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La tassazione delle criptovalute nel 2024: Cosa cambia?

Dall’anno di imposta 2023 numerose sono le novità che impatteranno sulla tassazione delle criptovalute già con la prima dichiarazione dei redditi, ovvero il modello Redditi 2024.

Tutte le plusvalenze superiori a 2 mila euro saranno tassate con aliquota al 26% e per fortuna potranno essere mitigate dalle minusvalenze. L’imposta del 26% scaturirà dal quadro RT della dichiarazione che accoglierà tutte le operazioni che genereranno plus e minusvalenze.

Nel quadro RW invece andrà indicato il solo possesso ai fini del monitoraggio e per la prima volta andrà pagata l’imposta di bollo, pari al 2 per mille, sulle giacenze in criptovaluta.

Sommario

Novità fiscali, tasse e dichiarazione sulle criptovalute

La nuova definizione di cripto-attività

Criptovalute e tassazione sulle plusvalenze

Cosa cambia rispetto al passato?

Soglie di esclusione sulle plusvalenze

Tassazione e staking

Criptovalute e dichiarazione dei redditi

Come si compila il quadro RT?

Come si compila il quadro RW e calcolo dell'imposta di bollo

Sanatoria per mancata dichiarazione criptovalute

Conclusioni

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Novità fiscali, tasse e dichiarazione sulle criptovalute

Nel corso del 2023, il governo italiano ha introdotto una serie di novità fiscali per la tassazione delle criptovalute, cercando di trovare un equilibrio tra incentivare l’innovazione e la diffusione e garantire a contempo una corretta ed equa tassazione.

La Legge di Bilancio 2023, valida anche per il 2024, ha regolarizzato la tassazione delle criptovalute con diverse novità sia per le persone fisiche, sia per le imprese.

Sono tante le novità, come del resto si evince anche dalla lettura della Circolare n. 30/E/2023 dell’Agenzia delle Entrate, che impattano sulla vita di migliaia di persone, semplici appassionati e talvolta investitori. Le principali news nel dettaglio riguardano:

La nuova definizione di cripto-attività

La definizione data dal legislatore tributario (art. 67, c.1, lett. c-sexies), definisce le cripto-attività come la “rappresentazione digitale di valore o di diritti che possono essere trasferiti e memorizzati elettronicamente, utilizzando la tecnologia di registro distribuito o una tecnologia analoga”.

Questa definizione, necessaria sostanzialmente a limitare il perimetro delle criptovalute, è volta ad individuare una serie di attività che non costituiscono quindi investimenti di natura strettamente finanziaria, la cui disciplina è già contenuta nelle lett. da c) a c-quinquies) del c.1 dell’art. 67 Tuir.

Criptovalute e tassazione sulle plusvalenze

Se hai già guadagnato con le tue criptovalute, è importante tenere d’occhio le nuove regole sulle plusvalenze. A partire dal 2023 (con relativa prima dichiarazione dei redditi nel 2024), i tuoi guadagni potrebbero essere tassati in modo diverso rispetto al passato.

Il reddito generato dagli investimenti in criptovalute è sottoposto ad una tassazione pari al 26%, confermata anche dalla Legge di bilancio, sulle plusvalenze o rendimenti ottenuti superiori ai 2000€ nel periodo d’imposta.

A differenza del passato quindi la soglia dei 2 mila euro diventa fondamentale e comporta sicuramente un peggioramento rispetto alla precedente disciplina.

Superata tale soglia, sono tassati i proventi e le plusvalenze derivanti dalle seguenti operazioni in cripto-attività:

Ne consegue che il solo possesso o acquisto di cripto non comporta una tassazione ma come vedremo in seguito solo un obbligo informativo in dichiarazione.

La plusvalenza, quando si parla di criptovalute, è costituita dalla differenza tra il corrispettivo percepito ovvero il valore normale delle cripto-attività permutate e il costo o il valore di acquisto (quest’ultimo dovrebbe essere sempre documentato in modo preciso). Se non hai documenti che dimostrano il costo d’acquisto, quest’ultimo sarà considerato pari a zero e dovrai pagare le tasse sull’intero importo percepito (plusvalenza = prezzo di vendita).

Facendo un esempio:

Se in un anno facciamo delle compravendite dalle quali ricaviamo un totale di 10.000€ investendone 7.000€, la differenza sulla quale dovremmo andare a calcolare le tasse sarà di 3.000€ (10000 – 7000).

