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Tasse: meglio lavoro dipendente o partita iva?

Meglio lavoro dipendente o partita iva? Si tratta di un dilemma che ha afflitto chiunque ad un certo periodo della propria vita lavorativa. La risposta non è semplice e, come sempre è dipende.
Non esiste una risposta univoca poiché i fattori da considerare sono diversi e molto soggettivi.
Per citare alcuni aspetti che fanno propendere da un lato rispetto ad un altro troviamo solitamente le ferie, la malattia, il TFR, l’orario di lavoro stabile, la certezza dello stipendio a fine mese.

Sommario

Quali tasse paga un dipendente

Le tasse del lavoratore dipendente

Quali tasse paga una partita iva

Le tasse della partita iva

Meglio lavoro dipendente o partita iva?

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Dall’altro, con la partita iva troviamo la flessibilità, lo scegliere con chi collaborare, costruire qualcosa per sé stesso. Si tratta sia di fattori psicologici e sociali che dipendono da persona a persona.

Adesso, esulando da questi fattori vogliamo cercare di focalizzarci solo sull’aspetto puramente fiscale e, valutare, per quanto possibile, se è più conveniente lavorare come dipendente o come autonomo e capire quali sono le spese che queste due modalità di lavoro hanno.

Quali tasse paga un dipendente

Quali tasse paga un dipendente? Prima di parlare della tassazione del lavoro da dipendente dobbiamo conoscere quali tasse paga un dipendente o com’è, grosso modo, formata una busta paga. Quali sono le voci che ci sono al suo interno. Oltre alla retribuzione pura infatti, all’interno della busta paga, ci sono tutta una serie di voci che dal lordo si tramutano nel bonifico ricevuto a fine mese da ciascun dipendente.

Solitamente le voci principali sono:

Le trattenute fiscali e previdenziali sono voci negative che vengono trattenute dal datore di lavoro al dipendente e versate al fisco e la previdenza al proprio posto. In tale maniera, il bonifico ricevuto dal dipendente a fine mese è il netto, non si è dovuto nulla né al fisco né tanto meno alla previdenza.

Non ci si deve preoccupare (spesso) di fare la dichiarazione dei redditi o prendersi la briga di effettuare altre operazioni per essere in regola con il proprio lavoro.

Concentrandoci sull’aspetto fiscale, quali sono queste trattenute che vengono effettuate?

Le tasse del lavoratore dipendente

Le tasse del lavoratore dipendente o per meglio dire le trattenute fiscali subite, sono relative a:

In questa sede, tralasciamo le addizionali comunali e regionali che sono importi generalmente molti piccoli, parliamo dell’1, 2 %. La trattenuta più grande è l’IRPEF, è questa l’imposta che fa la differenza.

L’imposta che paga o per meglio dire viene trattenuta al lavoratore dipendente è la classica IRPEF, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, di cui spesso abbiamo parlato in questo blog. (Se volessi approfondire ti lasciamo il link al video che abbiamo creato in merito: IRPEF – come funziona).

Qui di seguito ci limitiamo a indicare il calcolo della stessa a seconda degli scaglioni di reddito:

Il calcolo sopra ovviamente è l’imposta lorda alla quale andranno eventualmente detratti i vantaggi fiscali da parte dei contribuenti (le detrazioni). Es. detrazioni per carichi di famiglia, bonus di ristrutturazione e altre eventuali agevolazioni garantite dallo stato.

L’altra voce di ritenuta nelle buste paga è rappresentata dalla previdenza. Questa, nel lavoro dipendente solitamente è parte carico dell’azienda e parte del lavoratore dipendete. A seconda del tipo di contratto solitamente comunque si attesta intorno al 30% della retribuzione lorda di cui però soltanto un terzo è a carico del dipendente e viene dunque trattenuta in busta paga. I restanti 2/3 sono a carico del datore di lavoro.

Possiamo dire dunque che le trattenute previdenziali generalmente per un dipendente incidono il 10% della retribuzione. Il carico contributivo complessivo comunque dipende molto dal tipo di contratto e dalla mansione.

Quali tasse paga una partita iva

Quali tasse paga una partita iva? Di base le tasse che paga una partita iva sono le medesime che paga il lavoratore dipendente. La differenza sostanziale sta nel modo in cui vengono percepite o per meglio dire chi effettivamente effettua i versamenti. A differenza infatti del lavoratore dipendente che si ritrova uno stipendio netto, chi ha partita iva deve gestire incassi e finanze perché sarà lui stesso a pagare le proprie tasse.

