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Aprire partita IVA online per consulente informatico

Continuando l’analisi delle figure professionali, oggi ci occuperemo di come aprire partita IVA online per consulente informatico.

Il consulente informatico, senza dubbio è una figura professionale molto apprezzata in un mondo dove ormai qualsiasi cosa è a portata di una con un click. Inoltre, le opportunità di lavoro per un consulente informatico non si limitano solo a imprese e professionisti ma dispongono anche della fetta di mercato dei privati. Vediamo insieme allora come si fa ad essere un consulente informatico in regola al 100% con il fisco.

Sommario

L’attività del consulente informatico

Quando è obbligatorio aprire la partita iva

Il regime forfettario per il consulente informatico

L’obbligo di rispettare il limite di fatturato per il consulente informatico

Come aprire partita iva online per consulente informatico

I vantaggi del regime forfettario per il consulente informatico

Le semplificazioni in materia di IVA

Un’unica imposta

Nessuna ritenuta d’acconto

Quanto paga di imposte un consulente informatico

Quanti contributi previdenziali versa un consulente informatico

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L’attività del consulente informatico

Per prima cosa vediamo nello specifico cosa fa il consulente informatico per poi ricavare il suo inquadramento in termini fiscali e contributivi.

Le attività del consulente informatico sono molto diverse e sconfinano, dall’hardware al software fino alla realizzazione e la gestione di intere reti aziendali. Per certi versi, la professione del consulente informatico presuppone un vero e proprio inquadramento artigianale tuttavia, essendo quasi sempre superiore l’impiego delle proprie conoscenze e competenze rispetto al capitale viene considerato un lavoratore autonomo.

Descritta a grandi linee l’attività del consulente informatico, vediamo quali sono i risvolti in termini fiscali e contributivi di questo inquadramento e soprattutto quando è obbligatorio aprire la partita IVA.

Quando è obbligatorio aprire la partita iva

Solitamente come per tutte le professioni, per i primi lavori si comincia attraverso una ricevuta di prestazione occasionale oppure con il contratto di prestazione occasionale “prestO“.

Tuttavia, come abbiamo spesso fatto presente nel momento in cui l’attività diventa abituale e continuativa scatta l’obbligo dell’apertura della partita IVA. Questo obbligo scatta a prescindere da qualsiasi fatturato del professionista. Il motivo per cui l’apertura della partita IVA diventa un obbligo per il consulente informatico, come per qualsiasi altra professione, è l’abitualità e la continuità dell’attività.

Finché siamo di fronte a una prestazione del tutto occasionale, per esempio la collaborazione per lo sviluppo di un sito web o la creazione di una rete familiare, non c’è l’obbligo dell’apertura della partita IVA. Se invece, l’attività svolta sia costante come per esempio la gestione di un progetto per un’azienda o semplicemente ci si comincia a promuovere, sorgerà l’obbligo dell’apertura della partita IVA. Per il fisco l’attività sarà intesa come abituale ed il principio di occasionalità viene meno.

Il regime forfettario per il consulente informatico

Il primo passo per aprire una partita IVA come consulente informatico, come per tutti i professionisti in generale, è quello di individuare il regime al quale il futuro titolare di partita IVA può aderire. Il regime più conveniente per chi decide di avviare un’attività è il regime forfettario. Per poter aderire a tale regime ci sono però dei requisiti da rispettare:

  1. limite dei ricavi e compensi previsti max 85.000 € annui (da ragguagliare se apertura in corso d’anno); (fino al 2018 il limite dei ricavi era di 30.000 ma con la nuova legge di bilancio è stata innalzata)

Attenzione però! Sono previste delle cause di esclusione dal regime forfettario (anche se si è in possesso dei requisiti elencati sopra) ai sensi dell’art. 1, comma 57, legge n. 190/2014. Nel caso specifico del consulente informatico:

Una volta constatato di avere i requisiti per aderire al regime forfettario, si potrà procedere con l’apertura della partita IVA.

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L’obbligo di rispettare il limite di fatturato per il consulente informatico

I vantaggi di cui parleremo più avanti nel nostro articolo devono essere messi in relazione però con gli obblighi per usufruire per le agevolazioni del regime. La più importante senza dubbio è quello di non superare i 85.000 € di fatturato annuo.

Certamente vi starete chiedendo: “E se supero i 85.000 € annui cosa succede?”

Non allarmatevi, superando la soglia dei 85.000 € si potrà continuare ad operare in regime forfettario fino ad un fatturato di 100 mila. In tale ipotesi, a partire dal 1 gennaio dell’anno successivo si passerebbe automaticamente in regime IVA normale con tutti gli adempimenti conseguenti. Se invece si superassero anche i 100 mila euro nell’anno in corso saranno dolori. Al superamento di tale soglia infatti automaticamente già nell’anno in corso si dovrà adottare il regime di contabilità semplificata con tassazione IRPEF ordinaria e sarà necessario anche applicare l’iva sulla fattura che determinerà il superamento dei 100 mila euro di fatturato.

Come aprire partita iva online per consulente informatico

Una volta verificati i requisiti per il regime forfettario, la partita IVA può essere aperta entrando sul sito dell’Agenzia delle Entrate compilando il modello AA9\12 ed indicando in questa fase l’eventuale adesione al regime forfettario. In questa sede, si dovrà anche scegliere il codice ATECO che indica l’attività che si andrà a svolgere.

Ricordiamo che il codice da consulente informatico appartiene a quella categoria di codici ATECO che fa capo alla gestione separata INPS. Di fatto, considerando che il consulente informatico rientra nel settore della libera professione ne segue che non dovrà fare iscrizione in Camera di Commercio e di conseguenza all’iscrizione alla gestione INPS commercianti/artigiani.

