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3 consigli + 1 prima di lasciare il posto di lavoro e mettersi in proprio

Ho un lavoro che mi piace, anzi mi piaceva. L’ansia per i clienti, i colleghi, il capo, mi hanno portato a pensare di dire basta. Voglio lasciare il mio posto guadagnato con tanta fatica per lanciarmi in qualcosa di nuovo. Lascio benefit, ferie e stipendi per qualcosa che per me adesso conta di più: l’indipendenza!

Sommario

Fissa una data (lontana)

Riempi il tuo porcellino

Mantieni i buoni rapporti

Non voltarti

Bonus! Datti tempo (non infinito)

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Pensieri che il lunedì mattina, mentre si è in coda prima di entrare in ufficio, non sono nuovi.

Abbiamo parlato di come mettersi in proprio trattando il caso di chi un lavoro non ce l’ha. In tanti, però, si trovano già occupati e sono lavoratori dipendenti.

Spesso ci si sente frustrati dal capo o dai colleghi, certe volte si pensa che se fossimo noi al posto del capo le cose andrebbero sicuramente meglio, altre volte ancora ci chiediamo se dove ci troviamo a lavorare sia il posto che fa per noi. Abbiamo obiettivi ed aspirazioni ben diverse dal lavorare in un’azienda di un settore che nemmeno ci piace.

Chi starà leggendo, sicuramente, si sarà trovato diverse volte nelle situazioni descritte sopra e, altrettante volte, avrà pensato “Ma chi me lo fa fare? Domani mollo tutto e faccio le cose per conto mio!

9 volte su 10, dopo un bel respiro, si torna alla solita vita, solita routine.

Diciamolo chiaramente: non tutti sono fatti per lavorare per conto proprio, non tutti hanno questa aspirazione.

A chi riesce a capirlo sin da subito, a chi capisce all’istante che non è roba sua, giuriamo che troverà dentro di sé un equilibrio e potrà continuare a fare al meglio il proprio lavoro. Ricordiamo che moltissimi manager di successo non sono imprenditori, non portano avanti delle proprie aziende, ma creazioni di qualcun altro. Anche loro sono dei “semplici dipendenti”.

Anche essere dipendente può dare soddisfazioni. Certamente, si tratta di un appagamento diverso, ma non per questo deve essere denigrato.

Se dentro di voi sentite la necessità di assecondare il vostro bisogno di indipendenza e siete sicuri che sia arrivato il momento di lasciare il vostro caro posto fisso e la sicurezza dello stipendio a fine mese, sappiate che, prima di fare il fatidico salto nel vuoto, dovete volenti o dolenti sapere un paio di cose.

Prima di mollare tutto dovete avere una strategia, un piano.

Ebbene sì, gira sempre tutto intorno ad un piano. Qualunque cosa facciamo passati i 30 anni deve essere sempre ponderato. Le responsabilità aumentano. Per poter campare dobbiamo avere un’entrata, non possiamo vivere per sempre alle spalle dei familiari o, comunque, dobbiamo dare un apporto alla nostra famiglia. I nostri amici ed i nostri affetti, per quanto bene ci vorranno, non saranno sempre disposti ad aiutarci fino in fondo.

Quando si parla d’affari, non possiamo mai lasciare nulla al caso. Dobbiamo tenere sotto controllo quante più variabili possibili ed avere una strategia.

Inoltre, non basta solo avere una strategia d’attacco, ma bisogna creare anche una exit strategy, una scialuppa di salvataggio che, qualora le cose andassero male, ci permetta di cadere almeno su una gamba.

Fissa una data (lontana)

Se si tratta di una decisione presa da parte nostra è bene che questa decisione sia meditata, non improvvisiamoci mai. In amore a volte funziona, ma negli affari vi possiamo confermare che non è così.

La prima cosa da fare, quindi, è riferire le proprie intenzioni in azienda. Comunichiamolo per primo al nostro capo o a chi di dovere e, successivamente, ai nostri colleghi. Informiamo, con ampio preavviso, che abbiamo intenzione di interrompere il nostro rapporto di lavoro dipendente.

Idealmente un’ottima tempistica sarebbe circa un anno prima. Non esiste un momento corretto, un anno, però, è, da un lato un lasso di tempo abbastanza ampio, perché abbiamo a disposizione un anno intero per metabolizzare la nostra uscita dall’azienda e pianificare al meglio il nostro nuovo progetto; dall’altro, perché diamo modo anche ad i nostri colleghi di trovare il sostituto o formare qualcuno all’interno dell’impresa. Saremo sicuramente apprezzati.

I primi mesi dopo la decisione di mollare il lavoro da dipendente saranno prettamente organizzativi. Sarà necessaria una doppia vita.

Come al solito, di giorno, continueremo il nostro lavoro da dipendente, e di notte, come nei migliori film di supereroi, ci trasformeremo e daremo sfogo alle nostre idee costruendo il piano per far svoltare la nostra vita. Dovremo metterci sotto e pianificare nei dettagli la nostra nuova attività. Fintanto che siamo lontani dalla data fatidica sarà tutto più semplice. All’avvicinarsi del grande giorno, invece, lo stress aumenterà sicuramente. Facciamo una tabella di marcia per tenere quanto possibile tutto sotto controllo ed evitare imprevisti.

Riempi il tuo porcellino

Sappiamo tutti che per avviare una propria attività dobbiamo fare degli investimenti. Mettiamocelo bene in testa. Il denaro crea denaro. Se non investiamo, abbiamo ben poco da pretendere.

