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Come finanziare una startup: il business angel

Hai trovato l’idea per metterti in proprio, ma non sai da chi farti aiutare per racimolare il denaro necessario per farla funzionare. Devi sapere che quella dell’investitore finanziario è una fonte rilevante per le nuove imprese, soprattutto innovative, e non solo dal punto di vista economico, ma anche del know how. Con questo contributo, vedremo in che modo questa figura professionale può dare una mano a trasformare in realtà i sogni di giovani startupper.

Sommario

Chi è il business angel?

Dove nasce il business angel?

Quali sono gli obiettivi del business angel?

Quali settori finanzia un business angel?

La situazione del business angel in Italia

Come attrarre un business angel?

Conclusioni

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Chi è il business angel?

Il business angel o angel investor è un investitore informale che finanzia le startup. Il suo interesse nell’apportare risorse finanziarie alle stesse avviene in cambio del loro capitale di rischio, diventandone socio.

All’impresa nascente, però, il business angel offre anche un contributo in termini di conoscenze tecniche e gestionali, oltre ad un’importante rete di relazioni. Così facendo, il suo know how diventa determinante per quelle imprese che si trovano nella loro fase di debutto nel mondo degli affari.

Dunque, si tratta spesso di imprenditori, manager o liberi professionisti, in attività o in pensione, che intendono acquisire quote di società che per lo più operano nel campo dell’innovazione

Negli Stati Uniti detto profilo coincide con quello dell’investitore accreditato o qualificato, il quale deve rispettare, per poter essere considerato tale, alcuni parametri patrimoniali, ad esempio, avere un patrimonio superiore al milione di dollari, a prescindere dal suo stato civile, avere guadagnato 200 mila dollari nei due anni precedenti o, se coniugato, avere un reddito di coppia pari a 300 mila dollari. 

L’essere, poi, un investitore accreditato significa anche poter agire come un istituto di credito.

Dove nasce il business angel?

Il business angel nasce alla fine del XIX secolo negli Stati Uniti. In particolare, l’attività del c.d. investitore informale punta al finanziamento degli spettacoli di Broadway per poi espandersi su altre tipologie di business. Nel 1933, viene emanato il Securities Act che lo definisce un investitore accreditato, per l’appunto.

In seguito, questa figura si diffonde in Europa, in primis in Gran Bretagna, data anche la vicinanza dal punto di vista culturale con gli USA, e dopo nei Paesi Bassi. Grazie all’impulso della CEE (Comunità Economica Europea) nel 1996, posteriormente ad una conferenza dei business angels, indetta dall’istituzione stessa, si sviluppa in altri stati, tra cui Germania, Francia, Belgio e Italia. 

Nel 1999 si è costituita l’EBAN (European Business Angels Network), alla quale ha aderito anche l’Italian Business Angel Network (IBAN), un’associazione che si occupa di organizzare reti locali chiamati BAN (Business Angels Network), all’interno delle quali gli investitori informali possono incontrare gli imprenditori alla ricerca di capitale di rischio.

Le prime reti locali sono state fondate a Milano e Venezia. Successivamente la rete si è evoluta, diffondendo la cultura dell’ “angel investing”. Nel 2007 è nata così l’Italian Angels for Growth, sempre a Milano. Nel 2009 è stato creato, invece, a Torino il Club degli Investitori.

Quali sono gli obiettivi del business angel?

Sostanzialmente, il business angel mira a finanziarie le imprese nate da poco per cercare di realizzare nel medio termine delle plusvalenze dalla vendita parziale o totale della sua partecipazione iniziale alla startup e per fare profitti con i dividendi.

Quindi, si tratta di un intervento in una fase primordiale della società, quando la startup non è ancora pienamente sul mercato. Durante questo stadio, un business angel può intervenire finanziariamente con un capitale che varia dai 20 mila ai 500 mila euro.

Oltre ad un ritorno in termini economici, l’investitore informale ha solitamente un interesse dal punto di vista tecnologico, ma anche sociale e, per tale motivo, cerca di aiutare in particolare i giovani imprenditori a raggiungere uno sviluppo economico all’interno della propria collettività.

Spesso i progetti delle startup e il capitale per la loro realizzazione vengono a contatto con i possibili investitori attraverso delle piattaforme online di crowdfunding. Capita, però, che l’impresa sia già finanziata, ma abbia bisogno di crescere più velocemente. A questo punto, per far funzionare l’idea occorrono altri investitori informali organizzati in rete.

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Quali settori finanzia un business angel?

I settori in cui investono i business angels sono diversi e, come abbiamo detto, principalmente il loro finanziamento è mirato a sostenere le imprese innovative, che possiedono marchi e brevetti. Per queste startup è difficile trovare aiuti dalle banche, perché non è semplice dare a garanzia il proprio know how. Da qui il ricorso, soprattutto nell’ultimo decennio agli investitori informali.

La diffusione della manifattura in Italia, invece, fa prediligere gli investimenti in questo settore che, tuttavia, è legato all’innovazione, mediante l’utilizzo di software, l’automazione industriale, energie rinnovabili, ecc. In generale, è il settore del digitale ad attrarre i business angels.

