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Capita spesso, a chi ha già un lavoro dipendente, cercare un’entrata extra o sviluppare un progetto personale che porti un giorno a mettersi del tutto in proprio. La domanda che ci si pone in questi casi è se è possibile svolgere un’attività parallelamente e se si è nella legalità quando, al di fuori del nostro orario lavorativo, riceviamo dei compensi per lo svolgimento di altre attività. Dobbiamo comunicarlo al nostro datore di lavoro? Serve aprire anche una partita iva? Vediamo di fare un po’ di chiarezza e vedere quali sono le possibili soluzioni per la nostra seconda attività.
La domanda più comune che sentiamo è: “quando è obbligatorio aprire la partita iva?”. Cominciamo con lo sfatare il famoso mito dei 5 mila euro. Non è vero che entro questa soglia si può sempre intraprendere, a prescindere, qualsiasi attività economica (imprenditoriale o di libera professione) senza aprire la partita IVA. La partita iva va aperta quando l’attività che stai svolgendo è continuativa ed abituale, a prescindere da quanto si guadagni.
In questo contenuto andiamo a sfatare dunque i miti più famosi sulla partita iva e vediamo insieme quando è obbligatorio aprirla.
In una prima fase, tali misure erano previste solo per i cosiddetti cervelli in fuga e quindi: ricercatori, professori, medici o comunque individui con alcune specifiche competenze a livello universitario. Di recente invece, con le ultime disposizioni, tali agevolazioni sono concesse a tutti (a patto che vengano rispettati i requisiti). Impiegati, operai ma anche sportivi (italiani e non) che decidono di spostare la propria residenza in Italia potranno godere delle agevolazioni fiscali previste.
Un grosso incentivo a mettersi in proprio è la naspi anticipata per chi apre partita iva.
Per ricevere la naspi in un’unica soluzione ti basterà effettuare richiesta ad INPS entro 30 giorni dall’apertura della partita iva. Se vuoi saperne di più sulla naspi anticipata per chi apre partita iva e la naspi in generale continua a leggere il contenuto, risponderemo a tutte le domande con una guida completa.
La carta nazionale dei servizi (CNS) o firma digitale, è uno strumento che permette l’identificazione delle imprese da parte della Pubblica Amministrazione. Immaginando, possiamo pensare che si tratti di una di carta d’identità elettronica dell’impresa che permette di usufruire ed accedere ad alcuni servizi telematici offerti dall’Amministrazione Pubblica. La firma digitale o carta nazionale dei servizi, in sostanza, si tratta di una chiave USB o una smart card. Al proprio interno, entrambi i dispositivi sono dotati di un certificato digitale che permette di identificare l’impresa a cui è associato quel determinato certificato.
La tassazione del regime forfettario e del regime agevolato legato al rientro dei cervelli hanno dato in là a diversi pensieri per il ritorno in patria di molti italiani all’estero.
Il nuovo regime agevolativo per gli impatriati difatti per chi vive da un po’ all’estero è molto allettate e molti si chiedono se le agevolazioni di quest’ultimo siano compatibili con quelle del regime forfettario.
Ebbene, attraverso la risposta all’interpello n. 283 del 19 luglio del 2019 agenzia dell’entrate ha sciolto definitivamente questo dubbio.
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