La tassazione tiene conto anche delle minusvalenze, nel caso in cui fossero superiori alle plusvalenze per un importo superiore a 2000€, l’eccedenza è riportata in deduzione integralmente dall’ammontare delle plusvalenze dei periodi successivi, a condizione che sia indicata nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo di imposta nel quale le minusvalenze sono state realizzate.

Attenzione ad indicare sempre le minusvalenze subite in dichiarazione dei redditi. Se le minusvalenze risultano essere superiori alle plusvalenze, per importo superiore a 2.000 euro, l’eccedenza è riportata in deduzione integrale all’ammontare delle plusvalenze dei periodi successivi, ma non oltre il quarto. Per questo motivo è necessario che la minusvalenza venga indicata sempre nel modello Redditi relativo al periodo di imposta nel quale le minusvalenze si sono realizzate.

Facendo un esempio:

Se nel 2023 abbiamo avuto delle minusvalenze derivanti dalla cessione di bitcoin pari a 2500€, solo l’eccedenza di 500€ può essere portata in deduzione di redditi diversi di cui alla lettera c-sexies realizzati nei periodi di imposta successivi.

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Cosa cambia rispetto al passato?

Non tutte le minusvalenze sono rilevanti. Coerentemente con quanto previsto per le plusvalenze si consente la riportabilità in avanti delle minusvalenze solo se di importi superiori a euro 2.000.

Rispetto alla precedente normativa viene eliminata completamente la soglia di 51.545,69 euro e del requisito temporale dei 7 giorni lavorativi consecutivi al fine di valutare se si poteva incorrere o meno in plusvalenze tassabili. Adesso la nuova lett. c-sexies) del comma 1 dell’art. 67 del TUIR comprende tra le plusvalenze e i proventi tassabili tutte le cessioni a tiolo oneroso, che superano la soglia minima di 2.000 euro senza più la necessità di effettuare conteggi complessi.

Se si vuole semplificare ulteriormente la vita, ricordiamoci che è possibile, in determinate circostanze (piattaforma italiana), ricorrere al regime del risparmio amministrato. Si tratta di un regime di tassazione applicato direttamente dall’intermediario per cui sostanzialmente l’investitore non deve far nulla in quanto delega al pagamento delle imposte l’isituto finanzario con il quale ha effettuato le operazioni. Ovviamente nella maggior parte dei casi, ovvero in presenza di intermediari e piattaforme estere che non hanno alcuna stabile organizzazione in Italia, bisognerà ricorrere alle regole viste sopra del regime dichiarativo.

Infine nasce l’imposta di bollo sulle cripto di cui parleremo nei paragrafi successivi.

Soglie di esclusione sulle plusvalenze

Sono presenti alcuni casi di esclusione dalla tassazione sulle plusvalenze, ovvero operazioni che non comportano alcun pagamento di imposta:

Costituiscono, invece, una fattispecie fiscalmente rilevante: l’acquisto di un NFT con una criptovaluta oppure la conversione di una criptovaluta in euro.

Tassazione e staking

Abbiamo affrontato varie tematiche relative alle cripto, adesso andremo ad esaminare il tema dello staking e la sua relativa tassazione. Le criptovalute nel 2024 sono in continua espansione e possono essere utilizzate anche per generare altre forme di reddito come lo staking.

Lo staking permette di ottenere un rendimento fisso in base al “numero” di cripto bloccate sul nostro wallet digitale. Queste cripto verranno prese in “prestito” da altri investitori per svolgere varie attività. Ovviamente ci verranno restituite contando in più gli interessi (che variano da una cripto all’altra), in base al lasso di tempo per il quale abbiamo deciso di bloccarle.

Il compenso generato da staking, se accreditato su un wallet digitale tenuto presso una società italiana, sarà soggetto ad una ritenuta d’imposta pari al 26%. Imposta che dovrà poi essere definita in fase di dichiarazione dei redditi.

Criptovalute e dichiarazione dei redditi

Ma concretamente come si dichiarano queste criptovalute? Come facciamo ad informare lo Stato che siamo in possesso di bitcoin e di altre valute cripto? Adesso che sai quali sono i casi in cui è obbligatorio dichiarare e tassare il reddito derivante dalle cripto, andremo ad analizzare come si compila il modello Redditi Persone fisiche per i detentori di cripto.

