Nella seconda parte del 2020 gli investimenti nel settore sono ripartiti, portando il comparto ai livelli precrisi pandemica. L’analisi condotta dall’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE attesta che in Italia è sempre più diffuso l’utilizzo delle tecnologie da parte delle imprese che operano nel settore agricolo (oltre 100 in più rispetto al 2019).
Se durante il primo lockdown, l’emergenza Covid-19 ha di fatto rallentato il mercato dell’Agricoltura 4.0, lo stesso non può dirsi in merito alla seconda parte del 2020, come rilevato dall’analisi condotta dall’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE dell’Università degli Studi di Brescia.
Infatti, è stato raggiunto dal settore un valore di 540 milioni di euro nell’anno complessivamente considerato (circa il 4% del mercato globale), con un incremento, rispetto al 2019 (+20%). Circa il 60% delle aziende agricole, inoltre, ha utilizzato almeno una soluzione dell’agricoltura 4.0, soprattutto software gestionali e dispositivi portatili, mentre il 38% anche più di due.
In crescita è, dunque, l’utilizzo del mobile (+65%), delle piattaforme (+60%) e della blockchain (+59%) da parte delle aziende considerate. Solo il 3-4% della superficie agricola, però, è coltivata con strumenti 4.0. Per gli esperti questo è un segnale che il mercato deve ancora esprimere larga parte del suo potenziale.
“Per sbloccare questo potenziale ancora inespresso sarà necessario lavorare sull’interoperabilità e l’interconnessione delle soluzioni, lo sviluppo di competenze specifiche e la valorizzazione e condivisione dei dati” ha affermato Andrea Bacchetti, Direttore dell’Osservatorio Smart Agrifood.
Entriamo, adesso, nel dettaglio del report per capire quali prospettive si configurano per il comparto in questione.
In questo anno segnato dall’emergenza Covid-19, il settore agroalimentare italiano è stato messo sotto stress. È diminuita, infatti, da un lato, la manodopera, mentre dall’altro, è aumentata la pressione sul settore logistico e della distribuzione.
Questo rallentamento, durante il primo lockdown, ha avuto un forte impatto anche sul comparto agricolo e, in particolare, su quello dell’agricoltura 4.0. Ciononostante, si è avuta una decisa ripresa nel secondo semestre del 2020. Così, il settore è riuscito a raggiungere dei risultati notevoli.
Il suo valore, infatti, si è attestato, nell’anno complessivamente considerato, a circa 540 milioni di euro (il 4% del mercato globale). Rispetto al 2019, quindi, il settore ha registrato un incremento del 20%.
Nello specifico, l’analisi ha rivelato che la spesa è trainata dalle soluzioni di agricoltura di precisione, ovvero dagli strumenti che danno una mano alle attività in campo. Tra i vari, vanno menzionati i sistemi di monitoraggio e controllo di mezzi e attrezzature (il 36% del mercato), ed i macchinari a questi connessi (il 30%).
Rispetto al 2019, sono state rilevate 100 soluzioni 4.0 in più per il settore agricolo italiano (538 in totale). In particolare, nelle fasi di coltivazione, semina e raccolta dei prodotti, è stato evidenziato che vengono utilizzati maggiormente sistemi di data analytics, piattaforme o software di elaborazione e internet of things. I comparti che applicano di più tali sistemi sono quello ortofrutticolo, vitivinicolo e cerealicolo.
Come già anticipato, il 60% delle aziende agricole utilizza almeno una soluzione digitale, mentre il 38% ne impiega due o più.
Il digitale è sempre più presente anche nell’ambito della tracciabilità alimentare, con 157 soluzioni. In crescita sono le tecnologie per la raccolta, la valorizzazione e la condivisione dei dati lungo la filiera rispetto al 2019: mobile (+65%), l’analisi avanzata dei dati (+57%) e le piattaforme di elaborazione (+60%).
Non si arresta neanche la blockchain, presente nel 18% delle soluzioni di tracciabilità (+59%), anche se più lentamente rispetto all’anno precedente. Una percentuale che, comunque, rende l’agroalimentare il terzo settore a livello mondiale per numero di progetti pilota e operativi, avviati dalle imprese per ragioni commerciali, legate al miglioramento dell’efficienza della supply chain e per una maggiore sostenibilità ambientale o sociale.
Per “Agricoltura 4.0”, come specificato dall’Osservatorio, s’intende l’evoluzione dell’agricoltura di precisione, realizzata attraverso la raccolta automatica, l’integrazione e l’analisi di dati provenienti dal campo, da sensori e da qualsiasi altra fonte terza.
Tutto ciò è possibile grazie all’utilizzo di tecnologie digitali 4.0, che supportano l’agricoltore nel rapporto con altri soggetti della filiera, al fine di aumentare la sostenibilità economica, ambientale e sociale del settore considerato.
Sono i produttori delle macchine agricole e ausiliari a trainare il mercato italiano dell’Agricoltura 4.0, con il 73% del fatturato. Li seguono i fornitori di soluzioni IT e tecnologie avanzate (in particolare dell’internet of things) con il 17% di ricavo. Gli investimenti, invece, si concentrano sulle soluzioni che concernono il monitoraggio e il controllo di mezzi e attrezzature agricole (il 36% del mercato) e i macchinari a questi connessi (il 30%).
