e non dei soci.
La SRL è una persona giuridica a sé stante, ha i suoi crediti ed i propri debiti. I soci sono responsabili solamente con la quantità di capitale che hanno investito e il loro patrimonio non viene in alcun modo intaccato. In questo modo, sebbene esistente, il rischio d’impresa diminuisce notevolmente. Deve essere chiaro, però, che così come i soci concorreranno solo con il loro capitale investito nei confronti dei debitori della società, anche i guadagni societari, almeno in prima battuta (fino alla distribuzione annuale dell’utile), faranno capo alla società e non ai soci e non sarà subito così facile trarne profitto.
Ma, quindi, quand’è che conviene avere una SRL o una SRLS? Sembra che gli svantaggi derivanti dagli alti costi di costituzione e di gestione vanifichino la convenienza dell’assetto imprenditoriale della società a responsabilità limitata.
La SRL, per prima cosa, conviene nel momento in cui a voler fare impresa non è un unico imprenditore ma ci si trova almeno in due. Qui, se si vuole proseguire, l’assetto societario è obbligatorio e la SRL conviene.
In seconda battuta, la SRL conviene se ci si cimenta a fare business in settori molto rischiosi, in quanto è tutelato, come abbiamo detto, il patrimonio personale. Inoltre, la società a responsabilità limitata è vantaggiosa poiché, a differenza della ditta individuale, possono essere messe in atto politiche di risparmio fiscale che portano ad una riduzione non indifferente delle tasse da dover pagare: ad esempio, il reinvestimento dell’utile all’interno della società.
Gli svantaggi che porta con sé una società a responsabilità limitata sono dovuti in primis alla costosa “messa in moto” della società.
Parliamo della costituzione e della sua successiva gestione a livello contabile e fiscale.
Altra problematica non indifferente, che si riscontra nelle società di nuova costituzione, consiste nelle nella difficoltà relativa alla eventuale flessibilità della stessa. Ogni cambiamento societario, infatti, porta molti oneri e procedure più lunghe, in quanto il potere decisionale della società è affidato ad organi collegiali che richiedono tempistiche più dilatate rispetto ad una ditta individuale.
Altro aspetto da considerare riguarda l’impossibilità, almeno in questo periodo storico, di accedere ad agevolazioni di tipo fiscale e contabile di cui possono godere le ditte individuali aderendo, per esempio, al regime forfettario.
Ricollegandoci al precedente punto è importante precisare che il vantaggio della possibilità di utilizzare strumenti di risparmio fiscale si contrappone con la conoscenza degli strumenti stessi da parte dei soci, così come del consulente che seguirà la società. Il consulente fiscale nella SRL ha un peso molto importante.
Ultimo punto che vogliamo affrontare sugli svantaggi di una SRL riguarda la pubblicità dei dati societari. Tutte le SRL, infatti, sono tenute al deposito del proprio bilancio presso la Camera di commercio. In questo senso, benché tutti i soci non possono avere debiti, tutti i fornitori hanno possibilità di sapere in quali condizioni versa la società.
Nei casi in cui ci si trovi ad avviare un business in maniera individuale, spesso e volentieri, la domanda che ci si pone è se aprire una classica ditta oppure procedere all’apertura di una SRL unipersonale.
Nell’ipotesi di un’attività in cui le persone coinvolte sono già due, la ditta individuale deve essere già scartata come scelta.
Quando ci si ritrova in solitudine la domanda su quale scelta sia migliore è più che lecita e ribadiamo che in questi casi la figura del consulente è fondamentale.
Ma quale sono le valutazioni da fare per capire se è il caso di aprire una ditta individuale oppure una SRL unipersonale?
Diciamo che gli aspetti essenziali da valutare sono soprattutto due: il capitale iniziale che si ha disposizione e la flessibilità che si cerca nel business.
Analizziamo per prima cosa il capitale da investire.
Se il capitale infatti è molto basso, inferiore alle 5.000 €, diciamo subito che questa cifra servirebbe solo per coprire le spese di costituzione; inoltre, la quota annuale necessaria per la gestione dell’SRL non sarà anch’essa trascurabile, specialmente nei primi anni di startup. Se si è da soli e si hanno a disposizione pochi fondi sconsigliamo in prima battuta la SRL.
