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Il limite dei beni strumentali nel regime forfettario

Come più volte ripetuto, per l’accesso al regime forfettario il contribuente deve rispettare certi requisiti. Senza dubbio uno dei requisiti, che nel 2018 metteva in crisi i contribuenti nel momento dell’adesione al nuovo regime agevolato, era quello dei limiti riguardo i beni strumentali.

Come se non bastasse, a mandare ancor più in confusione i nostri clienti erano le differenze che questi limiti avevano con i vecchi come il regime dei minimi ormai scomparso.

Vi comunichiamo che dal Gennaio del 2019 non ci sono più limiti di acquisto per beni strumentali. Al fine di fornirvi una visione completa della storia del regime forfettario vi forniamo tutte le informazioni partendo dalle legge n.145/2018 che ha reso le modifiche definitive dal 1° Gennaio 2019.

24 Ott 2017

Imposta sostitutiva nel regime forfettario

Senza dubbi, uno dei vantaggi del regime forfettario per i contribuenti è l’imposta sostitutiva. Infatti, se si rispettano i requisiti, il contribuente che vi aderisce ai sensi dell’art. 1, comma 64 della legge n. 190/2014 è assoggettato ad un’imposta sostitutiva di:

IRPEF;
addizionali regionali;
IRAP.

In misura pari al 15%.

23 Ott 2017

Differenza tra somministrazione alimenti e attività artigianale di asporto cibi

Molti nostri clienti che intendono intraprendere delle attività all’interno del settore alimentare frequentemente ci pongono la domanda su quale sia la differenza tra l’attività di somministrazione e l’attività artigianale di asporto cibi. In via molto generale la differenza può essere fatta facendo riferimento ad un esempio molto comune. La somministrazione di alimenti e bevande può essere associata ad una pizzeria o un ristorante dove si consuma sul posto, mentre l’attività artigianale per asporto cibi ad una pizzeria al taglio. Da questa prima distinzione si può notare che la differenza che salta all’occhio è il momento in cui viene consumato il cibo. La pizzeria con servizio ai tavoli è una attività di somministrazione. La pizzeria d’asporto, dove la pizza viene consumata generalmente in un altro luogo viene annoverata nelle attività artigianali.

20 Ott 2017

Quando si fa lo scontrino e quando la ricevuta fiscale

Negli ultimi tempi la lotta all’evasione si è munita di strumenti tecnologici che potrebbero rivoluzionare i metodi di pagamento e probabilmente mandare in pensione lo scontrino e la ricevuta fiscale. Inoltre, l’approvazione di strumenti come stampanti digitali, che hanno ottenuto l’autorizzazione ad inviare telematicamente gli scontrini fiscali, aumenteranno la tracciabilità delle transazioni commerciali e quindi l’ipotesi di un addio allo scontrino non è poi così lontana. Con questo articolo però non ci occuperemo di questo. Oggi ci concentreremo, facendo chiarezza, su chi sono i soggetti tenuti a rilasciare lo scontrino o la ricevuta fiscale e quando devono essere emessi questi documenti.
Per la Legge italiana tutti i soggetti che non sono obbligati all’emissione di fattura devono rilasciare la ricevuta fiscale o lo scontrino tuttavia, essi sono obbligati all’emissione della fattura nel caso in cui il cliente la richieda preventivamente all’emissione dello scontrino o della ricevuta fiscale. (art.12 comma 1 Legge 413/91).

19 Ott 2017

Partita IVA per professionisti che sono già dipendenti – chi paga i contributi?

In uno degli articoli precedenti abbiamo chiarito i dubbi riguardo la possibilità di mettersi in proprio, e quindi aprire una partita IVA, per coloro che siano anche lavoratori dipendenti. Abbiamo analizzato i casi di coloro che volessero intraprendere una strada da professionisti in maniera congiunta ad una situazione di lavoro subordinato vedendo quale era il regime fiscale più vantaggioso. Un problema, che mette in imbarazzo di frequente molti professionisti, è quello relativo ai loro obblighi previdenziali nel caso di svolgimento di attività che non possono essere inquadrate nelle Casse previdenziali professionali.

18 Ott 2017

Se il datore di lavoro ti obbliga ad aprire una partita IVA

Sempre in modo più frequente le aziende, quando cercano del personale, preferiscono affidarsi a professionisti con partita IVA piuttosto che a del personale con contratto di lavoro dipendente. Questo accade perché negli ultimi anni, dalla crisi in poi, il mercato del lavoro è cambiato drasticamente. Specialmente chi sognava il tanto caro “posto fisso” ha dovuto fare i conti con una prospettiva totalmente diversa dove la parola d’ordine è flessibilità.

Oggi, le imprese assumono il personale strettamente necessario (ed a volte nemmeno quello) per svolgere le attività garantite, mentre per le attività collaterali si rivolgono in maniere sempre più ricorrente a lavoratori temporanei o freelance con partita IVA. Il problema più grande però è che il confine tra lavoro dipendente subordinato e il lavoro con partita IVA è molto labile e molte volte la differenza quasi non esiste.

12 Ott 2017
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