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Self publishing – serve la partita IVA?

Oltre all’e-commerce nelle sue diverse forme: tradizionale con magazzino, in dropshipping ecc… Negli ultimi anni le opportunità di business online sono aumentate esponenzialmente. Amazon, leader indiscusso dell’e-commerce, tra tutti attraverso dei propri programmi per venditori come per esempio Amazon FBA ha messo a disposizione dei piccoli commercianti e degli imprenditori che per la prima volta si cimentano nella loro prima attività commerciale una piattaforma in cui pubblicizzare, promuovere e vendere i propri prodotti dando opportunità di business molto allettanti. Oltre al programma FBA però Amazon ha introdotto ormai da tempo anche il programma Amazon Kindle direct publishing, servizio che offre la possibilità di pubblicare direttamente la propria opera editoriale e venderla direttamente sullo store di e commerce più famoso al mondo. Nonostante questo programma sia online da diverso tempo, a livello italiano è arrivato relativamente di recente ma ha riscosso grande successo. Nel contenuto di oggi vogliamo analizzare se per operare con il programma amazon kindle direct publishing o più semplicemente per svolgere l’attività di self-publishing anche su altri portali dedicati sia necessaria l’apertura di una partita IVA oppure no. Cerchiamo di fare chiarezza, in rete infatti questo tema non è ancora chiaro e spesso si crea molta confusione.

Sommario

Selfpublishing cosa è

Cosa fa chi fa selfpublishing

Selfpublishing e fisco

Come si svolge l'attività di selfpublishing

Il contratto sottoscritto con amazon per il kindel direct publishing

La partita iva per selfpublishing

Quando aprire partita iva per fare selfpublishing

Quale partita iva aprire per fare selfpublishing

Aprire partita iva online per self publishing

Il regime fiscale da adottare per fare selfpublishing

Selfpublishing e contributi inps

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Selfpublishing cosa è

Prima di rispondere definitivamente al quesito se per fare self publshing sia necessaria o meno l’apertura di una partita IVA è necessario, anche per sommi capi, capire cosa è il selfpublishing.

Perché in così tanti hanno intravisto un’opportunità di business da cavalcare?

Traducendo letteralmente le parole self publishing dall’inglese all’italiano l’espressione ritroviamo è: auto pubblicazione.

L’auto pubblicazione consiste nell’attività di un individuo che pubblica da sé una sua opera e la mette in vendita. Nel self publishing che analizziamo l’opera viene pubblicata e venduta su un portale di e commerce. Dalla vendita dell’opera va da se che l’individuo ne trae del profitto.

Il self publishing fonda la sua esistenza sulla presenza di una piattaforma, che nel caso di kindle direct publishing è Amazon, sulla quale ognuno di noi, stringendo un contratto con Amazon, può pubblicare il proprio libro e metterlo in vendita.

Il grosso vantaggio come per chi pratica Amazon FBA sta appunto nel fatto che il nostro mercato di riferimento non è il quartiere della nostra città ma lo store di Amazon, ovvero il sito di e-commerce più famoso e frequentato del mondo.

Cosa fa chi fa selfpublishing

Oltre alla produzione del contenuto editoriale, chi svolge l’attività di self publishing mette in atto tutta una serie di operazioni a livello pubblicitario e di marketing che rendano “vendibile” il contenuto sulla piattaforma.

I libri, gli e-book di cui stiamo parlando che vengono venduti su queste piattaforme però non sono solo dei romanzi, o dei racconti ma parliamo, il più delle volte, di contenuti di vario tipo: guide, manuali, favole per bambini, libri di ricette e chi più ne ha ne metta.

Sono tutti contenuti che vengono messi in vendita a seguito di precedenti studi ben oculati per rispondere a delle vere e proprie esigenze del mercato stesso. (tenete bene a mente quest’ultima frase, la quale ritornerà quando riprenderemo il tema della partita IVA).

L’autore del contenuto, o comunque, chi fa self publishing, come in qualunque attività economica attraverso la sua offerta non fa che rispondere ad una determinata richiesta del mercato.

Chi pratica self publshing, spesso e volentieri, non è il vero e proprio autore del contenuto.

