Ho una partita IVA e non fatturo nulla. Avrò dei costi da sostenere? Voglio mettermi in proprio ma sono sicuro che per i primi tempi non avrò incassi, devo aprire per forza la partita IVA? È un periodo difficile e non fatturo niente, mi conviene chiudere la mia partita IVA?

Sono tutte domande che chiunque abbia intenzione di avviare la propria attività o abbia un’attività già avviata si pone quotidianamente. I professionisti e gli imprenditori sulla piazza da diverso tempo sicuramente sanno già la risposta ma i neofiti, probabilmente, ancora non hanno ben capito come funziona. Facciamo chiarezza.

CONVIENE APRIRE LA PARTITA IVA SE NON SI FATTURA NULLA?

Il primo quesito che ci si pone è: “conviene aprire o meno una partita IVA se si è consapevoli che per il primo periodo non si fatturerà nulla?

I casi a cui ci riferiamo sono per esempio quello del giovane professionista che entra per la prima volta nel mondo del lavoro e deve cominciare a costruire la sua rete di clienti oppure quello del commerciante/artigiano che deve cominciare a mettere in moto la propria attività.

La risposta non è scontata.

Non si tratta di una questione di convenienza ma piuttosto di obbligatorietà. L’apertura della partita IVA, infatti, il più delle volte è un obbligo e non una mera scelta di convenienza.

Se si svolge un’attività e ci si pubblicizza, come il caso del professionista che è alla ricerca di clienti; se si sta allestendo un locale o un laboratorio, se siamo commercianti o artigiani, l’apertura della partita IVA diventa una necessità ed è obbligatorio.

Ciò che spaventa dell’apertura della partita IVA non è di per sé l’apertura della posizione fiscale stessa ma tutti i costi che ne derivano. Questi costi sono reali, ma a quanto ammontano?

Vediamo come funziona e a cosa vanno incontro i contribuenti aprendo la loro partita IVA essendo sicuri di non fatturare, almeno per i primi tempi.

QUALI SONO I COSTI DI UNA PARTITA IVA A REDDITO ZERO

Tralasciando quali sono i costi dell’apertura di una partita IVA, tema che abbiamo già affrontato nel contenuto: “come aprire e quanto costa una partita IVA?“. Vediamo oggi quali sono i costi da sostenere per una partita IVA che non produce reddito, una partita IVA che non fattura.

In questa situazione le casistiche da valutare sono tre, ovvero a seconda se il contribuente in esame sia un professionista senza cassa, un professionista con cassa oppure un commerciante/artigiano.

Avendo una partita IVA, come ben sappiamo, sarà necessario pagare le imposte ed i contributi.

Nello specifico le imposte saranno dovute a partire dall’anno successivo a quello di apertura di partita IVA (almeno per il primo anno quindi il contribuente la fa franca). I contributi previdenziali è invece possibile che debbano essere versati già durante il primo anno d’attività.

Cosa è necessario fare se il proprio reddito è zero? Quali sono gli obblighi? Ci sono dei costi fissi?

Chi ha una partita IVA ed ha un fatturato pari a zero e di conseguenza un reddito uguale a zero, se non negativo, ogni anno è tenuto comunque a fare la dichiarazione dei redditi. In questo caso sarà necessario indicare che il proprio reddito professionale o reddito d’impresa sarà pari a zero.

Una volta dichiarato quindi che non si hanno avuto ricavi durante il periodo cosa accade?

QUANTE IMPOSTE PAGO SE NON FATTURO

Nei casi in cui il nostro reddito sia zero, o addirittura negativo, dalla dichiarazione dei redditi non scaturiranno imposte da pagare.

Questa casistica vale sia per coloro che aderiscono al regime forfettario, e quindi pagano l’imposta sostitutiva, e sia nel caso di regime IVA tradizionale nel quale i contribuenti sono soggetti alla tradizionale imposta sui redditi IRPEF.

Non dimentichiamo che a livello fiscale non c’è nessuna differenza tra il professionista (lavoratore autonomo/freelance) e i commercianti/artigiani, le imposte da pagare sono le medesime ed il calcolo viene effettuato allo stesso modo.

Il calcolo delle imposte viene effettuato sul reddito imponibile, nel caso dei forfettari viene determinato a forfait sulla base del fatturato, nel caso di adesione al regime ordinario, invece, si ottiene dalla differenza tra ricavi e costi.

Nell’ipotesi quindi di un fatturato nullo non ci saranno imposte da pagare.

Le imposte saranno zero.

QUANTI CONTRIBUTI PAGO SE NON FATTURO

Veniamo adesso ai contributi previdenziali. In questo caso sarà necessario fare delle differenze, se si è professionisti (con cassa o non) o commercianti/artigiani.

PROFESSIONISTA IN GESTIONE SEPARATA INPS (SENZA CASSA)

Questi contribuenti sono forse i più fortunati poiché non hanno obblighi contributivi nel caso il loro fatturato e di conseguenza il reddito sia pari a zero. Appartengono a questa categoria tutti coloro che svolgono un’attività di lavoro autonomo per la quale non è presente una regolamentazione, un albo o una cassa di previdenza privata.

Facendo degli esempi, sono professionisti in gestione separata INPS i consulenti marketinginformatici, gli operatori olistici, i social media manager, i designer ecc…. sono moltissimi i professionisti che rientrano in questa categoria.

Il trattamento previdenziale di riferimento, come abbiamo detto, è la gestione separata INPS la quale prevede un versamento del 25,72% del reddito imponibile.

Come anticipato, il professionista in gestione separata INPS non ha costi fissi, sia le imposte che i contributi sono calcolati sul reddito prodotto durante l’anno.

