Il pagamento dell’INPS per una partita iva forfettaria, ma anche per una tradizionale, è sicuramente uno degli ostacoli più grande quando si decide di mettersi in proprio. Ciò che spaventa però ovviamente oltre al pagamento in sé è la mancata conoscenza del funzionamento della previdenza e dello specifico dei contributi INPS. Con questo contenuto fissiamo i concetti in modo da aiutare tutti coloro che si apprestano ad aprire la loro partita iva forfettaria e conoscere cosa li aspetta.
L’INPS è l’istituto nazionale di previdenza sociale e ciò che pagano i contribuenti sono i contributi INPS. Tali contributi, versati da ciascun lavoratore, contribuiscono all’accantonamento dei fondi validi per la propria pensione e gli altri ammortizzatori sociali messi a disposizione dall’istituto (malattia, maternità, disoccupazione, ISCRO, ecc.…). I contributi per i lavoratori sono obbligatori e ciascun tipo di profilo lavorativo li versa ad un fondo specifico secondo delle specifiche regole.
Per esempio, i lavoratori dipendenti versano, o per meglio dire vedono trattenersi, i contributi dalla busta paga mensile e sarà il datore di lavoro a versarli per loro conto al fondo INPS dei lavoratori dipendenti.
Per chi ha la partita iva invece, la questione è ben diversa. Lavorando in maniera autonoma infatti, il titolare di partita iva è tenuto al versamento dell’INPS personalmente seguendo le regole della propria gestione.
Possiamo dividere le partite iva in regime forfettario, o più in generale le partite iva, in due grosse categorie: i lavoratori autonomi, professionisti, freelance consulenti e i commercianti artigiani.
I primi fanno riferimento alla gestione separata dell’INPS, i secondi invece sono tenuti al versamento dell’INPS alla gestione commercianti e artigiani appunto.
Entrambe le gestioni, benché afferenti all’INPS, hanno regole di versamento e funzionamento leggermente diverse.
Data la complessità della materia, soprattutto in fase inziale, capire la gestione di riferimento e avere un quadro completo di cosa e quanto dovuto risulta decisivo. In tale contesto, la consulenza di un professionista può fare la differenza per partire con il piede giusto.
Per tale motivo come servizio mettiamo sempre a disposizione una consulenza gratuita per inquadrare al meglio ciascun caso e capire nel dettaglio a cosa si va incontro. Prenotare la consulenza è semplice e veloce. Compila il form qui accanto o qui per ricevere la tua prima consulenza con un esperto.
Le partite iva forfettarie tenute all’iscrizione alla gestione separata INPS sono quelle che svolgono attività di tipo professionale/consulenziale. Quei freelance che svolgono attività che non sono di tipo ordinistico e che quindi non hanno una cassa previdenziale privata.
Alcuni esempi sono i social media manager, i consulenti marketing, consulenti informatici, fisioterapisti, designer ,ecc.….
Tale gestione previdenziale prevede il versamento dell’INPS in percentuale rispetto al reddito prodotto dal lavoratore. La percentuale di contribuzione è del 26,23%. Si tratta quindi di una percentuale fissa che viene applicata al reddito imponibile.
Facciamo un esempio: se il mio fatturato annuo è 10.000 € annuo la mia contribuzione INPS alla gestione separata sarà pari al prodotto del mio reddito per l’aliquota INPS.
La prima cosa da fare dunque è trovare il reddito imponibile che in regime forfettario si calcola moltiplicando il fatturato per il coefficiente di redditività assegnato alla mia attività. (Supponiamo il coefficiente sia del 78%).
In tal caso il mio reddito sarà pari a € 7.800. I contributi saranno quindi pari a € 7.800 * 26,23%, ovvero 2.046 €.
L’aspetto positivo di questa gestione previdenziale è che non prevede il versamento di contributi minimi e dunque tutti i contributi dovuti sono commisurati al reddito e di conseguenza al fatturato prodotto durante l’anno.
Se non fatturo non ho INPS da pagare.
Nel caso di contributi dovuti, il versamento sarà da effettuare nelle stesse scadenze previste per le imposte e dunque in sede di dichiarazione dei redditi. Ricordiamo che la dichiarazione è annuale e viene effettuata ogni anno per l’anno fiscale precedente. Per esempio, nel 2023 saranno da versare i contributi dovuti per il 2022 e pagare anche l’anticipo per il 2023 (l’anno in corso).
In caso di apertura di partita iva nell’anno 2023 il professionista forfettario in gestione separata INPS non pagherà alcun contributo fino a giugno 2024, momento in cui sarà redatta la prima dichiarazione dei redditi.