Molte volte, prima ancora di produrre il contenuto da proporre su Amazon o su altre piattaforme, il publisher effettua una vera e propria ricerca di mercato su quali sono gli argomenti che al momento sono più in voga. Successivamente contatta un ghost writer (su altre piattaforme online come fiverr, upwork ,ecc..) al quale viene commissionata la scrittura del contenuto vero e proprio. Ottenuto il contenuto e tutti i suoi diritti di utilizzo dello stesso, il publisher mette in atto tutte le azioni di editing, strategie di marketing, pubblicizzazione e pubblicazione del libro in modo da renderlo ancora più appetibile sul mercato.

Selfpublishing e fisco

Dopo aver visto a grandi linee cosa è il self publishing e come viene svolta l’attività inquadriamo quest’ultima da un punto di vista fiscale e determiniamo come tassarne i guadagni.

Molti blog o video su youtube riportano l’informazione che per svolgere questa attività non sia necessaria la partita IVA va o comunque lo sia solo in specifiche condizioni.

Nella stragrande maggioranza dei casi si legge che questi guadagni trattandosi di guadagni derivanti dalla vendita di contenuti editoriali faccia riferimento alla legge sul diritto d’autore e di conseguenza seguano la tassazione del diritto d’autore e non quella ordinaria.

Insomma c’è moltissima confusione e sono in pochi coloro che hanno studiato a fondo la materia e capito come trattare a livello fiscale questi guadagni.

Per rispondere da subito alla questione se per fare self publishing serve partita IVA, la risposta è SI..

I guadagni derivanti dall’attività di self publishing non sono assoggettabili alla legge sul diritto d’autore ma devono essere tassati ordinariamente come qualsiasi attività impresa.

L’attività di self publishing di fatti è un’attività d’impresa a tutti gli effetti e per svolgerla è obbligatorio avere la partita IVA.

Qualcuno, lecitamente, si starà chiedendo perché è necessaria la partita IVA e perché l’attività è configurabile come attività d’impresa quando moltissimi asseriscono il contrario dicendo che si tratta di una semplice cessione di diritti d’autore.

Rispondiamo a questo quesito vedendo come si svolge l’attività e se questa ha tutte le caratteristiche di un’attività d’impresa o meno.

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Come si svolge l’attività di selfpublishing

Come detto sopra, l’attività di chi fa self publishing non si limita alla creazione del contenuto e alla concessione dell’utilizzo dello stesso a qualcun altro dietro il pagamento di una somma o di una percentuale sulle future rivendite del contenuto.

Si tratta di una vendita diretta del proprio contenuto scritto di proprio pugno oppure avendone acquistato i diritti di sfruttamento economico da qualcun altro (il ghost writer).

Il publisher poi si occupa di tutte le azioni di editing, pubblicazione, marketing e piazzamento sul mercato del prodotto stesso.

Chi fa self publishing, in poche parole, oltre ad auto pubblicare le propre opere fa anche un’attività di auto edizione, la quale è in tutto e per tutto un’attività di impresa.

Le azioni di analisi di mercato, marketing, contatto del ghost writer inoltre, presuppongono una certa organizzazione sistematica requisiti proprio dell’attività dell’imprenditore.

Non sono di certo operazioni che solitamente svolge lo scrittore ma azioni che mette in atto l’editore con il quale lo scrittore sottoscrive il contratto di edizione appunto cedendo i diritti d’autore della propria opera.

A questo proposito è proprio il ghost writer di turno che deve assoggettare i suoi guadagni alla disciplina del diritto d’autore e non di certo il publisher che si occupa del piazzamento sul mercato dell’opera.

Da questa breve spiegazione non sembrano esserci dubbi sul fatto che il self publishing sia un’attività d’impresa ed in quanto tale sia necessaria l’apertura della partita IVA per svolgerla.

Il contratto sottoscritto con amazon per il kindel direct publishing

Per molti però potrebbero esserci ancora dei dubbi.

Questi dubbi derivano dal contratto che viene sottoscritto con Amazon per il programma di kindle direct publishing poiché viene riportato più volte il termine royalties.

Amazon infatti chiama royalties i pagamenti che vengono effettuati nei confronti del self publisher per le copie vendute dei libri.

Questo termine è lo stesso utilizzato nella lingua italiana per indicare i guadagni della cessione dei diritti d’autore. In questo senso, sembra in prima battuta che il publisher stipuli con Amazon un contratto di edizione dove il publisher ottiene appunto delle royalties da diritto d’autore ma ribadiamo che NON è così,

In primis perché il termine royalties almeno in italiano è utilizzato impropriamente poiché si tratta di ricavi di attività commerciale. L’errore chiaramente ci può stare poiché si tratta di un contratto standard tradotto dall’inglese ma non dove essere assolutamente fuorviante poiché continuando a leggere il contratto il quadro è abbastanza chiaro.