Se nemmeno noi puntiamo un euro sulla nostra attività, significa che non ci crediamo (meglio lasciar perdere allora e mantenere il tanto caro lavoro dipendente).

A seconda del tipo di business, chiaramente dovremo impiegare più o meno denaro: in alcuni casi l’investimento sarà più basso, in altri sicuramente più alto. In entrambe le situazioni prepariamoci a fare economia.

Assicuriamoci di riuscire ad accumulare un bel fondo prima di mollare tutto. Soprattutto, nei mesi che precedono il saluto al nostro caro lavoro dipendente, accantoniamo dei risparmi, regoliamo la nostra vita. Riduciamo sprechi, lussi ed uscite superflue.

Mettiamo da parte più denaro possibile. Creiamoci un bel cuscinetto d’emergenza o un fondo al quale attingere in fase d’avvio. Siamo sicuri che questo fondo non basterà mai. All’inizio di una nuova attività le spese sono all’ordine del giorno, ma è meglio avere quei risparmi che non averne.

Mantieni i buoni rapporti

Lasciarsi in buoni rapporti ci aiuterà a mantenere un’ottima rete di contatti.

Sarà possibile che uno dei nostri primi clienti possa essere la nostra stessa ex azienda, i nostri vecchi colleghi. Lasciarsi bene aiuterà sicuramente i nostri ex colleghi a parlare bene di noi e del nostro nuovo progetto, creando così un trend positivo che sicuramente ci darà una mano in fase di start up. Sappiamo tutti che il passaparola positivo è una delle leve più importanti per trovare clienti.

Per ultimo, lasciarsi in buoni rapporti con la propria ex azienda ci riserverà sempre un paracadute nel momento in cui le cose per noi dovessero mettersi male. Se restiamo in buoni rapporti, infatti, potremmo valutare di ritornare a collaborare con i nostri ex datori di lavoro. Non si sa mai.

Non voltarti

Passati i primi tempi in cui abbiamo dato il preavviso ai nostri capi, messo per iscritto tutti gli step da seguire, per non farci trovare impreparati al momento della partenza, ci ritroviamo finalmente nel periodo più difficile in assoluto.

Le ultime settimane prima del nostro addio al lavoro e l’inizio della nuova avventura da imprenditore/lavoratore autonomo ci faranno perdere il sonno. Saremo pieni di dubbi se ciò che stiamo facendo sia o meno la scelta giusta.

L’ultimo passo è il più difficile, la tentazione di mollare subito senza neanche partire, anche se si è preparato tutto, è sempre tanta.

Ricordiamoci, però, che la nostra decisione è stata già presa e non dobbiamo farci tentare. Abbiamo già litigato con famiglia e amici perché non volevano farci mollare il lavoro. Perché tornare indietro? Tornare indietro senza nemmeno averci provato realmente.

Buttiamoci!

Bonus! Datti tempo (non infinito)

Abbiamo fatto il passo, abbiamo la nostra partita iva, la nostra azienda, la nostra realtà. Durante il periodo di transizione siamo riusciti a trovare già qualche cliente, siamo immersi nel lavoro.

Tutto sembra andare per il verso giusto.

Poco dopo ci accorgiamo che abbiamo una flessione: non riusciamo più a trovare nuovi clienti. La nostra strategia non ha attecchito? Stiamo sbagliando qualcosa?

Può darsi di sì. Non abbattiamoci subito, siamo appena sbarcati. Parlando sempre per frasi fatte “Roma non è stata costruita in un giorno”.

Diamoci del tempo. In uno o due anni, dopo esserci rimboccati le maniche, dovremmo aver capito quali sono i nostri limiti e dove possiamo migliorare. Possiamo anche essere in perdita per un po’ di tempo, ma, se capiamo che la direzione è quella giusta, le soddisfazioni arriveranno.

Se abbiamo creato un prodotto o un servizio nuovo, dobbiamo fare in modo che i clienti lo comprendano. Dobbiamo essere abili convincitori ed avere pazienza. Dopo tutto, abbiamo scommesso su noi stessi.

Facciamo ciò che deve essere fatto, si tratta sempre della nostra azienda, la nostra creatura dove abbiamo investito tempo, denaro e, spesso, anche messo in discussione famiglia e amici per lei. Rimbocchiamoci le maniche e capiamo ciò che non va, diamoci il tempo di sbagliare ed imparare dai nostri errori.

Non diventiamo testardi, non incaponiamoci. Non diamoci un tempo infinito!

A meno di aver le spalle molto coperte o essere gente che ha molto denaro a priori, non abbiamo risorse illimitate.

Dobbiamo mantenere sempre i piedi per terra. Gli errori si pagano a caro prezzo. Fallire, specialmente in Italia, non è una bella cosa.

Fermiamoci sempre a riflettere e capiamo dove stiamo andando, non imbocchiamo un tunnel senza uscita. Teniamoci sempre una strategia di riserva. Valutiamo anche l’idea di tornare a fare i lavoratori dipendenti.

Stare alle dipendenze non è una sconfitta. Se lo siamo stati ed abbiamo anche fatto un’esperienza in proprio, sappiamo benissimo che essere dipendenti ha molti lati positivi. Oltre alle frustrazioni di dover rendere conto a qualcuno, possiamo avere grossissime soddisfazioni.

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Autore: Michele (Partitaiva24.it)
Pubblicato il: 19/10/2020
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