Le tasse della partita iva

Le tasse della partita iva come abbiamo detto sopra di base sono le medesime del lavoro dipendente. Anche chi ha partita iva paga quindi:

Anche in questo caso, come sopra, tralasciamo addizionali comunali e regionali. I metodi di calcolo e le aliquote sono le medesime del lavoro dipendente quindi di base il carico fiscale è lo stesso. Oltre alla tassazione tradizionale però, chi ha una partita iva e possiede i requisiti può anche decidere di aderire al regime forfettario. Sicuramente se ti sei posto il dubbio se lavorare come dipendente oppure metterti in proprio e aprire la partita iva ne avrai sentito parlare.

Il regime forfettario è il regime fiscale agevolato attualmente vigente in Italia che permette di avere una tassazione più bassa rispetto a quella normale del regime ordinario tassato con IRPEF.

Con questo regime fiscale infatti, aprendo partita iva e possedendo i requisiti potrai arrivare a pagare il 5% di imposte rispetto ad una tassazione IRPEF tradizionale che va a scaglioni. Ovviamente, ci sono i pro e i contro nell’aderire a tale regime e, per tale motivo, al fine di decidere in maniera consapevole è bene fare tutte le valutazioni del caso.

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Accanto alle imposte, IRPEF e addizionali del regime ordinario oppure l’imposta sostitutiva del regime ordinario, chi ha partita iva si trova di fronte anche al pagamento dei contributi previdenziali. Tasto dolente per tutti i titolari di partita iva. A differenza dei dipendenti dove parte dei contributi è a carico del datore di lavoro, i titolari di partita iva versano in toto (tranne in specifiche attività) i propri contributi a seconda della loro attività. La quantità dei contributi da versare e l’ente previdenziale di riferimento variano a seconda dell’attività. Possiamo però dividere in tre grosse macro-categorie le gestioni previdenziali.

Facendo una media molto grossolana, possiamo dire che generalmente la quota di reddito destinata alla propria cassa previdenziale per il titolare di partita iva varia tra il 20% e il 25%.

Meglio lavoro dipendente o partita iva?

Lavoro dipendente e partita iva non deve essere per forza un aut aut. Le due attività possono anche coesistere. È possibile dunque svolgere un’attività di lavoro dipendente part-time o full-time che sia e parallelamente avere la propria attività. Ovviamente, tale condizione deve essere permessa e fattibile. (Abbiamo trattato il tema in un contenuto del nostro blog in passato e che ti invitiamo a leggere se volessi approfondire il tema: secondo lavoro – quando aprire partita iva). Tornando al tema centrale del nostro contenuto, le tasse, c’è da considerare il regime fiscale della partita iva in questo caso.

Se si aderisce al regime ordinario infatti, avverrà un cumulo dei redditi da lavoro dipendente e della partita iva. Sommando i due redditi quindi il rischio di avere una tassazione marginale più pesante superando lo scaglione di reddito di partenza è molto probabile.

In alternativa, per chi ha un reddito da lavoro dipendente inferiore ai 30 mila euro lordi, l’opzione più vantaggiosa in termini di tassazione è sicuramente il regime forfettario che, assoggettando il reddito da partita iva ad una imposta sostitutiva, dà la possibilità di non avere un cumulo dei due redditi e di conseguenza si è in presenza di una tassazione indipendente tra le due attività.

Lato contributivo invece la situazione che si viene a creare è differente in base all’attività svolta.

Se si è lavoratori dipendenti e si svolge un’attività di tipo professionale ci si troverà a versare doppi contributi, quelli da lavoro dipendente più quelli da partita iva alla gestione separata INPS.

Nel caso di svolgimento di attività d’impresa e quindi commerciale o artigianale, nel caso di lavoro dipendente a tempo pieno (full time o comunque maggiore di 32 ore settimanali) è probabile che venga esonerato dal versamento dei contributi previdenziali alla gestione commercianti e artigiani dell’INPS. Si tratterebbe di una situazione che alleggerirebbe di tanto le spese relative alla propria attività.

Quale situazione è migliore?

Concludendo, rispondere alla domanda se a livello di tassazione è meglio lavoro dipendente o partita iva è molto difficile.

A livello di tasse infatti, se si opta per la partita iva, al di là della tassazione che come abbiamo visto in regime ordinario è la medesima ciò che fa la differenza in sé è la propria attitudine personale. È pur vero che attraverso il regime forfettario si ha diritto a tutta una serie agevolazioni a livello fiscale ma dall’altro ci sono anche degli svantaggi nell’adesione a questo regime. Si tratta di un coperta sempre abbastanza corta e che dipende anche da una situazione personale del momento.

La decisione, in definitiva, se lavorare come dipendente oppure mettersi in proprio aprendo una partita iva, si tratta di una scelta strettamente personale e che consigliamo non sia guidata in primo luogo dalle tasse.

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Autore: Michele (Partitaiva24.it)
Pubblicato il: 30/11/2023
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