L’altro punto da valutare è la flessibilità dell’impresa.
Come abbiamo visto prima, costituire una società porta con sé tanta burocrazia e l’interfacciarsi con più di un professionista (notaio + commercialista). Aprire una ditta, invece, richiede pochissimo tempo. Inoltre, eventuali modifiche societarie richiedono molto più tempo e denaro, mentre una ditta è molto più versatile da questo punto di vista.
Un discorso analogo vale per l’eventuale chiusura della società, la quale necessiterà di un periodo più o meno lungo di liquidazione per soddisfare tutti i creditori. Per la ditta, invece, risulta tutto molto più semplice in quando l’impresa si identifica nell’imprenditore stesso.
Una società, soprattutto una società di capitali come la SRL tradizionale, semplificata o unipersonale che sia, è molto impegnativa. Viene consigliata quando l’imprenditore o gli imprenditori si cimentano in un impegno che sia di lungo periodo e non a breve termine, oppure quando si ha un minimo d’esperienza d’impresa.
La ditta, invece, essendo la forma imprenditoriale più semplice e flessibile, viene consigliata anche per progetti a breve termine. Inoltre, nel caso auspicabile che si cresca velocemente, nulla vieta il passaggio ad una successiva struttura societaria per una tutela patrimoniale dell’imprenditore stesso.
Abbiamo capito quando risulta conveniente e quando no aprire una SRL. Supponiamo che nel nostro caso la SRL non sia la scelta giusta, vuoi per mancanza di fondi, vuoi per un progetto ancora non ben definito ed acerbo e siamo in cerca di flessibilità. La scelta più plausibile è quella della ditta individuale.
L’altra scelta a cui siamo di fronte è se aderire al regime forfettario (avendone i requisiti) o meno. Come facciamo a decidere?
Nel nostro blog, abbiamo tanto decantato quali sono i vantaggi di questo regime (pagare imposte molto basse, avere uno sconto sui contributi, essere esenti da IVA ecc..), ma raramente abbiamo messo a nudo i limiti di questo regime fiscale agevolato.
Vediamo quindi quali sono gli svantaggi.
Il primo svantaggio è di dover sottostare ad un limite di fatturato annuale qualora si voglia mantenere questo regime. Benché sia stato innalzato per tutte le attività fino a € 65.000 nel 2019, rappresenta un ostacolo per tutti quegl’imprenditori che chiaramente hanno un progetto con un respiro molto più ampio.
La seconda questione è la determinazione del reddito che potrebbe rappresentare sia un punto di forza che di debolezza per quei settori d’impresa in cui il margine sulle vendite è molto risicato.
Terzo punto è l’impossibilità di ammortizzare i beni strumentali.
Molto penalizzati sono poi i settori B2B, in cui si commercia con altre imprese e l’impossibilità di portare in detrazione l’IVA potrebbe determinare la non competitività nel settore.
Per ultimo, vogliamo segnalare anche l’instabilità del regime stesso che da un anno all’altro potrebbe subire delle modifiche, data l’instabilità politica del nostro paese.
Alla fine di questo contenuto vogliamo offrire una breve linea guida su come capire qual è l’assetto imprenditoriale migliore: la SRL oppure il regime forfettario.
Il forfettario risulta la scelta più adatta nel caso in cui si lavori da soli e non si abbiano dipendenti. In termini di convenienza, il regime agevolato è indicato quando le operazioni commerciali siano effettuate all’interno del territorio nazionale e avvengano per lo più con clienti privati e non imprese.
Inoltre, dato che non è possibile ammortizzare nessun bene strumentale è molto adatto per coloro che non ne abbiano oppure siano stati già ammortizzati e non necessitino di ulteriori investimenti.
Al contrario, la SRL risulta l’assetto più indicato quando il business che si vuole intraprendere abbia un progetto di lungo periodo e siano necessari grossi investimenti iniziali, per cui l’ammortamento risulta fondamentale per abbattere l’imponibile fiscale annuale. Inoltre, vista la tutela patrimoniale dei soci rispetto ai debiti della società, in caso di business rischiosi, l’assetto societario risulta sicuramente il più adatto.
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