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Lavoro da casa e nomadi digitali, aspetti fiscali

Capita sempre più spesso che grazie semplicemente ad PC ed una connessione internet si riesca a lavorare tranquillamente anche per dei committenti dall’altra parte del mondo senza necessità alcuna di spostarsi.

Nel tempo è nata una vera e propria community, i cosiddetti nomadi digitali, rappresentati da tutti coloro che lavorano da remoto verso i propri committenti/datori di lavoro senza avere un vero e proprio luogo di riferimento ma girando continuamente il mondo e lavorando tranquillamente da remoto solamente con il proprio PC.

Sommario

Lavoro dipendente o partita iva?

Lavoro dipendente

Partita iva

Quando si deve aprire una partita iva per lavorare da remoto per un committente estero

Quali sono le attività dei lavoratori da remoto o nomadi digitali

Come devono essere inquadrate le diverse attività

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In Italia, questa condizione, conosciuta anche come smart working, non è ancora molto sviluppata. Le aziende infatti sono restie ad affidarsi a dipendenti e collaboratori che non siano giornalmente a contatto con loro. All’estero invece, soprattutto grazie a diversi siti, come UpWork e Fiverr, moltissime aziende ricercano freelancer o imprenditori per avviare delle collaborazioni anche durature nel tempo.

Una volta presa la decisione di intraprendere questa strada però, uno dei temi con il quale ci si scontra è il tema fiscale. Come sappiamo, se ci sono dei guadagni derivanti da un’attività tradizionale o di nuova generazione che sia, questi devono essere tassati. Determinare quale sarà e come avverrà la tassazione di questi profitti può non essere immediato e merita un approfondimento.

In questo contenuto, cercheremo di fare chiarezza su questo aspetto.

Partiamo!

Lavoro dipendente o partita iva?

Il primo aspetto da tenere in considerazione è il tipo di rapporto di lavoro che il contribuente instaura con il proprio capo/committente. Bisogna valutare si tratta di un rapporto di lavoro dipendente oppure di un rapporto di lavoro autonomo.

Lavoro dipendente

Il caso più semplice è quello del lavoratore dipendente in Italia per azienda italiana. Senza dubbio qui viene applicata la tassazione italiana anche se il lavoratore lavora da casa o comunque si sposta continuamente.

Nel caso in cui invece l’azienda sia estera mentre il lavoratore italiano ed esista un rapporto di lavoro dipendente. Come avverrà la tassazione?

Anche in questa situazione, il lavoratore dipendente che è residente in Italia verrà tassato in Italia e non ci sarà tassazione nello stato del datore di lavoro estero.

Altra casistica è prevista se il lavoratore è residente in Italia ma la prestazione di lavoro dipendente è effettuata all’estero. In questo caso, il lavoratore dipendente sarà tassato in entrambi gli stati se la presenza del dipendente nello stato estero è superiore ai 183 giorni in un anno.

Se invece il lavoro dipendente è prestato per un periodo inferiore a 183 giorni in un anno nei confronti di un di un datore di lavoro italiano, la tassazione avviene in via esclusivamente in Italia e segue la regolare disciplina.

Partita iva

Analizziamo ora la seconda situazione alla quale ci si può trovare di fronte, il lavoro in proprio senza subordinazione.

Questa soluzione viene adottata per lo più dai nomadi digitali, i quali spostandosi frequentemente è raro che mantengano un rapporto di lavoro continuativo nel tempo.

Spesso e volentieri i committenti vengono ricercati direttamente dai lavoratori direttamente su delle piattaforme di intermediazione come UpWork e le tipologie di contratti che si vengono a creare sono di matrice estera e con alcune differenze rispetto ad i nostri tradizionali contratti di consulenza o collaborazione. Citandone alcuni abbiamo: il contratto da indipendent contractor, il contratto di freelancing oppure quello da solopreneurs.

Le precedenti tipologie contrattuali hanno in comune che il lavoratore o l’imprenditore, nel caso del solopreneurs, dovranno autonomamente provvedere a regolarizzare la propria posizione fiscale.

Ne segue che, se sussistono le condizioni che vedremo tra poco, i lavoratori dovranno aprire la loro partita IVA e pagare le tasse secondo le regole.

Se si è residenti in Italia, anche se si lavora nei confronti di committenti esteri o attraverso delle piattaforme di intermediazione bisognerà aprire partita IVA in Italia e fatturare i propri guadagni.

Quando si deve aprire una partita iva per lavorare da remoto per un committente estero

Sia nel caso di lavoro tradizionale che nel caso di lavoro da remoto, a prescindere di quale sia la nazionalità del committente, le regole su quando è obbligatorio aprire la partita IVA sono sempre le stesse.

Come sappiamo non ci sono dei limiti di guadagno minimo per la quale non è necessario aprire partita IVA.

Il momento in cui nasce l’obbligatorietà di aprire la partita IVA sorge quando l’attività viene svolta con professionalità e continuità ovvero quando si raggiunge una certa organizzazione che l’attività non può più essere considerata sporadica ed occasionale.

Se invece l’attività viene svolta in maniera sporadica invece sarà possibile utilizzare la famosa e molto spesso abusata prestazione occasionale. Ricordiamo che quest’ultima sarà valida sia nel caso in cui il nostro committente sia Italiano che estero.

Quali sono le attività dei lavoratori da remoto o nomadi digitali

Le attività che oggi possono essere svolte da dietro un PC comodamente seduti sul divano oppure al bar su una spiaggia dei Caraibi sono smisurate oltre che innovative.

Nelle nostre consulenze preliminari, volentieri anche per noi si tratta di una sfida trovare l’adeguato inquadramento fiscale e previdenziale per i nostri clienti.

Le attività sono le più diverse, passiamo dal consulente informatico a quello marketing, dall’insegnante di yoga al traduttore, dallo youtuber al personal trainer fino ad attività del tutto commerciali come possono essere le attività di e-commerce o affiliazione.

Il palcoscenico è sempre vastissimo.

Per tutte queste attività come sappiamo le alternative come inquadramento sono due. L’attività di lavoro autonomo (il professionista, freelance di turno), oppure l’attività d’impresa (la famosa ditta individuale).

Come devono essere inquadrate le diverse attività

Nell’attività di lavoro autonomo, il lavoratore presta il suo lavoro in maniera personale. Mette a disposizione la sua professionalità dietro il pagamento della sua parcella/compenso senza avere alcun vincolo di subordinazione diretta con il proprio committente.

La figura dell’impresa o dell’imprenditore individuale è un po’ più rara nel campo del lavoro da remoto tuttavia rappresenta a volte l’unica strada nel settore del digitale. Queste attività sono proprie degli e-commerce o di chi pratica affiliazione poiché l’attività è strettamente connesse ad un commercio vero e proprio di prodotti, pubblicità o servizi. Rispetto all’attività di freelancing puro, qui l’organizzazione aziendale e l’investimento del capitale è preponderante rispetto alla professionalità del lavoratore.

Terminando, ribadiamo che la maggior parte di queste attività sono veramente innovative. Un inquadramento da un punto di vista fiscale e previdenziale in fase di start up risulta fondamentale per una buona riuscita del business stesso.

La consulenza preliminare con un commercialista esperto in questi settori è di vitale importante.

Se stai pensando di avviare un’attività direttamente da casa o come un nomade digitale. Se sei indeciso sul tuo inquadramento o su quale sia l’assetto migliore per partire, ti ricordo che potrai richiedere la tua consulenza gratuita compilando il form presente sulla nostra homepage: partitaiva24.it

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Autore: Michele (Partitaiva24.it)
Pubblicato il: 14/09/2019
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