Il 13 % della spesa è poi dedicata ai software gestionali. Nello specifico, i sistemi per il monitoraggio da remoto di coltivazioni e terreni coprono l’8%, mentre quelli per il supporto alle decisioni, il 5%. I costi per la mappatura di coltivazioni e terreni invece ammontano al 4%, quelli per i robot legati alle attività in campo, al 2%.
Per quanto riguarda le soluzioni 4.0 dedicate alle coltivazioni in campo aperto, il 79% supporta le aziende agricole nella fase di coltivazione, il 45% durante la semina, il 35% nella raccolta e il 16% nella fase di pianificazione.
Le più numerose sono le soluzioni utilizzabili in diversi settori (61%), mentre, come già detto, fra gli strumenti applicabili a specifici comparti prevalgono quelli per l’ortofrutticolo (17%), il vitivinicolo (17%) e il cerealicolo (16%).
Per quanto concerne le tecnologie su cui si concentrano le soluzioni, sono prevalentemente data & analytics (73%), piattaforme e software di elaborazione (68%) e internet of things (54%, +4%). Seguono poi seguite i device di ultima generazione (46%), mobilità e geolocalizzazione (38%), veicoli e attrezzature connesse (25%), cloud (19%, +10%) e artificial intelligence & machine learning (12%).
Sono per lo più adoperati nella mappatura e monitoraggio da remoto dei terreni (41%), nell’analisi dei fattori ambientali e dei terreni (33%), nel monitoraggio di macchine e attrezzature (23%) e nel water management (19%).
Non solo le aziende agricole, ma anche quelle che si occupano della trasformazione alimentare sono aperte all’innovazione e alla sperimentazione di soluzioni 4.0. Queste però, sono, nella maggior parte dei casi, legate a tecnologie di base. L’Osservatorio ha analizzato, nello specifico 135 imprese.
L’indagine ha mostrato che l’87% applica o sperimenta almeno una tecnologia digitale, principalmente nei processi distributivi e produttivi, fra le quali spiccano i software di gestione dei fornitori e del magazzino (75%) e i dispositivi portatili (57%).
Tuttavia, esistono delle realtà che impiegano anche le tecnologie più innovative: data analytics (il 19% le applica, il 9% le sperimenta), cloud (18% e 10%), iot (16% e 10%), advanced automation (13% e 3%) e blockchain (2% e 6%).
Le soluzioni digitali vengono adoperate dalle aziende innanzitutto per rendere più efficienti i processi produttivi (52%), ridurre la distanza col consumatore (47%) e migliorare la gestione logistica e la tracciabilità (45%).
Infine, alla domanda su quali strumenti 4.0 intendono investire, entro i prossimi tre anni, l’85% delle imprese coinvolte nello studio ha risposto che punteranno soprattutto in soluzioni mobile (54%), software gestionali per fornitori e magazzino (43%), data analytics (33%) e blockchain (18%).
Il digitale è maggiormente impiegato in quelle aziende che si occupano della tracciabilità alimentare (l’89% del campione). Ben 125 aziende offrono 157 soluzioni digitali per la tracciabilità alimentare, comprendenti sia strumenti tradizionali (gestionali o software specifici per la rintracciabilità dei lotti) che innovativi.
Rispetto al 2019, è cresciuta la condivisione dei dati di filiera (+60%). A ciò va aggiunto anche l’emergere delle piattaforme (il 30% delle soluzioni utilizzate). Tra le tecnologie più adoperate in questo campo, troviamo quella mobile (+65%), seguita da blockchain (+59%), data analytics (+57%) e iot (+47%).
A livello mondiale, l’agroalimentare si conferma il terzo settore per numero di progetti di blockchain, come detto. Le imprese, nello specifico, sono portate a sperimentarla per motivi di carattere commerciale e di marketing (il 61%), per il miglioramento dell’efficienza della supply chain (il 54%), per la sostenibilità ambientale (il 45%) e per quella sociale (il 24%).
L’innovazione che sta attraversando il settore dell’agrifood, ormai da tempo, coinvolge le startup, anche se in Italia il campo per il loro sviluppo è abbastanza libero (contrariamente allo spazio disponibile a livello mondiale). In particolare, le startup italiane puntano alla dimensione commerciale della filiera del food e, dunque, l’innovazione in questo caso riguarda modelli più che altro legati all’e-commerce e applicati alla sfera del cibo.
Nel 2019, le startup agrifood italiane hanno raccolto appena lo 0.1% del capitale investito a livello globale nel settore (fonte AgFunder, 2020): 21 milioni di dollari di investimenti (su un totale a livello globale pari a 20 miliardi). Inoltre, nel 2020 rappresentavano il 6.8% del totale globale (Forward Fooding).
Sostanzialmente, le startup agrifood del Bel Paese potrebbero raccogliere un capitale potenziale di circa 50 volte superiore a quello attualmente destinato dal mercato.
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