Lo IAG Index, condotto nel 2020, ha analizzato le principali tendenze degli investimenti a sostegno dei progetti delle startup innovative. Il report ha evidenziato che sta per emergere l’interesse anche per le società attive nella “life science” e, quindi, per le attività che operano in ambito medicale e farmaceutico.

L’entità del finanziamento dei business angels, chiaramente, varia da paese a paese. In Italia può partire da poche migliaia di euro fino a 100 mila euro, a seconda del progetto della startup. La media registrata in Gran Bretagna è di circa 10 mila sterline per singola operazione, mentre in Australia il business angel sulle startup investe in media 200 mila dollari.

La situazione del business angel in Italia

Nel Bel Paese i business angels sono 1014. Il 70% si trova nel nord Italia e, in particolare, in Piemonte e in Lombardia. Inoltre, il 60% investe prevalentemente in Italia. Nel 2019, è stato stimato che abbiano investito circa 54,4 milioni di euro. In media, sono state finanziate 2,5 organizzazioni.

Per quanto concerne i settori sui quali si sono concentrati maggiormente vi sono quelli del “Digital Services & ICT”, “Biotech and Healthcare” e del “Fintech & Big Data Tech”. Il 54% degli intervistati, inoltre, ha dichiarato di essere spinto da finalità sociali, oltre che da quelle economiche. 

Lo studio ha mostrato infine che gli investitori informali in Italia sono per lo più classificabili come “Beginner Angel”, cioè che hanno investito in circa 10 organizzazioni. In minoranza, quindi, gli “Experienced Angel” con oltre 10 organizzazioni nel proprio portafoglio.

Come attrarre un business angel?

Gli startupper, solitamente, si rivolgono a questa figura dopo avere fatto un giro per la raccolta fondi nella loro cerchia di amici e familiari. Non è facile ottenere, infatti, credito dagli istituti finanziari. Per tale motivo, la scelta di optare per il finanziamento da parte di un business angel sembra oggi quella più indicata. Ma come si fa ad attrarre degli investitori informali?

Innanzitutto, occorre trasmettere sicurezza al business angel che dovrà valutare se puntare o meno sul nostro progetto. Un progetto che deve presentare dei rischi finanziari contenuto e, quindi, da considerare valido per chi vuole investire il proprio denaro. Per detto motivo, è necessario presentare al possibile investitore un business plan della startup, descrivendo, nel miglior modo possibile, i servizi e i prodotti che si ha intenzione di lanciare sul mercato, il target a cui l’idea è rivolta e le strategie da mettere in campo, i prezzi e la modalità di vendita, se comunicare mediante la pubblicità online oppure il volantino del nostro negozio fisico.

Ovviamente, è indispensabile studiare i movimenti della concorrenza, come opera quest’ultima e le sue tattiche per convincere i clienti ad acquistare i suoi prodotti. Ultima dritta, ma non meno importante, è quella di presentare al business angel i rischi dell’impresa riguardo la sua parte finanziaria. D’altronde, sarà anche quella a cui verrà prestata maggiore attenzione dall’investitore che analizzerà il business plan. 

Esistono, poi, altri fattori che possono indirizzare la scelta di un business angel, legati al profilo di chi presenta l’idea imprenditoriale sulla quale investire, ad esempio, l’età. Solitamente, chi ha voglia di puntare su un certo business è attratto da persone con un determinato grado di energia e anche dalla creatività. Le idee innovative, come già visto prima, attraggono maggiori investimenti.

Poiché lo scopo del business angel è, comunque, quello di vendere parte o tutta la quota della partecipazione nella startup, si deve tenere conto del fatto che questa figura mantiene il suo investimento nei primi anni di attività, all’incirca quattro anni.

Dunque, per attrarre un investitore informale, gli startupper dovrebbero cercare di raccogliere più informazioni possibili sul mercato in cui si andrà ad operare, seguire lo sviluppo del proprio prodotto o servizio che si intende lanciare, la potenziale crescita della startup, che dovrà avere come riferimento temporale almeno il medio termine per potersi affermare una volta che il business angel lascerà andare via l’impresa con le proprie gambe.

Conclusioni

È necessario, quindi, se desideri costituire una startup con l’idea di trovare nel business angel un ottimo finanziatore, impegnarti seriamente nel progetto. Questo aspetto è fondamentale per attrarre potenziali investitori, tutti interessati ad evitare piani fallimentari. 

Oltre alla solidità del documento finanziario, infatti, verrà valutata anche la tua capacità manageriale e la composizione, eventualmente, del team che dovrà accompagnarti nella nuova avventura. La prima impressione che si dà di sé stessi, spesso, è anche la più importante. Quindi, cerca di trasmettere la tua passione per l’idea che hai intenzione di realizzare al potenziale business angel.

Ricorda: se stai pensando di costituire una startup, trovato il finanziamento necessario, ricorda di aprire la partita iva. È, infatti, uno dei primi step necessari per iniziare la tua attività. Se hai qualche dubbio su come procedere, non esitare a contattarci. Compilando il form sulla nostra pagina https://partitaiva24.it/ otterrai una consulenza gratuita!

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Autore: Michele (Partitaiva24.it)
Pubblicato il: 21/04/2021
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