La disciplina INPS per i commercianti e gli artigiani infatti prevede, a differenza della gestione separata, l’obbligo di un versamento minimo di contributi che è del tutto indipendente dal volume del fatturato e dal reddito prodotto.
L’INPS artigiani e commercianti richiede il versamento di un minimale contributivo di circa 4.200 mila euro annui. Tale versamento è diviso in 4 rate annuali di pari importo in scadenze prefissate nei mesi di maggio, agosto, novembre e febbraio. Parliamo quindi di circa 1.050€ a rata.
Tale versamento minimo si riferisce ad un reddito minimale di circa 17.504 € e nel caso di superamento dello stesso sono dovuti i cosiddetti contributi eccedenti il minimale.
Questi contributi sono calcolati in percentuale e ovviamente vengono calcolati solo sull’eccedenza del reddito minimo.
La percentuale di contribuzione per gli artigiani è del 24% mentre per i commercianti si attesta al 24,48%.
Concentrandoci sul regime forfettario però, c’è una buona notizia. Per i commercianti e gli artigiani in regime forfettario è possibile richiedere una riduzione del del 35%, tale riduzione vale sia sulla parte fissa minima che sulla parte eventuale eccedente il minimale.
La parte fissa si riduce dunque da 4.200 a 2.730 mentre la contribuzione in percentuale eventuale passa dal 24 % circa al 15,6%.
Facciamo l’esempio di un e-commerce in regime forfettario che ha fatturato 50.000 €. Per prima cosa, calcoliamo il reddito forfettario. Moltiplichiamo quindi il fatturato per il coefficiente di redditività del 40%.
Il reddito imponibile quindi è pari a 20 mila euro.
Sappiamo che per i primi 17.500 € i contributi sono fissi e quindi pari a 4 mila euro. I 4 mila però sono scontati del 35% e quindi pari a 2.730 €.
Per la parte eccedente che supera il reddito minimo i contributi sono quindi pari a 2.500 * 24,48%= 612 € che devono essere scontati del 35% e quindi in realtà pari a € 468.
Il totale di contributi dovuto dunque è di € 2.730+ 398 = 3.128 €.
Sappiamo che la parte fissa, va pagata in rate di pari importo nei mesi di maggio, agosto, novembre e febbraio. Tali contributi sono dovuti già durante l’anno di apertura. I contributi eccedenti il minimale, vanno invece pagati in sede di dichiarazione dei redditi sempre con il solito meccanismo del saldo e dell’acconto.
È necessario riportare una nota importante sulla riduzione prevista per gli artigiani e commercianti. Tale riduzione benché porti ad un minor versamento di contributi da diritto anche ad un minor accredito ai fini pensionistici. Inoltre, la riduzione potrà essere richiesta una sola volta da parte del contribuente forfettario. Nel caso infatti di fuoriuscita dal regime, per perdita di requisiti o presentarsi di altre cause ostative e rientro negli anni successivi non si potrà più usufruire di tale riduzione.
Prima di terminare è bene analizzare anche una casistica particolare. Quella dei lavoratori dipendenti.
Nel caso di apertura di una partita iva forfettaria per lo svolgimento di un’attività di tipo professionale (consulente, formatore, freelance) parallelamente al lavoro dipendente si è comunque tenuti al pagamento dell’INPS alla gestione separata. La percentuale dovuta in questi casi è ridotta di poco, si passa dal 26,23% al 24%. Tale versamento è indipendente sia nel caso di lavoro dipendente full time che part time. L’INPS è comunque dovuta.
Caso diverso invece è per chi invece decide di aprire una partita iva forfettaria, essendo già lavoratore dipendente, e svolgere un’attività di tipo commerciale o artigianale. Nel caso di lavoro dipendente a tempo pieno infatti si viene esonerati dal versamento dei contributi INPS e quindi non si è tenuti al pagamento. Nulla da fare invece per chi è lavoratore dipendente part time. In tal caso i contributi sono dovuti comunque.
Ogni casistica dunque porta con sé delle criticità e dei dubbi che spesso possono far desistere dal fare il grande passo e mettersi in proprio. Di sicuro conoscere quanto sarà necessario pagare non aiuterà a ridurre il carico ma di sicuro supporta nel prendere in maniera cosciente la decisione e non fare dei passi avventati di cui ce ne si potrà pentire. Per tale motivo come servizio mettiamo sempre a disposizione una consulenza gratuita per inquadrare al meglio ciascun caso e capire nel dettaglio a cosa si va incontro. Prenotare la consulenza è semplice e veloce. Compila il form qui sotto per ricevere la tua prima consulenza con un esperto.
lavoratore autonomo forfettario in gestione separata al rigo RR5 reddito contributi INPS se devo detrarre contributi INPS pagati in acconto a quale reddito devo fare riferimento (righi LM34 o LM37)? grazie