Sembra tutto facile tuttavia, aprire una partita IVA non è così semplice come appare. Aprirla è solo il primo passo dopo di che questa deve essere anche gestita. Degli errori in sede di apertura come la scelta del regime fiscale o del codice ATECO sbagliato possono costare caro. Consigliamo sempre di affidarsi ad un professionista, egli si capirà la tua situazione e saprà consigliarti la soluzione migliore.

I vantaggi del regime forfettario per il consulente informatico

Partiamo subito con il primo vantaggio.

Le semplificazioni in materia di IVA

Il regime forfettario è un regime fiscale esente da IVA. Nelle fatture del consulente informatico quindi non sarà presente l’IVA. La mancanza dell’IVA oltre ad una maggiore competitività all’interno del mercato perché permetterà di applicare prezzi più bassi per le proprie prestazioni porterà anche ad un risparmio dal punto di vista del professionista che seguirà il consulente informatico nella gestione della partita IVA. Questo perché l’assenza di IVA semplifica molti adempimenti del commercialista.

Un’unica imposta

Un altro dei vantaggi del regime forfettario è la presenza di un’imposta sostitutiva con un’aliquota molto bassa del 5% o 15% a seconda se si aderisce al regime forfettario start-up o meno. La presenza di un’imposta sostitutiva significa che non si pagheranno né IRPEF, IRAP o altre imposte addizionali. Si dovrà pagare solo un’imposta. Nessun Regime Fiscale prevede tasse così basse.

Nessuna ritenuta d’acconto

Il regime forfettario, oltre ad essere esente IVA, è esente anche dalla ritenuta d’acconto. Con questo, regime non si dovrà inserire nessuna ritenuta d’acconto in fattura in quanto il consulente informatico è soggetto ad un’unica imposta sostitutiva sui suoi ricavi che dovrà versare egli stesso. Ne consegue che su qualsiasi fattura verrà incassato il 100% dell’importo.

Quanto paga di imposte un consulente informatico

Il consulente informatico in regime forfettario pagherà le proprie imposte sul reddito imponibile che verrà determinato moltiplicando i ricavi percepiti con il coefficiente di redditività previsto per il suo codice ATECO. L’unica imposta che pagherà sarà in misura pari al 15% del proprio imponibile.

Ricordiamo che nel caso di start-up, invece, è prevista una riduzione dell’aliquota d’imposta che sarà pari al 5% anziché al 15% per i primi cinque anni dall’avvio dell’attività, dopodiché si passerà all’aliquota normale del 15%.

Procediamo ad un esempio per essere più immediati.

Ipotizziamo che il nostro consulente informatico start-up abbia un fatturato annuo di € 28.000:

Fatturato € 28.000

Coefficiente di redditività: 67%

Calcolo delle imposte: (28.000 * 67%) x 0,05 = € 938

Quanti contributi previdenziali versa un consulente informatico

I contributi INPS saranno calcolati sullo stesso imponibile calcolato nell’esempio del paragrafo precedente. Questi ricordiamo che saranno parti al 25,72% del fatturato e non c’è una quota fissa annuale INPS da pagare. Il consulente informatico verserà contributi solo se avrà conseguito dei ricavi.

Ipotizziamo sempre un calcolo approssimativo con il nostro consulente informatico che ha un fatturato di € 28.000.

Fatturato € 28.000

Coefficiente di redditività: 67%

Calcolo dei contributi previdenziali: (28.000 x 67%) x 25,72% = Euro 4.825

Nota importante! Nel caso in cui il professionista decide di aprire la partita IVA ad esempio nel 2020, contributi e INPS relativi al 2020 saranno pagati nell’estate del 2021.

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Autore: Michele (Partitaiva24.it)
Pubblicato il: 20/02/2018
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    11 commenti
  1. Giovanni ha detto:

    Buongiorno, sono un consulente informatico con regime forfettario. Posso vendere un pc e se si come devo fare la fattura, acquistando il pc con iva? Grazie

    • Michele (Partitaiva24.it) ha detto:

      Buongiorno Giovanni,

      no, se svolgi solo attività di consulenza non puoi procedere alla vendita. Se volessi svolgere anche l’attività di tipo commerciale dovrai procedere ad iscriverti in camera di commercio e inps commercianti. Se volessi una consulenza gratuita per valutare la modifica dell’inquadramento procedi alla compilazione del form di contatto presente sul nostro sito:https://partitaiva24.it/

  2. Marco ha detto:

    Buongiorno,
    ho ricevuto un offerta di lavoro da un azienda estera che applica il remote working ma che non avendo sedi in Italia non può assumermi direttamente.

    E’ giusto in questo caso aprire una Partita IVA come libero professionista?
    E’ possibile fatturare quindi il 100% del lavoro a quell’azienda?

    Grazie

    • Antonio recupero ha detto:

      Buongiorno, sono un lavoratore dipendente in una azienda privata con contratto fulltime a tempo indeterminato. Posso comunque avviare una attività autonoma? In questo caso dovrò versare contributi oltre quelli già assolti come dipendente fulltime?

      • Michele (Partitaiva24.it) ha detto:

        Buonasera Antonio,

        se si trattasse di un’attività di consulenza dovrai comunque iscriverti e versare i contributi alla gestione separata INPS.

    • Michele (Partitaiva24.it) ha detto:

      Buongiorno Marco,

      si dovrebbe valutare il tipo di contratto che ti viene offerto.

      Compila il contact form presente in home page per una prima consulenza gratuita per valutare il tuo caso. partitaiva24.it.