PROFESSIONISTA CON CASSA

Coloro che invece svolgono un’attività professionale regolamentata e fanno riferimento ad una cassa previdenziale specifica sono i cosiddetti professionisti con cassa.

Le professioni ordinistiche, quelle che appunto fanno riferimento ad un albo al quale è obbligatorio essere iscritti per esercitare, hanno delle regole specifiche. Ogni cassa, infatti, prevede una propria tipologia di calcolo dei contributi da versare.

Molte casse private fissano un versamento minimo annuale a prescindere dal fatturato, una percentuale in base al volume d’affari ed un contributo integrativo.

Tra le casse professionali ricordiamo, INARCASSA per architetti ed ingegneri, ENPAPI per gli infermieri, ENPAM per i medici, ENPAB per i biologi, ENPAP per gli psicologi ecc…

Nel caso di reddito o fatturato zero per i professionisti con cassa occorrerà quindi valutare le previsioni di ciascuna cassa privata.

COMMERCIANTE O ARTIGIANO

Per i commercianti e gli artigiani o più in generale gli imprenditori la questione è un po’ più complessa. A questa categoria fanno riferimento i classici negozianti così come i venditori online.

Le regole della gestione INPS commercianti ed artigiani sono chiare: viene previsto un versamento minimo annuale a prescindere dal valore del fatturato o reddito prodotto dal contribuente.

Commercianti ed artigiani, quindi, anche se con fatturato zero, durante l’anno dovranno far fronte ai contributi minimi obbligatori. Il loro valore è di circa € 3.800 l’anno divisi in quattro rate trimestrali di pari importo.

Ricordiamo che per chi aderisce al regime forfettario sarà possibile richiedere lo sgravio contributivo del 35% dei contributi.

Terminando con i commercianti e gli artigiani, diciamo che data la loro iscrizione camerale ogni anno saranno tenuti al pagamento del diritto annuale che ha un valore di € 65 circa (a seconda della camera di commercio di riferimento).

COSA CONVIENE DI PIÙ

Passati in rassegna i diversi inquadramenti, possiamo dire che i soggetti più avvantaggiati in caso di partita IVA con reddito nullo sono i professionisti INPS i quali non hanno un versamento minimo annuale. Per questa tipologia di contribuenti, qualora il loro fatturato o reddito sia pari a zero, l’unico onere è la dichiarazione annuale dei redditi.

Attenzione che non si tratta di una questione di convenienza, non si può decidere se aprire la partita iva come imprenditore o come lavoratore autonomo.

Ogni attività ha un inquadramento ben specifico e solo l’ausilio di una figura esperta nell’inquadrare la vostra attività vi aiuterà nel capire se siete imprenditori oppure lavoratori autonomi. Sbagliare l’inquadramento, potrebbe portarvi non pochi problemi in futuro.

SE NON FATTURO NULLA SERVE IL COMMERCIALISTA?

Oltre alle spese relative ad imposte e contributi ci si chiede se ci siano altre spese fisse o comunque da sostenere nel caso in cui non si fatturi. Non si può non tenere in considerazione il compenso del commercialista.

Il fisco italiano, attraverso gli sportelli di Agenzia dell’entrate o le proprie piattaforme telematiche, mette a disposizione dei contribuenti tutti gli strumenti utili per potersi gestire personalmente la propria fiscalità. Sappiamo, però, che la normativa in continuo cambiamento e le leggi spesso poco chiare non rendono facile gestire la propria fiscalità.

Il contribuente, oltre al proprio lavoro, dovrebbe star dietro anche a tutta la burocrazia e difficoltà della gestione di una partita IVA. Vi assicuriamo che anche la gestione di una partita IVA in regime forfettario, che durante l’anno non fattura nulla, non è semplice.

La figura del commercialista o di un consulente fiscale, riteniamo (e non per volere essere di parte) che sia indispensabile.

È indispensabile sia in fase di apertura di partita IVA nella scelta del codice ATECO, l’inquadramento ed il regime fiscale, che successivamente nell’espletamento di tutti gli adempimenti annuali, come per esempio la dichiarazione dei redditi.

Chiaramente, a seconda del regime fiscale, il valore dell’onorario sarà più o meno alto.

REGIME FORFETTARIO

Nel regime forfettario, per esempio, i costi di gestione sono di gran lunga inferiori rispetto ad una partita iva in regime di contabilità semplificata.

Il minor numero di adempimenti contabili e fiscali e tutte le semplificazioni del regime agevolato portano con sé un risparmio non solo per imposte e contributi da versare ma anche un risparmio in termini di onorario del professionista che vi seguirà.

REGIME ORDINARIO

Per chi invece opta per scelta o per obbligo al regime ordinario dovrà tener conto di un esborso economico più importante per la gestione della propria attività a causa di tutti gli adempimenti periodici da trasmettere al fisco anche se la partita iva ha fatturato zero.

Inoltre, possono esserci differenze anche se il nostro profilo è da impresa o da lavoratore autonomo ed anche a seconda se lavoriamo o meno con l’estero o soltanto in Italia. È certo però che se si opta per il regime ordinario l’ausilio del consulente è indispensabile, si tratterà di un vero e proprio investimento che se vogliamo star tranquilli con il fisco è da fare.

Se stai pensando di aprire una partita IVA, ma non sai quali saranno i tuoi costi fissi, il tuo inquadramento, regime fiscale, richiedi pure una prima consulenza gratuita compilando il form di contatto presente in homepage: Partitaiva24.it. Uno dei nostri consulenti ti contatterà e scioglierà tutti i tuoi dubbi.

 
 
 
 

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