Ci sono due apposite sezioni da compilare per dichiarare le cripto:

Come abbiamo constatato il quadro RW1 è fondamentale da compilare se possiedi criptovalute, puoi seguire le istruzioni fornite dall’Agenzia delle Entrate:

Ad oggi, come saprai, puoi compilare la dichiarazione dei redditi in modo autonomo accedendo tramite SPID al sito dell’Agenzia delle Entrate anche se tale impresa è già molto ardua per quanto riguarda la compilazione dei quadri semplici e può apparire un po’ pericolosa per i quadri RW e RT.

Noi in questi casi consigliamo sempre di rivolgersi ad un commercialista esperto in cripto-attività per evitare di commettere errori o di pagare importi superiori al dovuto. Compila il form qui sotto per essere contattato gratuitamente da un nostro consulente esperto nel caso volessi richiedere supporto specifico in futuro nella compilazione dei dichiarativi. Nel frattempo ti lasciamo il nostro articolo sulla dichiarazione dei redditi.

Come si compila il quadro RT?

Il modello redditi accoglie il quadro RT, come quadro dove devono essere annotate tutte le operazioni che hanno portato a plus e minusvalenze e dal quale scaturirà eventualmente la famosa imposta del 26%. Basterà indicare in RT il valore delle valute cedute nel corso dell’anno (utilizzando il tasso di cambio al giorno della cessione) e il valore delle valute acquistate usando il medoto LIFO.
Il costo di acquisto della criptovaluta, se non documentabile o esposto in precisi e accurati report, dovrà essere calcolato semplicemente dividendo l’importo del bonifico effettuato all’exchanger per il numero di Criptovalute acquistate.

L’imposta dovrà essere pagata con modello F24 secondo le normali scadenze da dichiarazione dei redditi (30 Giugno) e bisognerà usare il seguente codice tributo 1100 e come anno di imposta bisognerà indicare 2023 (se si sta redigendo il modello Redditi 2024).

Come si compila il quadro RW e calcolo dell’imposta di bollo

Come abbiamo detto il quadro RW va compilato per informare l’agenzia delle entrate del possesso delle criptovalute, tecnicamente per il “monitoraggio”.
La novità però è che dal 2023 (prima dichiarazione Modello Redditi 2024)è nata un’imposta patrimoniale sulle cripto, una vera e propria IVAFE. Questa imposta di bollo è dovuta nel caso in cui le cripto-attività siano detenute presso un intermediario non residente, o se sono archiviate su chiavette, PC o smartphone. Tale imposta è pari a 2 per mille e ha un tetto massimo di 14 mila euro.

Ricordiamo inoltre che l’imposta patrimoniale è dovuta in proporzione ai giorni di detenzione e alla quota di possesso in caso di cripto-attività cointestate.

Agenzia delle Entrate ha precisato poi con la Circolare n. 30/E/2023 che il valore da assoggettare all’imposta di bollo è quello al termine del periodo di rendicontazione o, in caso di mancata rendicontazione, è quello riferibile al 31 dicembre di ogni anno, come rilevabile dall’intermediario o dal prestatore di servizi che applica l’imposta. In assenza del predetto valore deve farsi riferimento al costo di acquisto delle cripto-attività.

Sanatoria per mancata dichiarazione criptovalute

Se te ne sei dimenticato o hai trascurato di dichiarare le tue criptovalute, rischi pesanti sanzioni: non soltanto quelle derivanti dalla mancata compilazione della dichiarazione dei redditi.

Ma c’è una buona notizia: la Legge di Bilancio 2023 ha introdotto un modo per sanare la situazione con il fisco. In pratica, c’è un sistema di sanatoria che ti consente di mettere a posto la situazione pregressa. Puoi fare richiesta grazie all’istanza di emersione per tutte le attività legate alle cripto svolte entro il 31 dicembre 2021. Questo ti permetterà di:

È’ un’opportunità sicuramente allettante per mettersi in regola senza dover subire sanzioni e grane con il fisco. Non farti sfuggire questa possibilità se hai avuto qualche smarrimento con le dichiarazioni delle tue cripto!

Conclusioni

In questo articolo abbiamo analizzato tutte le dinamiche fiscali riguardanti il mondo delle criptovalute.

Se sei detentore di cripto o di altri strumenti digitali e pensi di voler aprire partita iva o se sei già possessore di partita iva e hai bisogno di un consulente esperto in materia per la gestione delle tue cripto, non esitare a compilare il form qui sotto. Ti contatterà un nostro consulente in maniera totalmente gratuita!

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Autore: Roberto Scurto
Pubblicato il: 22/01/2024
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