Amazon infatti, sottolinea più volte che si pone NON come editore ma come semplice distributore dei libri, e-book e non vanta nessun diritto d’autore e sfruttamento economico dei contenuti se non la propria quota per la distribuzione dei libri.

La partita iva per selfpublishing

Spiegato una volta per tutte perché serve la partita IVA per svolgere l’attività di self publishing la domanda seguente è quando aprirla e che tipo di partita IVA aprire.

Quando aprire partita iva per fare selfpublishing

La risposta a quando è necessario aprire la partita IVA è molto semplice e vale per qualunque attività. La partita IVA è obbligatoria nel momento in cui si comincia a svolgere un’attività in maniera continuativa, abituale e con organizzazione.

Nello specifico per svolgere l’attività di self publishing la partita IVA serve sin da subito poiché si devono stringere dei contratti con fornitori (il ghost writer ad esempio), distributori (l’amazon di turno) ed in più una volta in vendita il libro sta online h24 7su7 non si può assolutamente considerare un’attività di tipo occasionale e quindi la partita IVA prima di cominciare a commercializzare i libri sullo store.

Quale partita iva aprire per fare selfpublishing

Sul tipo di partita IVA, ritornando al tipo d’attività svolta, il self publishing è un’attività d’impresa ed in quanto tale per svolgere questo tipo di attività in Italia è necessario iscriversi al registro dell’imprese e di conseguenza alla camera di commercio.

Non è possibile svolgere l’attività di self publishing in forma professionale, come freelance.

Aprire partita iva online per self publishing

Per aprire la partita IVA per fare self publishing, trattandosi di un’attività d’impresa per la precisione di un’attività di tipo commerciale, ci si deve rivolgere ad un ente abilitato perché si devono espletare tutti gli adempimenti in camera di commercio, comune ed agenzia dell’entrate.

I passaggi da fare sono:

N.B. Per l’apertura della partita IVA per le imprese ricordiamo che si deve procedere tramite comunicazione unica. Questa può essere compiuta solo da enti abilitati (società di consulenza, commercialista ecc…).

Il regime fiscale da adottare per fare selfpublishing

Nel momento dell’apertura della partita IVA uno dei punti focali è la scelta del regime fiscale a cui assoggettarsi.

A seconda del regime fiscale scelto infatti, seguiranno determinati adempimenti contabili e fiscali per la nuova attività.  Soprattutto per i commercianti alle prime esperienze si consiglierà il regime forfettario. Con questo regime infatti, si avrà la possibilità di risparmiare moltissimo su imposte e contributi.

Selfpublishing e contributi inps

Chi svolge l’attività di self publishing oltre che a tutti gli adempimenti fiscali deve predisporre anche tutti gli adempimenti previdenziali del caso. Infatti, contestualmente all’apertura della partita IVA deve essere aperta una posizione INPS, nello specifico alla gestione commercianti.

Questo regime previdenziale, come anticipato, prevede il pagamento dei contributi fissi in 4 rate annuali obbligatorie per un totale di 3.800 €.

I predetti, saranno i contributi obbligatori da versare per un reddito fino a 15.800 € circa. Se si supera questa cifra sarà necessario il versamento di ulteriori contributi che saranno calcolati in percentuale.

Ricordiamo inoltre, che chi aderisce al regime forfettario avrà la possibilità di richiedere l’agevolazione contributiva che porterà alla diminuzione del 35% dei contributi da versare, sia sulla parte fissa che sulla parte variabile.

Un’ altra situazione da affrontare è quella di chi fa self publishing  ed ha già un lavoro dipendente. Infatti, per coloro che godono di un trattamento previdenziale da dipendente full time se intraprenderanno un’attività commerciale come quella del self publishing non pagheranno i contributi previdenziali derivanti dall’attività commerciale. Questo perché, secondo il requisito della prevalenza, è prevalente l’attività di lavoro dipendente rispetto a quella dell’attività imprenditoriale.

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Autore: Michele (Partitaiva24.it)
Pubblicato il: 30/05/2020
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