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Calcolo imposte e contributi per professionisti e freelance – regime forfettario

Come abbiamo già detto in molte occasioni,  aprire una partita IVA spesso non è una strada che viene intrapresa volontariamente, ma è quasi una strada obbligata. Nel nostro odierno sistema economico nazionale, ma non solo,  sempre più imprese richiedono a consulenti, freelance, web designer, ecc. di aprire una partita IVA per poter lavorare con loro. Senza volerci soffermare sulle violazioni e sugli abusi del diritto (spesso la decisione di aprire una partita IVA nasconde un vero e proprio rapporto di lavoro dipendente con un’azienda) scopriamo insieme quanto questa scelta può anche riservare numerosi vantaggi a professionisti e freelance vari.

Sommario

Come funziona il regime forfettario

Il coefficiente di redditività

I costi dell'attività

Altre informazioni importanti per la tua attività

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Chi ha detto che aprire partita iva è un suicidio?

Sì, avete capito bene! Essere titolari di partita IVA, se si rispettano alcuni requisiti, può anche dare delle grosse opportunità senza lasciare al fisco molti soldi in termini di imposte e contributi. Ci riferiamo al regime forfettario, un regime fiscale molto vantaggioso che ha permesso a migliaia di persone in Italia di mettersi in proprio garantendo un’imposizione fiscale agevolata; in questo regime fiscale lo Stato si “accontenta” di una percentuale fissa per le imposte (15% o 5% in alcuni casi) su una parte dei propri ricavi. E basta! Niente IRPEF, niente IRAP, nessuna addizionale comunale e regionale; inoltre, anche tante agevolazioni in termini di minori adempimenti contabili e fiscali. Pensate che non è nemmeno previsto la compilazione dei tanto odiati studi di settore.

Quanto si paga con il regime forfettario

Mostriamo adesso un esempio numerico per capire quanto pagherebbe un libero professionista (come un web designer) per imposte e contributi INPS se decidesse di aprire una partita IVA.

Una precisazione: un libero professionista non iscritto ad alcun ordine (non parliamo di commercianti e artigiani ma appunto consulenti, web designer, pubblicitari e altri professionisti generici senza albo) non ha alcun importo fisso da pagare a prescindere dal suo fatturato. Nessun minimale contributivo obbligatorio: se si fattura zero, si paga zero!

Ipotizziamo che nel 2021 il totale delle fatture emesse (ovvero i ricavi lordi annuali) ammontino a 10 mila euro e il nostro titolare di partita IVA abbia appena aperto la posizione in regime forfettario usufruendo dell’aliquota ridotta al 5%, ecco tutti i calcoli per determinare le imposte e i contributi INPS gestione separata:

calcolo imposte 2021 (dichiarazione 2022): 10.000 euro x 78% x 5% = 390 euro

calcolo contributi INPS 2021: 10.000 euro x 78% x 25,72% = 2006,16 euro

Totale esborso riferito al 2021 (dichiarazione 2022): 2396,16 euro

N.B. Questo esborso relativo all’anno 2021 si farà nel periodo estivo 2022, in quanto in Italia la dichiarazione dei redditi 2021 è relativa all’esercizio 2020; invece, la dichiarazione 2022 si riferisce all’anno 2021.

N.B. 2 In questo esempio, volontariamente semplificato, non abbiamo inserito il tema di saldo e acconti che ogni anno interessano le dichiarazioni dei redditi. Nel 2022 lo Stato batterà cassa chiedendo, oltre a quanto dovuto per il 2021, anche l’acconto per il 2022 che sarà l’anno in corso.

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Come funziona il regime forfettario

Dopo aver visto come si calcolano imposte e contributi, vi starete chiedendo su quale base abbiamo utilizzato la formula precedente e perché. Analizziamo dunque due aspetti importanti del regime fiscale agevolato.

Il coefficiente di redditività

In regime forfettario, ad ogni attività, determinata in base al codice ATECO, viene assegnato un coefficiente di redditività. Moltiplicando questo coefficiente per il fatturato scaturirà la base imponibile sulla quale applicare l’aliquota dell’imposta sostitutiva e dei contributi previdenziali.

Il coefficiente di redditività è una percentuale fissa individuata dallo Stato che identifica appunto la redditività di una attività. Facendo un esempio, per l’attività di un consulente marketing il coefficiente è del 78%. Significa che il consulente in questione pagherà le sue imposte ed i suoi contributi solo sul 78% del suo fatturato. La rimanente parte, il 22%, è intesa come costo inerente all’attività e quindi, su questa, non verranno pagate né tasse, né contributi.

I costi dell’attività

Giunto a questo punto, siamo sicuri che per chi già possiede una partita IVA oppure l’ha avuta in passato si chiederà: “ma non posso scaricare le spese per l’esercizio dell’attività come le utenze, la benzina per l’auto, i pasti al ristorante, ecc.?” La risposta purtroppo è no.

Il regime forfettario, basa i suoi calcoli su una percentuale fissa decisa a tavolino dallo stato. Le fatture ricevute dai fornitori, non hanno alcun effetto benefico sul calcolo delle imposte. Inoltre, anche l’IVA esposta nelle fatture d’acquisto non permette di detrarre alcunché.

L’unico importo “scaricabile” (deducibile) è rappresentato dai contributi previdenziali.

Come abbiamo visto nel nostro precedente esempio, la prima dichiarazione dei redditi del nostro consulente freelance, fatta nell’estate del 2022 in riferimento al fatturato 2021, ha comportato una spesa di 390 € per imposte e circa 2000 € per contributi previdenziali.

I contributi INPS versati nell’anno precedente, nella successiva dichiarazione dei redditi, andranno ad abbattere la nuova base imponibile fiscale, riducendo così le imposte. Tornando sempre al primo esempio, se ipotizziamo che il nostro consulente freelance per l’anno 2022 abbia un fatturato di 15 mila euro, nell’estate 2023, in dichiarazione dei redditi, vedrà emergere l’effetto “benefico” della deduzione dei contributi previdenziali versati l’anno precedente.

Il nuovo calcolo da effettuare per il calcolo delle imposte sarà il seguente:

((15.000 x 78%) – 2.000) x 5%= 485

Il calcolo della base imponibile relativamente ai contributi previdenziali, invece, rimarrà invariata rispetto all’esempio precedente.

N.B. È utile precisare che negli esempi appena riportati non viene tenuto conto del meccanismo del saldo e dell’acconto.

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Pubblicato il: 08/02/2021
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    16 commenti
  1. Markus ha detto:

    Buonasera, vorrei aprire la mia partita Iva da consulente freelance. Mi potete accompagnare?

  2. Alessandra ha detto:

    Buongiorno. Vorrei cortesemente sapere se, svolgendo la mia attività di collaboratore di Mediatore creditizio con codice IVA “661922 – AGENTI, MEDIATORI E PROCACCIATORI IN PRODOTTI FINANZIARI”, in regime dei FORFETTARI, con emissione di fattura soggetta a contributo ENASARCO, sono comunque tenuta a versare una quota all’INPS? E se si, con quale aliquota?
    Preciso che per lo svolgimento di tale attività siamo tenuti al superamento di un esame e alla successiva iscrizione negli elenchi dell’O.A.M..
    Grazie

    • Michele (Partitaiva24.it) ha detto:

      Buonasera Alessandra,
      si dovrai comunque essere iscritta all’inps commercianti e versare almeno la quota fissa sul minimale. Qualora poi il tuo reddito superasse il minimale, l’aliquota di riferimento per i commercianti è del 24% sul reddito eccedente.